16.8.17

La verità

La verità è che non sono una bella persona.
No, lo so che non lo pensate - buona parte di chi mi conosce non sa chi sono - ma è così. Io lo penso, lo penso continuamente, perché mi conosco. Son 48 anni che mi sopporto. Lo saprò, no?


Poi c'è da capire chi di noi è davvero, nel profondo, una bella persona. Ma è un termine facile, "bella persona" per descrivere qualcuno senza dirne niente. Cosa ci rende belle persone?
Perché io sono, di sicuro, educata e gentile, disponibile e cortese - soprattutto con estranei e conoscenti - ma anche piena di difetti. Non sono gentile con tutti, no. So che lo sembra, ma non è così. Sono profondamente stronza.

Stronza, sì.
Una stronza arrabbiata con il mondo.

Perché la rabbia che ho sempre avuto dentro non se ne è andata mai del tutto, a volte esplode. No, beh. Nel mio caso la rabbia implode, mi devasta dentro, mi priva del sonno e mi spinge a ingrassare a dismisura anche quando cerco di stare a dieta. Mi toglie vita, comunque. E sono stanca.

Tanto stanca che non reagisco più, che non cerco un secondo lavoro, che non ho voglia di scrivere, che non mi faccio pubblicità, che non mi preoccupo delle gare, che non mi frega niente di film, libri e musica; che vorrei solo un limbo in cui galleggiare in silenzio*. Nemmeno la gravità da combattere.

E le persone che ho intorno, spesso, nemmeno lo sanno o non se ne accorgono. E mi fa arrabbiare, perché a me sembra di essere trasparente, mi sembra che i segni delle lacrime siano visibili, che gli occhi gonfi non lascino dubbi. Mi sembra che i sorrisi di cortesia siano visibilmente fasulli, mi sembra che il mio inferno sia solo mio, ed è così. Solo mio. Inutile prendersela col mondo, lo so.
Anche se sono arrabbiata le cose non cambiano, no? Alla fine sono solo io che non vivo bene.
Verissimo.

Ci sono mille cose che non vanno, ma sono talmente stanca di questa continua "corrosione" che non mi serve nemmeno più stancarmi fisicamente per venirne fuori.
E sì, ci sono anche mille cose che vanno e mille motivi di gratitudine.
Ma c'è la rabbia. E quella viene fuori e rovina tutto solo perché sono così pigra e così spaventata all'idea di muovermi e cambiare che aspetto solo di scivolare tanto giù da non avere più appigli.
Di sprofondare nelle sabbie mobili e non riemergere più.

Questa rabbia mi ha già rubato anni.
Questa pigrizia mi ha già bloccata troppo a lungo.
Questa paura di cambiare mi ha già tolto tante occasioni.
Questo senso di colpa mi ha già impedito di scegliere.
Questo lasciar scivolare le cose mi ha già scavato la pelle.
Questa inerzia ha già occupato il mio tempo.
Questa incapacità di reagire mi ha già uccisa. 

E dire che io, alle tempeste, ho sempre retto bene. Ma ora no. Ora sono la rana di Chomsky, troppo stanca per saltare fuori dall'acqua bollente. Troppo per dare un giro alla mia vita e ricominciare.
Se è vero che il mese del compleanno porta riflessioni, e mi pare che lo faccia, è anche vero che di riflessioni non si vive e che dovrei darmi una mossa.
O è finita.

*E qui galleggiano tutti... (citazione imprescindibile da It, Stephen King - immenso)

7.8.17

Non è così

Da ragazzina odiavo l'ipocrisia.
Le maschere, le menzogne. Quel modo di scivolare sopra alle cose che vedevo negli adulti, raccontarsi e raccontare una versione abbellita di sé, della propria vita. Una galera.


Mi rendo conto che con il passare del tempo, in realtà, la vita ti piega e se per caso non vuoi piegarti ti spezza in malo modo. Allora, un colpo alla volta, cominci a scivolare anche tu sopra alle cose.
Tu, che ti riempivi il fegato di odio verso di loro, diventi ipocrita quanto lo erano gli altri. Se non peggio.
E tutte le questioni di principio per cui ti sei immolata, tutte le volte che non hai accettato un piccolo compromesso, non hai fatto che complicarti la vita. No, non parlo di niente di eclatante. Non è sposare il vecchio miliardario pur di fare la bella vita; sono le cose semplici, quelle che ti sembrano "normali", quelle che ti fottono. Tipo amare.
O non amare, convinta di farlo. Perché è tutto talmente complicato, in questa vita, che a volte ti rendi conto di aver fatto un errore con un ritardo inspiegabile. Perché da come ti senti, lo sai che non ami - che non può essere così terribile, amare - ma ne eri così convinta che...

Non è così che volevi vivere, non in un continuo rumore sordo che suona come un allarme lontano. Non riconoscibile se non ti metti a cercare proprio la sirena. Diventa un rumore di fondo, ti lascia quel particolare mal di testa, quel malessere che ti sfianca e ti uccide, ma vai avanti.
Dal lavoro ai rapporti interpersonali, il non distinguere più il campanello d'allarme fa commettere troppi errori, piccoli e grandi, che finiscono per essere come movimenti nelle sabbie mobili.
Così ti scopri ipocrita e fasulla a cercare di nascondere il fallimento della tua vita e a darti scuse perché non sai come uscirne.
Tanto che vorresti morire piuttosto che affrontare la realtà.
Tanto che ti domandi se non sarebbe più semplice.
Perché non è così che vuoi vivere. E lentamente muori dentro.


Basterebbe un singolo appiglio. Ma tutto quello che resiste intorno a te rischia di essere altrettanto fasullo.