29.4.13

Collezione di orchidee

La casa sembra ormai una serra, ma non mi dispiace. Certo, sembra anche uno zoo e anche questo non mi dispiace; poi sembra il far west dei peli, ma devo farci il callo. Però ho una luce che fa paura e posso dipingere alla luce naturale, ho una vista spettacolare dalla collina ai monti (passando per il dannato grattacielo), ho la pioggia sul tetto e il letto sotto alle stelle. E questo mi rende felice.
Ho perso la poesia, per ora.
Ma ho i colori e delle parole, ancora nuove, ancora migliori. E una storia nuova con cui giocare. Che mi porterà a studiare per comprendere come gestirla. Ma mi piace. E' mia.
L'autoritratto ha colori nuovi e diversi.
Tutto si muove.
Tranne i giudizi del torneo che procedono lenti, noiosi, svogliati. Forse sono stufa di aspettare, ma lo devo fare. Aspettare risultati come aspetto i nuovi germogli nelle orchidee sfiorite.
Prima o poi un risultato arriverà.

21.4.13

Scalini

Stanotte
ho aperto la porta e
sceso sette scalini bianchi,
e nel buio ho chiamato il tuo nome.
Non c'era altro che silenzio
e pace, e calma,
e dal buio nessuna risposta,
anche se non erano parole quelle che cercavo.
A piedi nudi, laggiù,
ho aspettato un sussurro,
un battito, uno solo.
Ma non era quello che cercavo.
Ho aperto il palmo
e lasciato cadere la speranza.
Io tornerò per quelle scale
scendendo a piedi nudi
scalini ruvidi e chiari
come il tuo cuore.
E lo farò finché non trovo
quello che sto cercando,
che il buio lo voglia o no.

20.4.13

Voglio ucciderti in punta di piedi...

(ovvero come due riflessioni su ciò che mi piace e ciò che non mi piace mi mostrano come una persona estremamente labile)

Si riflette da giorni, su Facciabucchio, riguardo all'utilità della letteratura "di genere" per stimolare una riflessione sana ed evolutiva sulle persone. Si partiva dal thriller, al di là di una insana omogeneizzazione di temi e personaggi dovuta forse a una scarsa lungimiranza dell'editoria.
Uno dei miei primi interessi, da sempre, è stata la morte tanto che - se non ci fosse stato troppo da studiare - io avrei volentieri studiato per fare quello che in America è il medico legale o anatomopatologo. Insomma, mi sarebbe piaciuto fare autopsie. Perché il corpo umano esercita un certo fascino sulla mia mente perversa, soprattutto quanto sia fragile nonostante tutto e l'idea di poter capire che cosa uccide una persona di volta in volta mi è sempre sembrato molto più interessante che giocare con le bambole.
Che poi io abbia sostituito la passione per l'omicidio con quella per la danza, fa parte della mia duplice natura di sociopatica e aspirante divinità...
La letteratura di genere è da sempre vista come robaccia di serie B. Per carità. Certo che leggendo Platone le riflessioni sono più immediate. Però sono convinta che alcuno generi, se non tutti, parlino a una parte di noi che cerchiamo di tenere a bada. Che la si voglia chiamare inconscio o "lato oscuro", o che ne so, è quella parte di noi che ci farebbe commettere un omicidio se ce ne fosse la condizione. Quella parte di noi che magari chiamiamo "pancia".
Come ha detto un tempo Stephen King, da cui ho imparato di più sul mio modo di percepire il mondo che da chiunque altro, quando si rallenta in autostrada per un incidente, il più delle volte lo si fa per vedere il morto. Per vederlo. Per sapere che è lui e non siamo noi, per esorcizzare, per allontanarci da ciò che ci spaventa di più. Come per gli adolescenti il film dell'orrore serve per "scaricare" quella tensione aggresiva che prende a quell'età, il romanzo di genere - che sia un thriller, un erotico, un fantasy o che so io... - serve per conoscere quegli aspetti di noi stessi che temiamo, perché incontrollati. Una passione non si può contenere. O c'è o non c'è. Allo stesso modo alcune pulsioni per noi sono temibili, perché considerate non civili, non accettabili, eppure sono in noi. Quindi quale mezzo migliore di un racconto o un romanzo per spingerci un po' oltre, per comprendere meglio noi stessi?
Ecco, se io dovessi ascoltare i miei gusti letterari, sarei una ballerina serial killer innamorata di un alieno e fatta a pezzi da un elfo non prima di aver torturato il Jack Bauer della situazione mentre tentavo di sedurlo con una lap dance...
Come dice Henry Miller in "Il tropico del capricorno",  c'è solo una grande avventura, ed è al di dentro, verso l'io, e per questo non contano nè il tempo, nè lo spazio, e nemmeno i fatti.

18.4.13

Che... (che non è Ernesto, si sa)

Poche considerazioni e pure confuse sul momento.
- Pare che votare per un personaggio cinematografico sia divertente, ma forse non lo è davvero per tanti, come quasi ogni cosa divertente piace ai pochi che si possono permettere di divertirsi.
- Un amico, la settimana prima di suicidarsi ha affermato di "sentirsi scivolare verso il baratro e più il baratro si avvicinava, più acquistava velocità". Ecco, io - lungi dall'idea di suicidarmi - sento il paese intero che scivola... oh, come scivola...
- La collega romana mi dice che "Bersani si sta suicidando da solo". E mi sa che se non lo facesse da solo ci sarebbe la fila a tentare di "suicidarlo"... (si sa che non sono una che si occupa di politica, ma ci vivo, qui)
- Le persone che vogliono tornare lo fanno, quelle che vogliono sparire pure. Che sia tutta una questione di buona volontà?
- Sono abbastanza soddisfatta di me, tranne per il fatto che non vinco mai al Superenalotto e mi tocca lavorare.

14.4.13

Uhm...

Ecco che ricomincio, finito un lavoro e già piena di idee me ne arriva una chiara chiara, talmente nitida che mi ha tenuta sveglia una notte. Romanzo nuovo, cui ora non posso lavorare avendone da terminare altri anche senza scadenze o ordine particolare.
Oggi grigliata russa con la presenza di Lilin, scrittore ormai famoso e già incontrato tempo fa. Ci siamo tenuti lontani e abbiamo mangiato e bevuto il giusto, grazie a Sasha e al suo negozio. Poi abbiamo abbandonato il tavolo per lasciare il posto a chi ancora doveva pranzare.Vodka in mano, appoggiata all'ombra di un dehor, ho pensato a mille cose. La giornata, bella. E la voglia di creare ancora.
Ora aspetto domani. Si ricomincia.
Ho una tela bianca 60x80 da iniziare, non so con quale lavoro. Ma devo ancora firmare e passare con lo spray lucido la piccola Giselle, tutta rosa, che resta com'è. La serie del balletto proseguirà...

10.4.13

Back to the real world...

Ebbene sì, ho finito.
Corretto anche le doppie spaziature con il correttore di word (a occhio nudo non ce la posso più fare, ormai) che mi dice che "culo" è una parola volgare - e che invece di dire "Bel culo!" un personaggio dovrebbe dire "Bel deretano!" o "Bel posteriore!" che se mai mi capitasse scoppierei a ridere in faccia al pover'uomo - oppure mi segnala in rosso "vaffanculo" e mi dice che non ha suggerimenti. Che sia sul luogo alternativo dove andare... mah?
File salvato in più luoghi contemporaneamente, come di solito. Domani va alla stampa e dopodomani parte per il concorso per cui è stato terminato così in fretta.
Fatto anche il solito giochino al termine del romanzo, per cui cerco gli attori per il film... Che sono previdente, io.

Nel frattempo non sono tra i finalisti del Premio Calvino - ma già si poteva intuire - con il mio vecchio "Attimi". Che poi, alla lunga, sta nauseando anche me. Aspetto la scheda di valutazione del premio e vedo se modificarlo o tentare altre vie ancora.
Poi riprenderò in mano il solito fantahorror di cui avete già la nausea, ma che vi piacerà oltremodo.
E ho progetti, come si sa.
Sempre nello stesso frattempo ho sognato mia mamma che mi diceva: "è quasi finita, tra due giorni torno." E non le importava nulla del fatto che io non l'avrei riconosciuta. Quindi, da almeno una settimana, è possibile che ci sia un bimbo con un carattere tremendo e la testa dura ma con una fragilità estrema in giro per il mondo...
Ancora nello stesso frattempo mi sono resa conto di quanto a volte a mancarci, delle persone che in qualche modo perdiamo, non siano le cose fondamentali ma quelle più sciocche. Discorsi su pentole e caffettiere bruciate, su cose bizzarre accadute al lavoro e telefonate fatte solo per sentir ridere l'altra persona a una battuta. Con mamma era così, ed è quello che mi manca terribilmente. Le cazzate.
Sempre e ancora in questo frattempo ho avuto molto, troppo lavoro. Il che, sotto molti punti di vista è positivo, ma mi lascia completamente distrutta. Che non va bene se poi devo produrre...
Insomma, sono come al solito vaguely sminchied...
E vi saluto, che ho da fare!!!
 

8.4.13

Ultima settimana, ultimo capitolo

Ci sono.
Mancano circa tre, dico tre pagine. E non sono nemmeno il finale, ma una scena intermedia che mi serve a far fare pace col mondo al mio personaggio. Poi tutto sarà in discesa.
L'ultimo capitolo non mi convince moltissimissimo, ma appena finito lo rileggerò e vedrò che fare. C'è forse un paio di giorni per correggere, poi via.
Ma sono contenta. Lo sono.
Perché so scrivere bene il dolore, ma anche altro. Perché per una volta non finisce tutto in tragedia nelle storie che mi invento, perché mi piace l'aspetto come dire "pittorico" di alcune mie frasi. Se in "Gli Attimi" il linguaggio era musicale e cinematografico, se in "J&J" è decisamente onirico e cinematografico, se nel "tascabile" - di nuovo al torneo con nuovo nome e nuovo genere ma stesso e identico romanzo - è quasi fumettistico, qui siamo decisamente su un altro piano, che possa piacere o meno.
E le scadenze si avvicinano.
Consegnato questo saprò già se sono in finale altrove e potrò dedicarmi non solo al torneo, ma anche alla fine di "J&J" che resta il mio lavoro più complesso. Quello che continua a somigliarmi di più. Anche se sono cambiata.
Quindi, ok, si va avanti. Non c'è tempo abbastanza per tutto, ma ci si può provare. E ho idee per almeno otto quadri, che forse prima o poi riuscirò a dipingere. Otto belle idee.

4.4.13

Un breve... ehm... "oggiornamento"

Cioè, l'aggiornamento di oggi.
Mi mancano pochi giorni alla scadenza, sono agitata, nervosa e le scene del romanzo mi girano per la mente come impazzite. Sono arrivata quasi alle 290mila battute, circa 150 pagine, tra il penultimo e l'ultimo capitolo. Come per ricordarmi chi sono io, oggi ho scritto quattro pagine dell'ultimo capitolo mentre ne mancano altrettante alla fine del penultimo, ma la scena mi era più chiara e ho voluto buttarla giù. Per andare avanti. Ora, attendendo la risposta di un informatore per capire se ciò che ho scritto fa davvero ridere o è passabile, posso procedere con il romanzo così come ho fatto finora. Pagina dopo pagina. Quindi...
Torno alla mia pagina 144 e finisco il penultimo capitolo, poi inizio l'ultimo e raggiungo la scena già scritta. poi vedo come finire. Tra le stelle, in un cielo blu scuro, bellissimo. E con il profumo del mare che arriva pian piano alle narici.
Sì, la sindrome di Guerre Stellari - inizia da metà e poi ripigliati - mi ha colta all'improvviso. Ma è una cosa che passa.
Come me, di corsa.
A presto.