31.12.13

Prima di andare via (cit.)

Non saprei, anche se volessi, fare un bilancio di questo anno.
Mi è sembrato interminabile, a volte. Soffocante, lento, melmoso e mai liscio. Come potrebbe essere un anno difficile.
Un anno di attesa e di cambiamento insieme.
Perché se nel corso degli anni questa pagina è stata: "la passione, l'amore, la danza, la vita", "oggi è un altro giorno", "e se QUEL giorno fosse oggi?", "qualcosa sta cambiando", poi "chi si ferma è perduto" e "girati e affronta il mondo"... Beh, oggi è "here I stand and face the rain", il che significa, credo, anche che dopo aver tanto corso sto raccogliendo i primi frutti. E so che ce ne saranno. Perché? Perché me li merito.
Questo poteva essere un Capodanno completamente diverso, poteva essere mille cose diverse. Qui, adesso, mentre fuori i soliti quattro imbecilli cominciano a far tuonare i loro botti io so che è un Capodanno diverso.
Sono stanca, come non sono mai stata prima nonostante tutto. Ma soddisfatta.
Ho conosciuto persone meravigliose.
Ho avuto opportunità che nemmeno immaginavo.
Ho scritto un romanzo e ne ho iniziato un altro molto ma molto bello.
Ho dipinto delle tele che per me sono stupende.
Ho parlato, ascoltato e ho amato il silenzio.
Ho, forse, sbloccato qualcosa.
Insomma, sono cresciuta. Sono cambiate le mie prospettive e non importa se non sono quelle che immaginavo un tempo. Sono cambiate e mi danno in cambio solo note piacevoli.
Quindi...
Prima di affrontare questo nuovo rito di passaggio con brindisi e lenticchie velocicchie, dopo aver cucinato anche più del dovuto per la cena con gli amici, anche se non ci saranno tutti e ne mancheranno sempre troppi...
TANTI AUGURI a chi passa di qui. Anche se non vi "vedo", vi voglio bene lo stesso. Perché tanto lo so che ci siete...
Io vedrò di inizare l'anno nel migliore dei modi, dormendo.
Poi dipingendo e scrivendo, e rompendovi i bit quando passerete a leggermi.
Un abbraccio virtuale!
Paola

25.12.13

Pioggia anziché neve

Un Natale tranquillo, le poche cose che contano.
Gli affetti e il relax, nessuna ipocrisia o buonismo. Pochi regali ma buoni. Libri e film. Quello che serve per sognare.
Ora che sono ufficialmente in vacanza potrò dedicarmi alle cose che amo e riposare un po'.
Soprattutto voglio scrivere, motivo per cui oltre alla stanchezza, ultimamente latito.
Ho un nuovo incarico, credo di non averlo ancora detto. Una rubrica settimanale sui libri su un giornale web che "debutterà" a fine gennaio. Non di recensioni, perché non sono un critico ed è già pieno di non critici che fanno recensioni e non sanno nemmeno da dove iniziare. Io vorrei occuparmi di farli conoscere, i libri, non di giudicarli. So che, ogni volta che qualcuno dice male di un libro che ho amato, io ci resto male.
Sono convinta che un libro che non mi piace possa essere un libro meraviglioso per un altro e, siccome c'è spazio per tutti non voglio sprecare il mio per criticare.
Una cosa vorrei... la neve.
Ecco, sì, una bella nevicata tosta come quando avevo 16 anni. Di quelle che si blocca tutta la città.
Io ci spero, magari da qui al 7 si avvera. O magari anche dopo, tanto io vado a lavorare a piedi...
 

19.12.13

Io ci provo

Almeno a sopravvivere.
Momento di super lavoro e io reggo, reggo, reggo... stramazzo.
Quindi, prima che accada l'irreparabile e io crolli in un coma ristoratore (forse, ma dico forse dopo il 24... però al 24 ci devo arrivare) vi faccio gli auguri. Poi magari riesco a passare anche prima e durante.

16.12.13

Un consiglio spassionato

Comprate questo libro.
Farete del bene al reparto di Oncologia Pediatrica dell'ospedale Santa Chiara di Pisa. E avrete un bellissimo libro di racconti-ricette-illustrazioni-consigli-poesia e chi più ne ha più ne metta...
Compratelo qui o nelle librerie Feltrinelli...
Vi assicuro che vale la pena.

14.12.13

Andata

La prima è andata. Un po' male causa forconi impazziti, ma è stato bello.
Pochi intimi e una sorta di "prova generale". Ce la posso fare.
Sono stata impegnata, molto.
Lo sarò sempre più, credo. Ma per ora mi piace.
Ora ho qualche dubbio, come molti miei concittadini.
Io lavoro vicino alla sede di un partito (chiamiamolo così). Di solito, appena c'è nell'aria non solo il polline ma anche l'aria di una manifestazione ecco che compare la camionetta della polizia. Stranamente questa volta, pur con un certo anticipo nel dichiarare questa specie di "sciopero forzato", nemmeno un poliziotto a presidiare la sede. E poco più in là, a macchia di leopardo, gente che va sfasciando vetrine e obbligando i negozianti (che di Natale vivono) a chiudere. Per poi riaprire, perché proprio non è il momento di tenere chiuso. E richiudere quando ripassa la folla di gentaglia.
Che poi, va tutto bene, siamo tutti stanchi e stufi, e salassati. Vero.
Ma che c'entra il piccolo negoziante? Dico, ce l'hai con i politici? Scassa i marroni a loro.
Vuoi far crollare il governo? Ca...o fai chiudere il Carrefour?
E poi cosa? Un paese governato dalle forze dell'ordine?
Siamo proprio sicuri che non siano stati organizzati da uno degli autori di candid camera?
Siamo sicuri che farsi la guerra tra poveri sia la cosa migliore?
Non so.
Questo mondo non mi piace proprio. E va peggiorando.

5.12.13



Parole insane in corpore sano

Presentazione del mio libro "Parole d'amore insano" il 12 dicembre 2013 a Torino, ore 18,00 presso SUPERCIBARIUS, Via Domodossola 9.
Con la partecipazione della fantastica Ilaria Pisacane e il suo flauto traverso, ad accompagnare la lettura di alcune delle poesie contenute nel libro e di brevissimi brani tratti dai miei nuovi e molteplici lavori.
Vi aspettiamo numerosissimi!!! 
 

3.12.13

Sono il vostro incubo

Vignette di Bitstrips.com
O se preferite sono la bimba di The Ring...
Abbiate pazienza, oggi va così.

Detto tra i denti da chi lavora in cantina...

Che poi il problema è che i dipendenti di Amazon son maltrattati.
In Francia e Germania, perché qui probabilmente oltre a essere maltrattati brucerebbero in un rogo con lo sdegno del popolo tutto, ma dieci minuti dopo un nuovo magazzino-capannone pieno di condannati ai lavori forzati aprirebbe i battenti. E tutti vissero felici e contenti.
Fino alla prossima volta. E ancora.
Che poi il problema è che i poveri dipendenti di Amazon in Francia e Germania, dove sono noti per non avere alcun sindacato e non sapersi ribellare quando si tratta di diritti e dignità, vengono perquisiti mattino e sera. Qui, probabilmente, il signor Amazon (che di sicuro ha le sue idee sul lavoro, anche non condivisibili, ma che lo hanno reso miliardario) verrebbe derubato prima ancora di mettere la merce in magazzino. Non ci sarebbe alcun bisogno di perquisire, quindi. Qui siamo civili.
Che poi, questi sfortunatissimi lavoratori, non possono parlare sul lavoro e hanno firmato un accordo di riservatezza. Ma guarda, pure dove lavoro io se mi metto a far due chiacchiere non son contenti. Si dà il caso che io debba produrre. E vallo a dire a chi sta in catena di montaggio se ha tempo di parlare del più e del meno mentre qualcuno gli conta i pezzi appollaiato sulla spalla destra. O a quelli dei call-center che hanno il tutor con il cronometro. Oh, certo, non è piacevole. Mio padre dice spesso che se il lavoro fosse una cosa bella non ti pagherebbero per farlo.
Che poi, si dice, questi poveretti lavorano in condizioni disumane.
Hai voglia a dire che le condizioni disumane sono altre.
Non si può mica paragonare un magazziniere di Amazon impiegato con regolare contratto in un'azienda tipicamente americana, magari non la migliore dell'universo, magari un tantino restrittiva; paragonarlo a un cinese clandestino che lavora giorno e notte e tra un turno e l'altro dorme nel retro, dove muore bruciato vivo perché tutto fuorché regolare - figuriamoci il contratto. No, i paragoni non si fanno.
Non sta bene.
Il magazziniere di Amazon, europeo e regolarmente assunto è un povero schiavo.
Boicottiamo Amazon, su.
Non teniamo conto dei paesi di cui si parla, non teniamo conto dei sindacati che là funzionano, non della possibilità per una persona di licenziarsi e cercare un posto migliore. Non teniamo conto dei diritti che qui abbiamo conquistato (dovrei dire lì, forse, che qui li stiamo perdendo) e del fatto che qualora fossero compiuti abusi o reati ci sarebbe di sicuro un intervento. In Francia e Germania le leggi le rispettano un po' più che qui, diciamolo pure. Boicottiamo Amazon perché il suo padrone è cattivo.
Non perché avendo sede il Lussemburgo potrebbe non pagare le tasse in modo corretto rispetto ai concorrenti con sede in Italia. No, a noi gli evasori eventualmente piacciono... se miliardari ancora di più.
Tant'è.
Che poi anche i cinesi evadono. Sono tanti, lavorano troppo e in nero. Ci fanno su i servizi giornalistici almeno una volta l'anno. Tutti sanno dove sono e in che condizioni lavorano, ma guarda caso non c'è modo di farli smettere. E, dicono, non pagano nemmeno i rifiuti... Ma le commesse da chi le prendono?
Che poi hai voglia a boicottare i cinesi. Magari riesci a far chiudere un negozio nel quartiere, tanto ne aprono altri tre. Magari li fai chiudere tutti, poi vai in centro e compri la stessa merce pagandola dieci volte tanto.
Ci sono imprenditori geniali che danno il lavoro a quei laboratori o altri simili con operai sottopagati e maltrattati (ma forse maltrattare un cinese si può fare, che non capiti mai a un francese per carità), poi applicano una bella etichetta con "Made in Italy" sopra, una marca in voga e via. Stessa qualità (o poco differente) e guadagni decuplicati. E certo, io boicotto lo sfigato cinese che sta nel negozio magari obbligato (ché tocca pagarsi il viaggio della fortuna per venire qui) per dare soldi a un furbo italiano. Grande.
E non è che non so come funziona.
Che poi io son vent'anni che cucio biancheria in un laboratorio. E mi va di lusso, perché ho il riscaldamento, un bagno, un microonde, un frigo e uno stipendio. Non alto, ma c'è.
Faccio le mie ore e posso tornare a casa. E se anche lavoro in un sotterraneo (si dice "piano interrato", che scrittrice sei!), posso uscire per pranzo e per tutto il tempo che mi resta dopo le ore di lavoro. Che sono regolate da contratto. E ho anche firmato un accordo di riservatezza...
Che poi, e lo so che comincia a dare fastidio ma me ne frego, le firme per cui di volta in volta lavoriamo non è che non tirino sul prezzo e poi vendano quello che ci pagano al limite del possibile, sfiorando a volte la perdita - ma cosa non si fa per tenersi un cliente al giorno d'oggi - magari non dieci volte tanto ma cinque sì.
E si fanno milioni. Gli altri.
Per cui, se mi si chiede perché non boicotto i cinesi (che vengono qui a rubare lavoro e tutto il resto, come i colleghi africani che schiattano raccogliendo pomodori qui al sud - al nostro sud, non in Africa) rispondo perché io "faccio la cinese".
Perché io qui lavoro, regolarmente - ed è già un gran vantaggio, perché non tutti sono così fortunati nemmeno qui - in un mondo in cui la logica del profitto è l'unica che conta. Quindi boicotto quelli che il lavoro lo danno ai cinesi e lo spacciano per proprio, non i cinesi che stanno h24 (quanto ci tenevo a dirlo!) chiusi in un capannone in condizioni terribili. Non quelli che vengono sfruttati per davvero da gente che poi si fa bella a portar in giro il "Made in Italy".
Quindi sì, io compro nei negozi dei cinesi. Compro jeans a 10 euro che mi durano lo stesso tempo di quelli che altrove pagherei 80. Tanto mi avvelenano anche gli altri. Tanto ci siamo già avvelenati in questi anni quanto basta per dieci vite tutte insieme. Tanto lo stesso discorso vale anche per il cibo, per le industrie che producono sia marca che sottomarca con le stesse materie prime. Non sono così scema da pensare che sia diverso.
Quindi sì. Cerco di sopravvivere. E compro cinese nonostante tutto, e compro da Amazon anche se picchia i suoi magazzinieri e minaccia di morte i loro consanguinei se parlano con qualcuno, manco fossero tutti imparentati col Padrino. Teste di cavallo mozzate nel letto del povero magazziniere che ha osato lamentarsi della perquisizione.
Oh, insomma. Ma quanto riusciamo a essere ipocriti?