5.6.07

Lo strappo

Io ne ho di pazienza. Sopporto qualsiasi cosa senza sforzo apparente. Perdono, lascio passare, non reagisco. Sembra che tutto mi scivoli addosso come pioggia su un impermeabile.
Eppure la delusione mi corrode, volta dopo volta.
Sono capace di dare molto, ma a volte chiedo molto in cambio. Chiedo dedizione, ascolto, amore. Affetto, carezze, baci. Sincerità, memoria e rispetto.
Chiedo di non essere invisibile, di non essere scontata, di non essere lasciata in un angolo a piangere. Che non mi si ferisca, non mi si umilii, che non mi si annulli.
Basta così poco a tradire la mia fiducia.
Ed io accetto tutto o così sembra, finchè la carne non si lacera. Ma non dimentico mai una ferita. Me le ricordo tutte e tutte bruciano più dell'inferno. Tutte insieme pulsano insistentemente.
Ci vuole poco per tagliare quel filo che corre lungo la lama. Ci vuole poco affinchè la delusione diventi rancore, o peggio, freddo.
Lo strappo nel mio cuore non si richiude più. Come una piaga incurabile, resta aperta e mi impedisce di dare nuovamente fiducia. Senza fiducia non c'è amore.
Io credo nell'amore. Sopra ad ogni altra cosa.
Credo sia forte, indomabile, terribile. Credo sia eterno, anche se le relazioni spesso non lo sono. Credo sia un'espressione naturale, un dono che non tutti hanno. Credo che sia dare, nonostante tutto, fino in fondo.
Ma giunti allo strappo, là, in fondo, non c'è più molto da dare.

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