27.7.07

23.7.07

La notte

Camminiamo. La luna piena illumina la notte mentre tu mi stai accanto. Mi sento bene. Ho addosso la mia gonna viola ed una camicetta nera annodata sotto al seno. So che ti piace, perchè non riesci a staccarmi gli occhi di dosso. E questo mi piace più di ogni altra cosa. Voglio essere la tua ossessione, il tuo unico pensiero. Voglio conquistarmi lo spazio che mi serve per vivere felice, voglio che tu non desideri altro.
Tu mi parli piano, sei un ragazzo delicato quando non sei con gli altri. Ma mi piaci anche quando ti dai quel tono da macho. In fondo ognuno di noi ha il suo personaggio. La sua fama da mantenere viva.
Io ho lasciato i miei capelli biondi sciolti sulle spalle, perchè con loro voglio accarezzarti quando ci baciamo, voglio che ti avvolgano. Ti guardo anche io, non apertamente perchè a te piace di più quando riesci a sorprendermi mentre lo faccio. Giochiamo, io e te. Sempre.
I tuoi capelli neri brillano sotto ai raggi lunari. E nei tuoi occhi c'è una luce speciale, stanotte.
Mi accompagni verso casa, siamo soli per strada, ma tu non mi prendi la mano. Vuoi arrivare almeno fino al viale prima di avvicinarti alla mia pelle, perchè non vuoi che ti vedano. In fondo sei timido e non ti piace che sparlino di te. A me, al contrario, piace molto disgustarli finchè non avranno più niente di sconvolgente da raccontarsi. Voglio che tutto ciò che faccio diventi normale. Per questo mi travesto e non mi nascondo mai. Mi piace provocare, sempre.
Ma lascio che tu mi stia lontano, per ora. Perchè so che non riuscirai a resistere a lungo alla mia pelle ed al mio profumo diverso. Lo so quanto è vero che respiro.
Cerchi di sapere chi sono, lo vedo. Un po' ti sembro strana. Non mi conosci da molto, ma sai che sono diversa dalle altre ragazze di qui. Eccome se lo sono.
Da quando ho assaggiato le tue labbra non ho altri pensieri. Morbide, giocose, avvolgenti. Le tue mani sono certamente come loro. E io le voglio invitare, proprio stasera.
In fondo al rettilineo, il viale. Costeggia la ferrovia e porta alla stazione, che non c'è più. Mi piacciono le stazioni abbandonate, un po' come mi piacciono i cimiteri. Il campo che precede il viale lungo la strada è coperto di quella sottile nebbia che resta bassa, sembra di camminare in un film e che tra poco sbucherà il mostro armato di falcetto che ci ucciderà...
Invece no, qui è normale. La nebbia c'è sempre, bassa o alta. Questa è solo calore che lascia la terra, che torna al cielo con tutta la calma del mondo, mentre le ore passano.
Tu sembri tranquillo, continui a guardarmi e a camminare. Io, invece, pregusto il mio banchetto.
Entriamo nel viale. Tu non proseguirai verso casa mia ma abbiamo tempo a volontà prima che io debba andare. Tutto il tempo che serve.
Alla metà del viale ci fermiamo e tu diventi quello che sei. Un amante. Ti aspettavo, sai?
Mi baci e le tue labbra sanno di buono, il tuo collo ha un profumo leggero, i tuoi vestiti sono morbidi. Le tue mani non sanno che fare. Ma io ti aiuterò, perchè stanotte sei mio.
Ecco, sto per sconvolgerti. Mi seguirai? Mi allungo sulla pietra di quella che era una panchina e ti invito. Tu sei spaventato, sei incredulo e allo stesso tempo sento il tuo sangue che ribolle, perchè mi seguirai, si, lo so. Sei come un lupo mannaro, stanotte. Verrà tutto fuori, quello che sei.
Perchè io sono la strega che ti ha preso e che si ciberà di te. Alzo la mia gonna e non c'è più modo di fermarci. Tra la pietra e gli alberi che osservano il nostro passaggio noi ci doniamo energia, senza sosta e senza parole. Sento che hai paura, ma non puoi lasciare la mia pelle. La mia bocca. Non ce la fai a fuggire anche quando hai il terrore di essere visto. E il tuo terrore mi piace, rende il gioco migliore. Questa notte hai imparato qualcosa di nuovo. Mi hai seguita fino in fondo. Sono contenta che tu abbia avuto il coraggio di farlo, perchè non amo i codardi. Sono fiera di te anche se non vorrai farlo dinuovo, tanto la ripetizione non dà lo stesso brivido. Hai ancora lo stupore sul viso mentre ti rendi conto che è già finito, non se ne va nemmeno per un istante. Così mi piaci, stupito, impaurito e appagato. I capelli neri sconvolti, il sudore sulla fronte, le mani strette su di me. Ora vorresti portarmi via.
Ma io ho preso te. Non è il tuo gioco, solo il mio. E questo momento ti rimarrà impresso a fuoco sulla pelle, perchè così io voglio. Entrarti dentro fino all'osso. Non lasciarti mai più. Voglio marchiarti con un segno di forza e lasciare che tu lo mostri con orgoglio. Voglio che cambi la tua vita, almeno di un poco. Io sono la strega che ti ha preso. Io sono la notte.

8.7.07

Clara e il senso tragico

Come si sarà capito, Clara è il tipo di persona che vive le cose fin troppo intensamente. Non ci può far nulla, è la sua natura di fuoco che la guida.
Per lei tutto è totale, immenso. Oppure non esiste. Clara è incapace di vivere tranquilla. Lei lo chiama avere senso della tragedia. E ce l'ha davvero.
Ogni volta che vive qualcosa, per lei diventa l'unica cosa al mondo. Poi mantiene intatta nel tempo quella sensazione anche se le circostanze cambiano.
Clara è romantica, le piacciono le storie d'amore soprattutto quelle complicate. Fin da piccola ha assorbito storie come "Paul et Virginie", "Romeo e Giulietta", come anche altre storie tragiche sia di Shakespeare che di altri autori. Come molte altre persone, Clara ha a lungo associato amore e morte, con le conseguenti delusioni che la vita porta. Perchè per quanto forte sia quell'idea, l'amore è tutt'altro che morte. Tutte le sue personali eroine, i suoi personaggi di fantasia, sono pronte a sacrificare tutto per l'amato. Questo, però, nel mondo delle idee, perchè nella realtà le cose sono sempre più complicate.
In amore, ad esempio, si mente. Si mente spesso. Anche quando non ci sarebbe motivo di farlo. Quando si è innamorati si direbbe qualsiasi cosa pur di essere ricambiati, pur di fare contento l'altro. Per quanto si sia convinti di farlo, raramente quando si sta con qualcuno si è completamente sinceri. Certe volte è anche un bene, finchè non diventa scontato che si sia una persona che non si è. Si mente per non far soffrire, per non soffrire noi stessi, per coprire i nostri difetti e gli errori, o i nostri reali desideri. Si perde di vista l'amore per mantenere un equilibrio.
In amore si chiede. Il che forse non è proprio amore. Ma è umano. In un mondo ideale amare significa dare senza volere niente in cambio, ma qui le cose non stanno mai davvero in questi termini. Chi dà amore ne vuole in cambio, quasi sempre. Anche quando non lo ammette apertamente. Qualcuno vuole in cambio più di quello che dà, qualcuno ne vuole meno, ma una contropartita è quasi sempre richiesta. Perchè essere amati è un bisogno che abbiamo e che sentiamo più forte di quello di amare.
In amore non si perdona quasi mai. Perchè c'è di mezzo l'orgoglio, l'amor proprio. Ci si incattivisce al pensiero di aver sbagliato nel considerare l'altro migliore di quel che è. Si cerca nell'amato una serie di qualità che lui non ha, per cui immancabilmente lui ci delude.
Tra le parole e la vita c'è un abisso.
Così, col trascorrere degli anni, Clara ha cominciato a vivere una sorta di dualità tra ideale e reale. Il suo senso della tragedia la fa innamorare in modo folle, tanto che si sente morire quando una storia finisce. Ma allo stesso tempo sa che questo è solo il suo aspetto romantico che si manifesta. Non ne ha paura e sa che si sopravvive a qualsiasi cosa. Questo forse la fa esporre più facilmente al suo lato tragico, così che vive costantemente preda dei suoi sentimenti forti, ingombranti.
Gli altri capiscono poco di lei. Quando pensano che lei stia soffrendo le pene dell'inferno, in realtà lei è solo un po' triste. Quando pensano che lei sia follemente innamorata credono che sia pronta a gesti folli, ma lei non è il tipo. Le piace pensare di poterlo fare, questo si.
Morire per amore sarebbe il gesto tragico per eccellenza. In un libro o in un film. Non nella vita reale. Nella realtà, Clara non è disposta a sacrificarsi più di tanto, non più del necessario e non più di quanto gli altri si meritino. Però, attenzione, lei ama eccome. Anche quando non c'è più traccia di relazione, dentro di lei i sentimenti resistono. Fa parte della sua tragedia...

Da vedere: "Donnie Darko" di Richard Kelly

Medusa

"Medusa"
pennarelli su carta da schizzi

6.7.07

Gorgone

Spiacente, ho dovuto togliere questo brano, in quanto farà parte del mio libro...
A tra 5 anni!

Una sola parola

Spiacente, ho dovuto cancellare questo brano in quanto ne ho momentaneamente ceduto i diritti editoriali...

4.7.07

3.7.07

Passo a due

L'equilibrio si raggiunge con lo studio. Prima si impara a conoscere il proprio corpo e la propria mente. Si sonda nel passato, si fanno tentativi, si cerca il sistema migliore. In questo l'esercizio aiuta. Ore ed ore passate a cercare di reggersi in piedi. A spostarsi di pochi millimetri per capire se il punto che si cerca è proprio lì. Si impara a concentrarsi, a usare ogni risorsa possibile.
L'equilibrio è importante. Saperlo trovare a colpo sicuro diventa una missione per chiunque ne comprenda l'utilità. Si gira meglio, si sale, si scende, si salta. Si vive.
Diventa fondamentale quando non si è soli. Un passo a due si fonda sull'equilibrio, non su altro. Ognuno dev'essere solido e deve poter sostenere l'altro in qualsiasi momento. Non parlo di strane acrobazie, anche solo camminare insieme richiede equilibrio.
Tanto è difficile raggiungerlo, quanto è facile perderlo in qualsiasi momento. Per distrazione, per un incidente, per la confusione che il movimento crea. Allora nascono i problemi.
Non si può cominciare a danzare se manca l'equilibrio, non ci si può fidare. Un passo falso potrebbe rovinare tutta la coreografia, tutto il lavoro e la bellezza che ne verrebbe fuori.
Un inizio privo di equilibrio compromette l'opera intera. Uno dei due si trova a gestire il tutto, senza che l'altro possa partecipare davvero.
Immaginiamo di entrare in scena confusi... Al nostro fianco qualcuno ci tiene la mano e ci guida, perchè noi è come se fossimo altrove. Abbiamo paura, abbiamo troppe emozioni in gioco. Se lasciamo che sia l'altro a guidarci oltre il breve tempo che basta a recuperare la lucidità, dovrà fare il lavoro di due persone senza nemmeno sapere se noi siamo in grado di ballare. Dovrà trovare l'armonia, cercare il punto anche per noi, trascinarci dentro al vortice dei passi da fare. Ma, per quanto sia bravo, l'altro non potrà mai essere noi. Non saprà mai dove avremmo appoggiato il piede, dove sta il nostro baricentro in ogni momento. Non potrà danzare per noi.
Se noi non ritroviamo l'equilibrio in tempo, qualcosa andrà storto. E falliremo. Perchè nel momento in cui la mano dell'altro verrà a mancare ci ritroveremo su di un palcoscenico di cui non abbiamo memoria, in un punto della coreografia che non riconosciamo, appesi ad un equilibrio che non è il nostro, non più. A questo punto sarà difficile cominciare a danzare da soli. Far capire all'altro che siamo tornati e che ora ce la facciamo a continuare. E non solo: vogliamo di più.
Vogliamo formare quell'equilibrio perfetto che era previsto fin dall'inizio.
Quello per cui si lavora una vita, quello in cui si è entrambi forti, entrambi preparati, uniti in un unico essere che è pura arte. In cui nessuno ha una superiorità, nessuno è forte o debole, nessuno dei due chiede e ciascuno dà il suo meglio.
L'equilibrio non è solo una questione di baricentro, non è un requisito solo fisico. Si costruisce col tempo, con tentativi ed errori. Con cadute e lividi. E le inevitabili risate che ne derivano.
Perchè niente è più dannoso per l'equilibrio della mancanza di umorismo...
So cosa si prova ad allungare la mano e a sapere, anche senza vedere, che un'altra mano è lì per noi e che sarà esattamente dove finisce la nostra, pronta a prenderci, pronta a farci girare un'altra volta. So che significa volare oltre la testa di un altra persona e sapere esattamente dove e come atterrerremo. So cosa vuol dire restare in equilibrio sulla spalla di qualcuno cercando di non limitarne i movimenti.
Il passo a due è magia pura. Ma senza lavoro, armonia ed equilibrio resta solo un esercizio qualunque...

2.7.07

Clara e la normalità

Ben lungi dal sentirsi vittima o colpevole, Clara ha sempre cercato di restare lontana dalla normalità. Quando era piccola detestava gli altri bambini, che giocavano, ridevano, facevano pisolini a comando, che si stupivano per qualsiasi cosa.
Lo stupore non era da lei, che cercava di controllare ogni emozione, sempre. Tutti quelli che la circondavano non capivano perchè a lei tutto sembrasse ordinario. Guardava tutto e tutti con la stessa espressione del Signor Spock in Star Trek. Non che si sentisse superiore, solo diversa.
Aveva un mondo tutto suo, le sue passioni, le sue idee.
Per Clara la normalità era e sarà sempre un fatto statistico. Altrimenti è come dire che quelli con gli occhi chiari sono strani, perchè la maggior parte della gente li ha scuri...
Così, contro tutto e tutti, come sempre nella sua breve vita, Clara aveva scelto le sue idee.
Forse spesso le aveva espresse in modo brusco, forse le aveva difese in modo troppo energico finendo per sperperare tutte le sue forze nell'impresa.
Clara, oltre alla sindrome di Grisù, aveva sviluppato anche il mito della donna guerriero. Probabilmente in questo era stata aiutata da sua madre, in perenne lotta per la sopravvivenza in un mondo ostile. Per lei non c'era modo di affermare qualcosa senza sguainare la spada (possibilmente laser) e mozzare qualche testa per dimostrazione.
Non amava la normalità retta da regole che qualcun'altro aveva deciso. Nessuno poteva dire cosa si fa e cosa no. Certo, nel rispetto della vita altrui. Così come considerava la trasgressione in se come una cosa stupida. Una cosa è fare quello in cui si crede nonostante tutto, pronti ad assumersi le proprie responsabilità e leccarsi le ferite; un'altra è trasgredire per vedere (di nascosto) l'effetto che fa. Trasgredire è solo disobbedire a delle regole che non abbiamo messo noi e che in fondo accettiamo, mentre fare le cose perchè ci si crede non comporta l'accettazione di nessuno.
A modo suo Clara è una anarchica, anche se considera l'anarchia una cosa per civiltà evolute, concetto che non è proprio applicabile a questa nostra civiltà, almeno per ora.
Non ama le formalità, preferisce di gran lunga i rapporti sinceri a quelli dettati da una pura forma di educazione. Riesce a far finta di non vedere chiunque, se non ha niente da dire una volta scambiati i soliti convenevoli.
Sicuro che non piace a tutti, almeno non subito. Ha dei momenti in cui la sua ricerca di anormalità è talmente forte che sembra stupida, che le fa fare cose di cui poi non va fiera. Spesso la sua insicurezza le dà una forza autodistruttiva e sembra che Clara faccia qualsiasi cosa pur di stare male.
Ma c'è l'aspetto solare di Clara da tenere sempre presente. Lei è quella che vuole ridere, che ama la libertà, che si diverte a ballare in strada e che si prodiga in coccole. Quella che si preoccupa per gli altri, quella che ama sognare un mondo migliore, che ride guardando Buffy in tv.
Quella che scova citazioni da qualsiasi canzone o film e che gli altri guardano come fosse pazza, quella che ama in modo anormale e travolgente...



Da ascoltare: "Aspettando l'estate" di Franco Battiato