31.12.21

Questa non è più camera mia - parte terza - discorso di Capodanno

Poi succede che improvvisamente ti trovi alla vigilia di un nuovo anno e non hai nessuna voglia di fare bilanci, perché conti alla mano sono due anni quasi che non faccio altro che ricalibrarmi di mese in mese. L'anno scorso è stato in qualche modo più pesante del precedente ma in qualche modo è stato utile. 



Mi ero persa, nel tempo, per svariati motivi. Avevo smesso di parlare, di esprimermi. Ho smesso di ballare. Ho perso Cali, credo il colpo peggiore dell'anno anche se già lo sapevo dall'estate precedente. Ho perso i punti cardinali della mia vita per poi ritrovarne alcuni e ricominciare e ricostruire con basi nuove. Ho cercato di adottare un cucciolo e ora aspetto che arrivi una canappia adulta da un canile dell'Abruzzo. Ho detto tanti no - che non sono abituata - e ho intenzione di dirne altri quando sarà il caso, sapendo che ho vicino chi quei no li rispetta sempre. Non ho perso l'abitudine di osservare e decidere in base ai fatti, questo resta a mio favore anche se non discuto più le mie decisioni.


Ho riaccolto Tersicore, anche se non abbiamo ancora un equilibrio perfetto come avevamo un tempo; ho ricominciato a sognare, a vedere i corpi muoversi, a sentire la musica attraverso le immagini. Ho creato un pezzetto di coreografia per il saggio di pole delle mie amiche, ché per ballare è ancora presto. Ho di nuovo idee e voglia di ricominciare, anche se non so da dove perché ho perso il feeling e gli stimoli. Ricominciare fa male, resta sempre il fantasma di ciò che è stato e che in certi casi non ci sarà più allo stesso modo. I lividi, la fatica, il corpo che si deve abituare.

Ho scritto tanto, da ottobre a questa parte, rielaborando quel lavoro che da troppo avevo sospeso. E mi piace, finalmente. Ho avuto belle conferme e ne aspetto altre, anche se significa fare sul serio stavolta. Ho voglia di farlo, di raccontare le mie storie senza dover pensare ad altro.

Ho iniziato a chiamare col suo nome lo stupro, che finora ho sempre glissato sul termine pensando di renderlo più gentile. Ho capito che in alcune cose di gentilezza non ce n'è e che non fa meno male se fai finta che non esistano. E che è inutile nascondere cicatrici e non voler vedere i segnali.

La volta scorsa sono uscita ridendo dallo studio della mia terapeuta.

Ho capito che niente è come prima. Ora che tutto il mio mondo è praticamente raso al suolo io mi sento più consapevole, più libera e a tratti anche più felice. Questo mi ha insegnato quest'anno e mezzo di purgatorio: ridefinire i confini.

Inutile girarci attorno: sono cambiata.

C'era tutta una serie di priorità che ora non c'è più, una serie di persone di cui pensavo di non poter fare a meno che in qualche modo mi hanno dimostrato che posso benissimo, una serie di cose di cui non mi importa più una cippa.

Non sento urgenza. Non di evadere, non di fare, non di pubblicare, non di vedere, non di sentire, non di far vedere che ci sono, non di dimostrare che sono brava, non di ammazzarmi di fatica per niente. 

Ho trovato che non voglio limiti posti da altri, che non voglio essere imbrigliata dalla visione che altri hanno di me, che ancora non voglio adeguarmi. Che non sono una cosa, non una scommessa, non una persona da salvare, non una che si deve accontentare. Che non ho voglia di inseguire qualcosa, nemmeno un sogno. Che non voglio essere sistemata e infelice.

Che ho voglia di prendermi cura di me, anche solo scegliendo cosa mi rende felice, anche se può sembrare egoista. Che ho voglia di accettare chi sono anche se non sono come vorrei. 

Che questo mondo si muove in un modo che a me non piace e che non ho nessuna voglia di adeguarmi ancora, a costo di perdere in simpatia e popolarità.  Non sono più asociale di prima, ammetto di sentirmi meno tollerante ma non mi interessa trovare colpevoli in giro. Che ognuno continui a pensare ciò che vuole, ad agire come vuole, ad arrabbiarsi inutilmente. Io mi tiro fuori. Questa non è più camera mia, forse non lo è mai stata. Quindi, ecco. Vado nella mia, almeno lì ci sto bene.