27.11.08

Ma tu guarda, la vita...

Da quando l'ho letto Twilight (e almeno uno dei seguenti libri) mi è rimasto impresso. Sono romantica, a volte troppo, amo le emozioni, le sensazioni forti e tutte 'ste cose da ragazzina.
Sono sempre stata una amante dei vampiri, di questa commistione di sangue, sensualità, morte. Della loro non-vita. Del loro essere blasfemi nel non rispettare le regole della vita.
Così, la storia d'amore tra Bella ed Edward mi sembrava fantastica, meravigliosa. Mi riempiva lo stomaco, mi saziava con quel senso di amore forte ed eterno che tutti, un po', vorremmo. Se non fosse che poi, con l'uscita del film e la conseguente sovraesposizione di qualsiasi cosa abbia a che fare con esso, ho cominciato a leggere alcune recensioni.
Su questo amore puro, casto per ovvii motivi, trattenuto fino all'esasperazione per paura delle conseguenze. Sul fatto che sia questo il tipo di romanticismo che le ragazze cercano.
Già leggendo Eclypse, poi New Moon, il personaggio di Edward, così bello, così dolce, perfetto in ogni sua minima espressione (che essendo morto, tra l'altro, non ha nemmeno più l'inconveniente di lasciare alzata la tavoletta o di scorreggiare liberamente mentre guarda la tv), così premuroso, pronto a sacrificarsi, a stare lontano dalla sua amata per non metterla in pericolo... beh, un po' di nausea me l'ha data. Per carità, avercelo uno strafigo che ti adora anche se sei supernormale (anzi pure un po' troppo imbranata), però...
Mentre il piccolo Jacob, colui che arde di lupesca febbre, ha cominciato a far breccia nel mio cuore. Lui si, disposto a qualsiasi cosa ma non a rinunciare, nonostante tutto. Lui che sa stare vicino, che protegge senza avere dalla sua parte l'immortalità, che non chiede molto e che sa accettare le decisioni altrui. Lui che anche soffrendo è sempre disponibile a dare qualcosa in più. E penso che l'amore con un licantropo sia energia, istinto, una esplosione non senza rischi, ma ugualmente eccitante. Niente di trattenuto, di ragionato.
Non è che cominciano a piacermi i lupi mannari?
Perché sarebbe grave, davvero.

22.11.08

Sono le quattro e tutto va bene

La decisione è presa.
Si svolta comunque. Anche se non nella direzione prevista. C'è una storiella che racconta che la strada migliore è quella più difficile, quella meno trafficata. Me la ricordo raccontata dalla mitica insegnante di "Fame- Saranno Famosi", Lydia Grant (interpretata da Debbie Allen), quando parlava della scelta fatta a suo tempo tra l'essere una ballerina o una insegnante.
Beh, no, non voglio insegnare a scrivere, anche se avrei un diploma che potrebbe qualificarmi per tale arduo compito.
No, voglio cambiare io, cambiare testa, cambiare modo, riconquistarmi un diritto che ora avrei pagando (e se pago che diritto è?).
Quindi, bando alle ciance, si cambia...

17.11.08

Dubbio amletico

Capita oggi che mi domandi: ma io, dico io, voglio continuare a vita a cucire biancheria per il Giorgietto per due lire o voglio concludere altro nella vita?
Per meglio spiegare la situazione, ammetto di aver mandato per la prima volta delle mie "creature" a un editore e annuncio che l'editore in questione mi ha fatto un'offerta che potrei anche rifiutare, ma...
Ecco, io mi chiedo cosa voglio fare oggi e da oggi in poi.
E odio pormi delle domande così difficili.

14.11.08

I perché della sleppa

Si sa, la sleppa ha i suoi perché. Inutile negare.
E per sleppa non intendo uno schiaffone come si intende in qualche dialetto del norditalia... No, no. Oramai per me la sleppa è un bel salamone dalle giuste dimensioni.
Ma che avete capito!
Un salame di cioccolato, suvvia.

Per la mia sleppa occorrono: 2 tuorli d'uovo, 2 cucchiai di zucchero, 2 cucchiai di cacao amaro, 150 grammi di burro o margarina o quello che usate di solito, un bicchierino di caffè amaro o di liquore, circa 200 grammi di biscotti secchi.
Far sciogliere il burro a bagnomaria, nel mentre sbattere i tuorli con lo zucchero finchè non diventano una spuma chiara. Aggiungere lentamente il caffè, il cacao e il burro, sempre mescolando. Sbriciolare i biscotti in pezzi piccoli ma non troppo e mescolare finchè il tutto non diventa corposo e difficile da mescolare. Non lasciare che ci sia troppo liquido, altrimenti anche se solidifica non verrà della giusta consistenza. Versare il tutto su un foglio di stagnola o su carta forno e dare la forma al salame arrotolandolo. Mettere in frigo e servire affettato...
Ho dinuovo l'acquolina...

10.11.08

Curiosità

Ho sentito alla radio che non è possibile fare la pubblicità a medicinali omeopatici, in Italia.
Però a quelli normali, che abbiano o no effetti collaterali gravi, la pubblicità la fanno. E agli alcoolici, a tutti i dolci possibili (che tanto al massimo poi ci vendono gli integratori per dimagrire), alle cliniche di chirurgia estetica.
E al superenalotto. Perché non bastano i servizi al telegiornale.
Chissà che cosa c'è dietro?

Ombre

Non siamo altro che ombre...
Fingiamo ogni giorno, a favore di chi, poi? Come se fossero in tanti a guardarci negli occhi, a prestarci attenzione, a sentirci davvero. Una recita stanca che mostra tutti i suoi trucchi eppure continua. Sempre, a lungo, indifferente.
Non sentiamo i segnali, non guardiamo lo specchio negli occhi. Non ci troveremmo noi stessi, ma un altro che non sappiamo più chi sia. Lasciamo che il personaggio prenda la nostra vita e la riduca a brandelli.
Inseguiamo i nostri desideri senza fermarci a guardare quello che ci circonda. Quello che abbiamo non basta mai, chiunque ci guardi è una minaccia, siamo avidi di cose che non abbiamo.
Imprigionati da ogni scelta che ci preclude altre vie, vogliamo l'impossibile. Cerchiamo il tutto e non teniamo a niente. Accumuliamo cose, amori, ricordi, immagini, dolori, ma nessuno ci sembra quello buono. Siamo impazienti, non c'è mai tempo a sufficienza per respirare a fondo e pensare a cos'è vita.
Questa non lo è.
Spinti come pecore a comportamenti uguali. Privi di personalità e illusi di averne troppa. Modellati a uso e consumo di giochi più grandi di noi. Non abbiamo scelta, non perché non ce ne lascino, ma perché siamo noi stessi a non vederne. Incapaci di dire di no. Di scegliere che cosa ci appartiene e che cosa ci è alieno. Troppo preoccupati a mantenere stretta la morsa su tutto per accorgerci che tutto ci sfugge. Il senso vero delle cose, non le parole che ci danno un senso.
La filosofia è cosa da libri, la vita è altro. La letteratura insegna cose che solo chi è pronto riesce a capire. Chi non lo è recita a caso citazioni senza averle vissute e pensando di avere il mondo in pugno. Non c'è istruzione senza l'amore. Non c'è comprensione, non c'è passione, vita stessa.
Noi non esistiamo. Siamo solo le ombre di ciò che potremmo essere e abbiamo ogni scusa possibile per non diventare. Privi di nervi, di spina dorsale. Vermi che si accontentano di avvinghiarsi l'uno all'altro in un secchio, aspettando la fine.
Non apriamo gli occhi, non siamo in grado di vedere altro che ciò che ci mostrano. Non alziamo gli occhi più di tanto, che vedere qualsiasi cosa potrebbe sconvolgerci la quiete in cui ci siamo immersi. A pancia piena, in attesa che ci macellino senza farci sentire dolore.
Lasciamo che la smania ci guidi. Vogliamo il potere, il riconoscimento. E per averlo siamo disposti a tutto. Ad annullarci, a rinunciare a quella luce che ci farebbe brillare come tante stelle.
E non pensiamo. Non pensiamo. Non pensiamo.
Matrix è qui e adesso e noi abbiamo scelto la pillola sbagliata.

6.11.08

Rika di "Amazzoni"


"Rika"
matita su carta semplice

Dove

Questa poesia è contenuta nella mia raccolta "Parole d'amore insano".

La domanda è: "l'amore finisce davvero?"
Non è forse possibile che si scambi il fatto di essere lasciati liberi per il termine di una relazione? Che l'amare diventi qualcosa di diverso da ciò cui siamo abituati?