27.2.10

Parole che vagano

I discorsi che tornano, frasi già dette, cose già viste.
Conferme inaspettate. Dettagli che mi soffermo a guardare, incantata. Quelle piccole cose che mi fanno star bene. Il cielo azzurro, la musica, i miei pensieri felici.
E il sonno che porta parole e voci e visi, sorrisi. Lacrime, baci, carezze e morte.
Presenze che si sentono a occhi chiusi. Calore che giunge inatteso.
E la musica che continua ad accompagnarmi, sempre nella testa, giorno e notte. E il desiderio di cambiare le cose che non vanno e di farlo in fretta, perché c'è tempo, ma non ce n'è mai abbastanza per tutto.
E raccontare le mie storie, raccontarle il più possibile. E usare ancora i colori, che non uso da tanto. Dipingere i miei pensieri, di nuovo. E prima o poi scolpirli o modellarli, o inciderli.
Ho bisogno di respirare.

21.2.10

Il 13, una linea, una garanzia

Ogni volta che prendo il mio mezzo pubblico preferito, anche perchè il più vicino e tutto sommato il più comodo, so che qualcuno darà segni di squilibrio.
Da sempre, quindi oramai una quindicina d'anni che lo uso (oramai sporadicamente, che al lavoro ci vado a piedi), sul 13 c'è qualcuno. Non è gente pericolosa, almeno di solito. In anni ho visto solo un signore di mezza età che tentava di scatenare una rissa, per il resto la maggior parte canta o sbraita, o parla da sola.
Di per sè non è grave. Insomma, se non gridano come aquile e non sono aggressivi non è un problema. Però su altri tram e bus non c'è la stessa concentrazione.
C'è di buono che ci sono pochi maniaci, che invece ho trovato su altri mezzi. A meno che non piova a dirotto e non sia l'ora di punta. Allora qualche rischio c'è. Ma sono sempre gli stessi, se li conosci li eviti.
Ieri un signore gridava che l'Italia dovrebbe uscire dall'Europa e diventare una nazione come la Francia. Poi cantava tamburellando sonoramente su uno dei sedili accanto alle ruote del bus. Era meglio quando cantava, tutto sommato. La gente che urla non la sopporto più.
Quello che fa tristezza è che di solito li si ignora, diventano trasparenti. Anche quando dicono cose che un senso ce l'hanno. O si pongono domande che molti di noi non si pongono più, se se le son poste un tempo...
E so per certo che alcuni proprio non se le son mai poste, certe domande, e vivono di certezze di cartone senza pensare. Senza la sensibilità che dovrebbe renderci umani, ma con tutta l'aggressività di chi non vuole sentirsi raccontare un'altra storia per paura che quelle certezze crollino. Meglio riempirsi la testa di vaccate, seguire la via tracciata da altri.
Che è più comodo.

19.2.10

Il tempo delle medie 6 - Il buio

C'è stato un anno particolare, allora.
Possiamo chiamarlo l'anno buio. Perché lo è stato. Un anno o quasi in cui passavo tutti i pomeriggi chiusa in camera mia, a letto e al buio. Non dormivo, no.
Me ne stavo lì al buio e ascoltavo la musica.
Ascoltavo Nik Kershaw che cantava "Wouldn't it be good", gli INXS con "Original Sin", "Relax", qualsiasi cosa passasse la radio. Ascoltavo e restavo lì, al buio, sdraiata sul mio letto a sperare in qualcosa di meglio.
Mi mancavano i miei nonni, odiavo la scuola, odiavo un po' tutto e soprattutto me stessa perché non ero come volevo io.
Così, a volte, chiedevo a mia mamma di stare a casa anche al mattino. A scuola andavo bene e non c'era mai grossa resistenza alle mie assenze. Quando c'ero andavo bene, se non c'ero recuperavo in fretta. Nessuno s'è mai preoccupato.
Infatti non mi è mai successo di tagliare (marinare, fare sega o comunque lo si dica) per starmene in giro di nascosto. Io dicevo a mammà che quel giorno non mi andava e restavo a casa. Quale posto migliore?
Così, in quei giorni, mi alzavo solo per mangiare. Poi tornavo a letto a sognare il mio futuro, o tanti futuri alternativi. O tanti presenti alternativi. O almeno dimenticavo quel presente lì.
Oggi sento la mancanza di quel tempo.
Vorrei potermi chiudere al buio con la sola musica a farmi compagnia per giornate intere. Mattine, pomeriggi e sere. Insomma, un altro anno buio, questo.

15.2.10

La casa

Questa casa l'ho sognata più di una volta.
La conosco bene eppure ha degli angoli che ogni volta mi sorprendono. Che tipo di casa sia non è definibile. Perchè ha ampie vetrate, spazi enormi, stanze in quantità e tetto e giardino. E un bagno che sembra una piscina. Quello nell'ala a destra dell'ingresso.
Non frequento tutte le stanze ogni volta che la sogno.
Ci sono notti in cui mi sistemo in una stanza piccola e piena di finestre, dipinta di bianco e con infissi scuri, di legno. Ho una scrivania, un letto comodo e tutto quello che serve. Le finestre sono alte e strette e da lì vedo la strada.
Altre notti amo stare in uno dei saloni. Tutta una parete è una singola vetrata. Ci sono divani in pelle marrone (che non ci ho messo io), morbidi e accoglienti. Ci sono tavoli di legno e cristallo e molte piante in vasi di vetro. Un tappeto. Un mobile basso.
Poi c'è un'altra sala, molto simile, che però è una sala da pranzo.
L'ala destra della casa è quella che conosco meno. Ci sono stanze molto più ampie e luminose, c'è quel bagno che ha una vasca che sembra una piscina e una veneziana che dà sul blu.
E c'è il giardino. Più in fondo, quasi nascosto. Un giardino verdissimo con un luogo segreto. Una piccola piazza, lastricata, coperta da un tappeto di aghi di pino ancora verdi che non devono essere calpestati. Ci si cammina attorno. Fino alla statua. Ci si arrampica fino ad arrivare dietro alla grossa testa di leone. Ci sono impronte di piedi scalzi che quasi brillano sulla pietra a segnare il passaggio. E c'è la testa di leone da cui sporgersi cantando e ridendo. Un luogo sacro in qualche modo, ma allegro. E, prima di scendere, non si resiste alla tentazione di toccare con una mano la bocca aperta del leone. Con una sorpresa.
Io aspetto di rivederla ancora, la casa, l'ala destra e il giardino. Mi appartengono anche se non so se sono mie. Come non so se i sogni sono miei, solo miei, per davvero.

14.2.10

Ottima intuizione

"Lo sai vero che tutto quello che esiste, esiste perché è stato immaginato?"

La regina dei vampiri in True Blood, seconda stagione.

9.2.10

Uffa!

Lo sapevo...
Non abbiamo nemmeno in mano i biglietti e io sono già emotivamente disturbata. Mi fa male lasciare casa mia, fare le valigie, andare lontano tanto che non posso tornare in meno di un'ora a piedi.
Non ho paura di volare, nè delle malattie. Nemmeno il cibo e le condizioni igieniche mi turbano. Non mi frega niente di viaggiare in due con uno zaino solo, non è del traffico in India che mi preoccupo.
Semplicemente non vorrei uscire da qui.
Vorrei viaggiare senza muovermi.
Solo che qualcuno in famiglia non sarebbe così contento.
Così, da qui ad allora, farò finta di non sapere. O mi viene da piangere ogni due minuti.

6.2.10

Nota per me...

I due tasti quasi cancellati della mia tastiera sono la I e la O.
Che io debba pensare un po' meno a me stessa e occuparmi di più degli altri?
Mah!

4.2.10

Errori di cuore

1) Pensare di non poter vivere senza l'altro.
2) Dimenticare la propria dignità.
3) Credere che l'altro sia quello che noi pensiamo.
4) Stringere invece che accarezzare.
5) Interpretare un sì come un punto d'arrivo.
6) Vivere pensando di possedere.
7) Non voler vedere i difetti.
8) Credere di salvare/guarire/cambiare l'altro.
9) Non accettare le sue decisioni.
10) Dare all'altro il potere su di noi.
11) Pretendere che diventi quel che noi vogliamo.
12) Non ascoltare le sue parole e
13) non vedere i suoi gesti.
14) Aspettare che ci dia ciò di cui abbiamo bisogno.
15) Pensare che ragioni come noi.
16) Illudersi che sia lo stesso uomo che ci corteggiava.
17) Non esser pronti a delusioni anche pesanti.
18) Pensare di non avere possibilità.
19) Ridursi uno zombie per fargli pena.
20) Fingere cose che non ci sono.
21) Perder tempo con giochi di ruolo.
22) Smettere di esplorare l'altro.
23) Avere paura.
24) Avere paura.
25) Avere paura.
26) Avere paura.
27) Avere paura.
L'amore richiede coraggio, prima di tutto.
Poi solo amore.

1.2.10

Uomini che... fanno sangue

Visto che negli ultimi post sono stata più intimista e pesante, vorrei riportare il blog al solito livello di idiozia mostrando una rapida selezione di giovani vampiri niente affatto male.

Il vampiro che la sa l
unga, da "Moonlight":



Quello annoiato da morire, da "La regina dei dannati":


Quello che fa la cosa giusta, sempre da "Moonlight":



Il papà di tutti i vampiri, ovviamente Dracula...


Il vampiro che più triste non si può, da "Intervista col vampiro":



Quello che gioca col cibo, da "Twilight":




Quello che ci tiene al look, da "True Blood":



E il mio preferito, l'artista, da "Blood Ties":



Un paio di questi giovanotti non decomponibili li avete già visti prima su queste pagine...
Ecco, livello di idiozia ristabilito, posso ricominciare a fare la donna seria.
Ma non oggi.