28.10.09

Mai, ormai

In gioventù e durante la breve esperienza di ballerina non sono mai uscita con un calciatore.
Ne ho frequentati un certo numero fin da quando andavo alle medie, ero spesso alla sede del Torino e ho conosciuto un numero imprecisato di giocatori. Bravi e meno bravi. Tanto per me era tutto uguale. Mai importato del calcio.
Ricordo di aver conosciuto il portiere Terraneo che forse facevo ancora la quinta elementare. Un uomo coi baffoni e la voce sottile. Gentilissimo o dolce, non saprei. (Comunque all'epoca ero troppo piccola per approfittarne e gli uomini più grandi non mi son mai piaciuti granché)
Poi son cresciuta, qualche volta abbiamo pranzato in sede con alcuni di loro di cui non ricordo nulla. E ancora intorno ai 15 anni ho ballato con Junior a una festa, mentre mammà e company mi guardavano divertiti. Sempre a quell'età più o meno, facevo da candela alla mia amica che usciva con Osio. Ho conosciuto Comi, stavolta al bar. Ho scherzato per un anno con Morucci e Borroni, della primavera, con Sordo e Bolognesi qualche volta.
L'unico calciatore che mi sia mai piaciuto era un giovane soprannominato "l'inglese", che stava sempre per i fatti suoi e non è rimasto molto a Torino. Era il tipo un po' dark e un po' new wave che mi piaceva. In più era fidanzato e fedele. Cosa che mi ha precluso qualsiasi possibilità.
Andavo con le amiche a vedere gli allenamenti al Filadelfia quando Marchegiani parava nella primavera. Loro ne avevano un motivo, almeno una su tre aveva lì un fidanzato. Io no.
Diciamo che non mi sono mai piaciuti gli uomini sudati, motivo per cui anche le mie relazioni con i ballerini sono state scarse.
Poi ho semplicemente smesso di frequentare quel giro. Smesso di ballare, smesso di sorridere, di divertirmi, di vivere con passione. Questo capita quando ci si fidanza con uno psicopatico.
Non so se mi manca il fatto del calciatore. Non credo. Comunque oramai non posso che prendere atto che sono stata una mosca bianca una volta di più.

24.10.09

Il tempo delle medie 3 - posizioni

Per qualche mese, sul mio banco e su quello della mia amica e vicina Flora ha campeggiato una di quelle targhe a sbarra che di solito si vedono negli uffici sulle scrivanie con su la qualifica del proprietario.
Sulla mia c'era scritto: "Avvocato delle cause perse", mentre Flora era l'avvocato delle cause vinte.
Si capisce anche da poche cose l'evoluzione di una persona. Per me bastava leggere la mia qualifica. Ho sempre amato i perdenti, gli sfigati, i sofferenti, quelli che fanno fatica a tirare avanti.
Quelli che hanno un po' di poesia nella loro vita.
Sono il tipo che si batte contro i mulini a vento. Piena di fantasia riesco a vedere un nemico vero anche dove non c'è. Mi merito il soprannome (che tra l'altro è autoaffibbiato) di Don Cosciotte e già che sono multipla sono anche Santa Panza.
Tutte le mie scelte sono sempre state fatte da questa prospettiva...

20.10.09

Once upon a time in my social life...

Sebbene io sia timida a livelli spaventosi e abbia mascherato questa "debolezza" con aggressività ed esibizionismo, io ho conosciuto moltissime persone.
Non solo incrociato e visto qualche volta. Molte delle persone che conosco, sebbene restino in buona parte dei semplici conoscenti, le conosco più che per una semplice stretta di mano.
Ho una certa propensione per il rapporto stretto, anche se per poco tempo. Delle persone mi resta qualcosa e mi piace pensare che a loro resti qualcosa di me. Poi magari la magia passa e le persone magari non le vedo più, le frequento meno, spariscono, espatriano...
Ciò non cambia nulla nel rapporto che avevamo e che abbiamo, se un rapporto c'era.
Una volta stavo camminando con una mia amica, da casa mia verso il centro. A ogni isolato c'era una persona che mi salutava, tanto che la mia amica ha pensato di commentare così: "Mi sembra di andare in giro col Papa..."
Io magari non me ne rendo conto. Sono abituata al fatto che la gente vada e venga dalla mia vita senza grossi traumi. A casa mia, una decina di anni fa, c'era gente diversa a cena almeno due volte a settimana. C'erano gruppi di persone che venivano per svariati motivi.
Prima c'erano persone con cui condividevo viaggi, sogni, studi, interessi. Persone che incontravo al bar, in banca, ai giardini. Tutte queste persone mi riconoscono e mi salutano anche dopo anni (ma tanti) che non ci vediamo.
Io non me ne rendo conto. Ho sempre avuto una vita sociale decisamente piena, a volte pure troppo. E oggi non mi manca quella vita là. Oggi è cambiata, anche se i meccanismi sono gli stessi. Le persone si avvicinano, restano un po', poi se ne vanno e possono tornare quando vogliono.
Le persone mi sorridono, scambiano battute, cominciano a salutarmi anche quando mi incontrano in contesti diversi.
Io non me ne rendo conto. Forse non sono la merdaccia che penso di essere...

17.10.09

Memento

Ci sono cose che non riesco a fare come gli altri.
Non telefono, chiedo poco spesso notizie, non mi intrometto praticamente mai. Le mie sensazioni sono spesso molto più forti di quel che dò a ve
dere, le emozioni travolgenti.
Capita così che a volte io non riesca a dimostrare quanto davvero io tenga a una persona. Ho l'abitudine di lasciare che le persone vadano, non le trattengo nemmeno quando mi manca l'aria se se ne vanno. Rispetto talmente lo spazio altrui che a volte mi dimentico che anche gli altri hanno le loro peculiarità, anche loro magari n
on telefonano, magari non scrivono, magari sono timide, imbarazzate, tristi. E loro vanno.
Capita così anche con un amico recente, il mitico Zu. Il gigante buono della compagnia. L'immagine che ho di lui in mente risale al giorno di un altro arrivederci, quello a Letizia. Noi su di una terrazza magnifica su via Po. Hank e io seduti contro la ringhiera, Cieli letteralmente sdraiata ai miei piedi e Zu, con un ventaglio in mano a difendersi dal caldo, che ci parlava con nonchalance di locali equivoci e di scambismo, di strani incontri e di donne lupo, seduto su di uno scalino tra la terrazza e la casa.




Ora che anche lui è partito e vaga per il centro Italia in attesa di sistemazione, mi restano in mano tre carte. L'immagine sfocata di una serata tra amici, l'interpretazione di una Fata, la voglia di attendere un vago rientro di Zu. Un momento in cui ritrovarci e ridere ancora, sfiorargli il ginocchio o toccargli dolcemente le maniglie (...), aspettare che arrossisca o che brontoli per una battuta da camionista delle mie. Perché io ho sempre il dubbio di non saper tenere vicino le amicizie, le persone. Ma so che lui ha capito chi sono e che ancora capirà ogni volta che ci vedremo. Un bacio, anzi, un baciottolo!

14.10.09

Genesi di un romanzo strano

Ero al pc. Una casa editrice aveva appena accettato la raccolta di poesie e mi aveva fatto una proposta. Mi sentivo felice, indecisa ma felice. Così ho scritto a qualcuno che ne sapeva più di me e ho chiesto aiuto, cosa che mi riesce davvero difficile, ma l'ho fatto. Ero felice.
Ho anche pianto, un paio di lacrime.
Poi avevo voglia di cazzeggiare e la tastiera invitava. Ogni tanto parto senza un motivo, senza un'idea, un'atmosfera da riprodurre. Senza un sogno.
Qualche volta mi metto in ascolto, il rumore di un'auto in strada, una musica ascoltata da poco, parole che vanno giù da sole e che poi cancello.
Così pensavo a qualcosa di stupido da scrivere, perché non avevo voglia di mettermi a lavorare sul mio romanzo eterno, quello che rivedo in continuazione e che non va mai bene. E mi è venuto qualcosa di davvero stupido, a pensarci.
"Prima di azionare la maniglia attendere che il treno sia fermo".
Stavo per scrivere che era vietato sporgersi, invece è venuta quella della maniglia. Mi è venuto da sorridere, poi ho cambiato un paio di parole e ho continuato a scrivere. Il giorno dopo ancora, e poi così, due sere a settimana (quando in tv ci sono gli approfondimenti politici) per qualche mese.
Sapevo dov'era l'inizio e sapevo dove volevo farlo finire, mi è bastato riempire lo spazio in mezzo.
Non è il genere che scrivo di solito. Non sono poesie, ma questo gli amici più attenti già lo sanno. Io non scrivo poesie. Cioè, le scrivo anche, ma preferisco la prosa.
Non è scritto come amo scrivere, ma mi piace. Lo sento mio anche se mi somiglia solo in parte.
E adesso che qualcuno lo ha letto e che è in viaggio lontano da me mi rendo conto che ne avevo bisogno. Mi ha portata in viaggio finché l'ho scritto. Ora spero che porti in viaggio altre persone.
E che le faccia sorridere un pochino.

11.10.09

In assenza di mito

Quante volte capita di sentire qualcuno che afferma "Tizio è il mio mito!"
Di scoprire che ci sono persone che per seguire i loro idoli musicali vanno fino in capo al mondo, di vedere in tv folle in trepida attesa di un divo hollywoodiano...
Manco a farlo apposta, io non sono una di quelle persone. Non lo dico per tirarmela o fare la superiore. Io proprio non ne capisco il motivo.
Non è che io non abbia scrittori/attori/gruppi o cantanti preferiti. Persone di cui compro libri e dischi o vado a vedere i film. Però nemmeno tutti.
Mi piace Stephen King, in generale. Non tutti i suoi libri sono belli e non sono molto interessata a vederlo di persona nè a chiedergli un autografo (perché mai?).
Mi piacciono alcuni attori, ma non è per la loro presenza che vado a vedere un film che non trovo interessante per trama, regia, genere. Cioè, mi piace Brad Pitt, non per questo vado a vedere Tarantino...
Lo stesso per la musica. Amo i Depeche Mode, ma non li considero dei miti e non sono nemmeno disposta più di tanto ad andare a Milano per sentirli (e in effetti non li ho mai sentiti dal vivo). Mi piace la loro musica, punto.
Credo sia più forte di me. Una volta che li considero come esseri umani perdono molto in interesse. Perché gli esseri umani non sono che esseri umani e gli artisti non sono da meno.
Non che io pretenda da loro la perfezione, solo che quello che c'è nelle loro "opere" non necessariamente c'è in loro.
Il mio senso critico è troppo forte per andare oltre.

7.10.09

5.10.09

Buona (confessioni di una mente pericolosa)

Ho bevuto sangue umano,
augurato la morte, danzato con gli spettri,
odiato con tutta me stessa.
Ho fatto del male in una notte di luna piena.
Assaggiato piacere e dolore,
usato sangue altrui per cucinare,
caricato di magia i miei piatti.
Ho sentito arrivare la morte,
ho diviso la bara con un amico,
mi sono guardata con gli occhi di me stessa defunta.
Ho sentito musica dove non c'era,
ho visto ombre in piena luce.
Nonostante tutto mi sento buona.
Il più delle volte, almeno...

1.10.09

Il tempo delle medie 2

La professoressa di educazione artistica in prima media era irrimediabilmente pazza.
Camminava sotto la pioggia senza ombrello e rifiutando i passaggi in auto, ci faceva fare disegni con le cannucce di plastica e ci vedeva dentro qualcosa anche quando erano robe simili alle macchie di Roscharch ma più colorate.
Un giorno, in primavera, è salita sulla cattedra con i suoi anfibi e ha cominciato a gridare che non era Gesù Cristo. Come se non l'avessimo notato...
L'anno dopo non c'era più.