28.12.17

Ciò che resta di un anno difficile

Stavo scrivendo l'ennesimo romanzo, poco fa. Manca un capitolo e un pezzo, poi sarò a quota tre romanzi inediti pronti nel cassetto - o nel cassetto virtuale, meglio - che non ho voglia di pubblicare.
Il romanzo mi piace, come entrambi i precedenti. Non mi è costato un grandissimo sforzo, questo no, anzi forse è il romanzo con cui mi sono divertita di più. Ho già i prossimi in pista, comunque. Per questo sto dedicando buona parte del tempo libero a finirlo. Credo sia il suo tempo.


Non è stato un anno facile, questo. Non è successo niente di drammatico ma tante cose da cambiare hanno iniziato a premere e tante cose che mancano a farsi sentire più forte. Un anno in cui scrivere è stato estremamente difficile, quindi ben venga il progetto di cui sopra che almeno mi ha allietato i momenti peggiori.
La pole ha avuto i suoi alti e bassi. Come ogni attività, soprattutto essendo legata a fisico e umore. So di non essere stata sempre al massimo e di aver anche migliorato di parecchio le mie capacità. A volte, però, non è stato sufficiente a far andare tutto per il verso giusto. C'è da dire che dopo novembre ho avuto parecchi problemi con il polso destro - quello che mi regge di più - e che rinunciare all'ultima gara dell'anno non è stata una pessima idea. Inutile farsi male ulteriormente. Quindi sono pronta a ripartire, anche se non mi sono ancora fermata, con le migliori intenzioni. So che ci sono mille cose da migliorare perché il mio metodo di fare solo le cose che mi sono più facili ed evitare sforzi eccessivi più per pigrizia che per prudenza mi pare non possa produrre più di quello che ho adesso. E non mi basta.

Sì, forse è una cosa che dovrei applicare alla vita in generale, anche se spesso "improvvisare" mi riesce meglio che fare cose provate e riprovate fino alla nausea. Perché poi quel "non mi basta" si applica ovunque. Lavoro, casa, scrittura, pole... Tutto così difficile e pesante, quest'anno.

E forse dovrei proprio lasciare la mia "comfort zone" per cominciare a vivere davvero.
Ecco che poi mi ripiombano addosso i vecchi post, aiutata dalla memoria inesorabile di Facebook, in cui riflessioni si aggiungono ad altre riflessioni e io...
Niente, io mi sto chiudendo in un piccolo bozzolo pronta a rinascere presto con tutte le rotelle a posto. Forse.

2.12.17

L'immagine e io

Il fotografo è il top.
Lo shooting organizzato dalla scuola è un vero e proprio evento. Il pacchetto comprende cinque scatti elaborati con photoshop, ma ovviamente le foto scattate sono almeno dieci volte tanto. Lui scatta, fa una prima selezione e manda i provini da cui scegliere le foto che ti piacciono di più.
Il suo suggerimento è di guardare il viso, l'espressione, la posizione e di non badare a cellulite, rotolini e inestetismi perché a quelli ci lavora lui.
Ore passate a spulciare immagini ingrandite per scegliere quelle in cui magari sorrido, quelle in cui la posizione del piede mi piace di più, in cui la luce fa un effetto particolare. Non una cosa semplice, se si è ipercritici... e io lo sono. Poi scelgo.
Poi le riguardo. In una ho un'espressione adorabile. Allora gli scrivo.
"Senti, - gli dico - anche se la posizione non mi piace, vorrei anche questa foto. Puoi lavorarci su?"
"Non posso cambiarti la posa, ma posso cambiarti il corpo." Mi risponde.
E io...
"Grazie, ma non ho bisogno di sembrare tanto diversa da quello che sono."

Una pazza, probabilmente.

Poi volevo aggiungere che alla mia età posso gestire il fatto di non essere perfetta e amarmi lo stesso così come sono, ma ho taciuto. Adoro anche solo i suoi provini, in bassa risoluzione e col watermark bello presente. Saranno foto ritoccate, le altre. Quelle da guardare nei momenti di scarsa autostima.

E ricordo che un tempo, fotografata con un make up professionale, ho odiato quelle immagini con tutta me stessa perché non mi ci riconoscevo. E mi sento bene, oggi, con il mio corpo non perfetto, con la mia cellulite e qualche rotolino in più.
Poi, a dirla tutta, la foto a cui tenevo di più in assoluto (oltre a quelle di Carmen, il cane poler più dolce del mondo) è quella con le mie amiche, fatta di straforo, e di cui ringrazio immensamente Yuri Bote perché siamo proprio noi, quelle lì.

C'è poco che mi renda più felice di essere me...