30.5.08

L'inquieto KK

Era tornato all'attacco.
Non aveva paura di niente, davvero. Accidenti a lui. La guerra ricominciava. Difficile combattere al buio, non si riesce ad avere una percezione corretta delle distanze e del pericolo.
Ma KK insisteva, continuava ad avanzare, con la foga tipica di chi ha già inserito la modalità combat. Le narici allargate per fiutare il nemico, il corpo vicino al terreno nella speranza di mantenere l'equilibrio, una mano a ripararsi ed una pronta a offendere.
KK era giovane, biondo e di corporatura atletica. Non particolarmente accettato dai suoi compagni per quel suo atteggiamento arrogante di chi sa e fa più di tutti. Alcuni tendevano a non calcolarlo proprio, ma in battaglia si sa... chi c'è, c'è.
E lui c'era, la battaglia era cominciata e lui aveva il suo bersaglio. L'aveva individuato subito, eccome. Il nemico aveva l'aria furba e svelta, di quelli che hanno sempre un piano, che sembrano indifesi e quando ti hanno bene a tiro non sbagliano mai un colpo.
Faceva caldo, sempre di più. Il suolo di morbida sabbia marrone tratteneva i suoi passi, rallentava i suoi movimenti. Percepiva la presenza dei suoi compagni, a pochi passi.
Li sentiva sussurrare suggerimenti. Muovere furtivi intorno al punto dove avrebbero incontrato il loro nemico.
Avanzavano. Lenti.
Poi i suoi compagni erano saliti su di una duna di sabbia, insieme. Il buio era sempre più buio e KK si muoveva solo, apparentemente senza paura. Nessuno poteva sapere cosa celasse nella sua mente, quali sensazioni scorrevano nei suoi nervi e allertavano il cervello.
Sulla duna la battaglia era al suo culmine. Sentiva il corpo a corpo, nei rumori, nello spostamento delle ombre, nei pochi secondi di silenzio in cui anche il respiro sembrava sospeso.
E, ancora, avanzava. Sempre più chino sul terreno per sorprendere il suo nemico.
Non poteva guardarlo negli occhi. Il buio toglieva anche questa possibilità.
A KK non piaceva questa mancanza di visuale. Voleva leggere negli occhi dell'altro la prossima mossa. Sapere in anticipo dove difendersi, vedere la paura, o la vittoria, o la vita negli occhi del nemico. Eppure avanzava. Spavaldo, coraggioso, quasi impertinente.
Il nemico l'aspettava nella sabbia scura. Sapeva benissimo che KK sarebbe arrivato. Presto. Sapeva la forma del combattimento che si sarebbe svolto. Aveva previsto e studiato le sue mosse. Quanto terreno concedere al suo aggressore. Quanti colpi lasciare che lui affondasse.
Perchè in battaglia è così, bisogna saper incassare qualche colpo per poterne dare di più forti, precisi. Letali, a volte. Il nemico sapeva di non potersi aspettare clemenza. Un uomo in battaglia raramente si ferma di fronte a una possibilità di vittoria. Una vittoria significa la vita per uno che nella vita ha deciso di combattere.
L'umidità cominciava ad avere il sopravvento. KK odiava il caldo umido. Lo rendeva inquieto, teso più del necessario. Bisogna essere lucidi per vincere davvero. Sapeva che i suoi compagni stavano già sudando la loro vittoria. Sentiva premere le tempie per l'urgenza di combattere anche lui.
Ed ecco l'ombra del nemico, vicino. Molto vicino. Il terreno era scomodo, KK sapeva che in un'altra situazione avrebbe avuto la meglio più in fretta. Ma non c'era modo di evitare questo corpo a corpo, non più, e nemmeno di trascinare il nemico sulle dune.
Il buio, l'umidità...
KK si allungò, pronto a sferrare il primo colpo, augurandosi che fosse quello buono.
E colpì, una volta, due, tre. Un colpo solo che ne conteneva almeno dieci. Uno di quei momenti che sembrano durare un'eternità. Il nemico non tentò di evitare il colpo, anzi, parve assecondarlo. Accoglierlo. Senza paura, senza dolore, senza resistere. Come se lo stesse aspettando da sempre.
Questo non fece che aumentare la sua foga, la voglia di atterrare il nemico e distruggerlo, renderlo schiavo, umiliarlo pur rispettandolo. Si lanciò nel secondo assalto, si trovò ancora a entrare nelle difese del nemico...

Cazzo! Chi ha acceso la luce???

27.5.08

I suoi mille volti

Colta da un insaziabile desiderio, mi accingo ad infornare una morbidissima torta allo yogurt. Questa volta lo yogurt è alle pere e ho un'aggiunta di gocce di cioccolata fondente, ma questa torta ha di bello che ogni volta può essere diversa, a seconda del gusto dello yogurt e delle aggiunte possibili...

La base per questa torta mutante è:
1 vasetto di yogurt alla frutta da 125 gr (ma va bene anche caffè, biscotto, malto...), svuotato nel mixer e lavato, per poi riutillizzare il vasetto come misurino...
3 vasetti di farina,
1 e 1/2 abbondante di zucchero,
1 scarso di olio di semi,
1 scarso di liquore (brandy, Grand Marnier, amaretto),
2 uova,
1 bustina di lievito...
Il tutto buttato nel mixer e frullato a dovere, per poi infornare in una teglia da 22 cm di diametro e lasciar cuocere a 180° per circa 20 minuti. Prova stecchino per la giusta cottura.
Non preoccupatevi se l'impasto ha un aspetto liquido e non ha un gran gusto (io ho la pessima abitudine di assaggiare tutto a crudo...). Quando è cotta è buonissima!
Vado, gnam!

Mmmmhhh...

22.5.08

Alba

Sono sempre stata curiosa di vita.
Curiosa di sentire, di vivere le cose attraverso gli altri, attraverso gli occhi e tutti i miei sensi.
Ho sempre cercato un altro mondo, dentro al nostro, nascosto tra le pieghe del quotidiano che nessuno osserva con molta attenzione.
Sono affascinata da tutto quello che non si può toccare. Volatile, fragile, invisibile e mutabile. Musica, immagini, parole, fantasmi, incantesimi, emozioni.
Ho ascoltato ciò che avevo intorno per lungo tempo, ho vissuto più di una vita e più di una morte. Amori, illusioni, delusioni, ferite. Vissuti con tutto il potere distruttivo della vita. Strappati, urlati e sofferti con ogni cellula, ogni volta, anche quando non miei.
Ma sempre con quel tanto di distacco della mente che il cuore non capisce. Come se niente fosse davvero importante, un esperimento alieno, una missione esplorativa.

Non mi sono adeguata più di tanto al mondo, in effetti. Ho spesso pensato di non farne realmente parte e quasi sempre ho desiderato che esserci fosse solo un sogno. Uno di quelli realistici, che ti lasciano stremata, ma che ti abbandonano all’alba…

18.5.08

Citazione colta

"Dare un eccessivo risalto alla bellezza è tipico di una civiltà decadente"
(Temperance Brennan in "Bones")

6.5.08

2.5.08

La nube

L'ombra di ciò che fu la nube mi coglie di sorpresa. L'avevo sognato qualche giorno fa. Ed eccola lì, la mia nube. Ancora forte e nera. Ancora bella e inqiueta.
La mia nube, ciò che non è stato e ciò che sarà per sempre.
Quello che ero e che non sono, o che sono ancora e non ricordo. Ciò che ho amato e che non ho saputo amare.
La rossa nube che avvolgeva i miei pensieri e che tanto sapeva di me.
Ma che non sapeva quanto danno avrei recato, quanta disperazione nei miei gesti. Quanto avrei voluto dare e non ho potuto.
La nube...

1.5.08

Cose che ti trascinano verso il fondo

Ci sono quei momenti unici in cui vorresti sparire.
Quando ti senti per una volta accettata in un gruppo di bambini per bene e sbagli una piccola cosa e loro ridono di te e ti guardano come fossi uno scarafaggio. Quando basta fare la mossa sbagliata in un gioco e diventi lo zimbello del gruppo.
Quando tutti ti guardano strano perchè non giochi, ma dipingi, disegni, scrivi, ed hai solo 8 anni.
Quando le persone che ti amano ti tradiscono e ti chiamano poverina per qualcosa che tu non puoi capire. Però la parola la capisci benissimo e passi il tempo a domandarti perchè non c'è differenza tra te e la bimba zingara che chiede l'elemosina.
Quando faresti qualsiasi cosa per essere adeguata e ti pisci addosso per un po' di solletico. Quando non sei capace a gestire la tua rabbia e gli altri ti rompono le balle di continuo. Ogni volta che diventi viola e non puoi picchiare nessuno. Ogni volta che piangi per ore e nessuno se ne accorge. Quando urli il dolore e nessuno lo capisce.
Quando tutti sanno che non sopporti quel piatto e te lo ritrovi in tavola ogni settimana. E ti dicono: "va beh, togli i fegatini e mangia il risotto".
Quando fai del tuo meglio per essere gentile e ti sbattono la porta in faccia. Quando ti invitano alle feste solo per lasciarti a far tappezzeria o per imbarazzarti con degli scherzi idioti.
Ogni volta che chi ti ama non crede in te, non ti incoraggia, non ti fa sentire bene, non ti ascolta. E non ti lascia far nulla, per amore, affinchè tu non sbagli. Tanto che alla fine pensi di non saper fare niente da sola. E a questo punto, quando sbagli non vuoi che l'altra persona lo sappia. Quando ti chiedono cosa desideri e ti portano l'opposto. Ogni volta che non ti chiedono cosa desideri e lo decidono loro.
Quando vorresti camminare fiera ed inciampi nei tuoi piedi. Ogni volta che fai un tentativo e gli altri sono lì per ridere se sbagli. Quando vorresti esprimere le tue sensazioni e nessuno parla la tua lingua.
Ogni volta che alzi la mano per rispondere e tutti desiderano che tu sbagli, tanto che la mano non la alzi più o cominci a far finta di sbagliare. Ogni volta che leggi nello sguardo degli altri "tanto tu non ci capisci niente". Quando sai già che qualsiasi cosa farai non andrà bene.
Ogni volta che sai di poter fare bene qualcosa e non puoi farlo senza che gli altri ti guardino con disprezzo. Ti giudichino senza appello, senza sapere cosa senti.
Ogni volta che qualcuno trova scuse per lasciarti in disparte, come se di te ci fosse da vergognarsi. Per poi evidenziare ogni tua mancanza.
Quando, alla fine, non ce la fai più a combattere e se ne escono con qualche assurdità sulla tua vigliaccheria. Loro che non hanno che sotterfugi e compromessi nella loro vita.
Ogni volta che ti guardi allo specchio e non ti trovi. Quando non riesci ad essere te stessa, nè il personaggio che ti sei creata senza soffrire.
Ogni volta che rotoli in un mare di merda e cerchi di darti un contegno ugualmente. Quando ti trovi a mendicare l'amore che non ti meriti perchè non sei perfetta.
Ogni volta che per avere una carezza devi vendere una parte di te.