25.9.07

Lady Ossessione

Lady Ossessione nasconde la sua bellezza, se ne vergogna.
Cammina, su quelle gambe lunghe e nascoste, cercando di non farsi vedere per quello che è. Tiene lo sguardo basso e non alza mai la voce. Solo ogni tanto sorride complice senza mostrare i denti. Non richiede l'attenzione del mondo, ma tutto il mondo la guarda.
Lei tiene le distanze. Sembra non aprirsi mai. Eppure il suo sguardo vaga ovunque in cerca di dettagli da memorizzare. Da interiorizzare, da scrivere su di una pagina indelebile.
Lady Ossessione ti prende piano. Quasi non te ne accorgi e già la desideri. Non puoi non amarla.
Il tuo cuore comincia a battere più forte quando pensi a lei, quando incroci i suoi occhi scuri o quando le vostre mani si incontrano per caso. Hai paura di toccarla, di offendere la sua bellezza con le tue mani sporche, inadatte, indesiderabili.
Eppure, quando la incontri, ogni tuo desiderio riguarda lei.

24.9.07

Pastello

"It's me"
pastelli a olio su cartoncino liscio nero

Clara e i suoi mille talenti

Si può dire che i talenti siano di tipo diverso? Si possono avere talenti contrapposti? Si può dire che una persona sia dotata di talento senza per forza pensare al successo?
Nel caso di Clara i talenti erano sfaccettature della sua personalità. Fin dalla nascita era stata creativa, nel disegno, nell'inventarsi storie, nel modificare testi di poesie e canzoni per adattarle al momento in cui viveva. Senza alcun aiuto, tranne quello della nonna Mity, nel tentare di sviluppare una sola di queste attitudini.
Imparava in fretta, certo. Aveva una memoria visiva e uditiva eccezionale, fin da piccola. E una scarsa propensione alla concentrazione, visto che era perennemente distratta dalle mille idee che le venivano in mente. Così faticava ad imparare le tabelline, ma ricordava una spiegazione di storia da una settimana all'altra quasi con le stesse parole usate dalla maestra.
Aveva l'abitudine di imitare i suoni e i modi di cantare dei cantanti che ascoltava. Divertiva Cri e Bri con i cambi di voce nei duetti tra Nikka Costa e suo padre, o rifaceva i suoni della chitarra di Mark Knopfler in "Tunnel of love", precisi fintanto che una voce umana può imitare e seguire uno strumento senza conoscere il linguaggio della musica.
Eppure si sentiva così "inutile"...
Non era mai sicura di riuscire nelle cose e anche quando ci riusciva trovava difetti ad ogni sua azione, vanificando lo sforzo e non godendosi mai un solo risultato. Riusciva sempre a credere a chi la distruggeva, motivo per cui in poco tempo Psycho era riuscito a imprigionarla nei suoi giochetti. I complimenti non le piacevano e non si fidava mai di chi gliene faceva.
Il talento di trovare le persone sbagliate.
Aveva talento per la danza, anche se non in modo tecnico. Non era perfetta, ma aveva quel non so che... Se non aveva paura di sbagliare coreografia, se non si sentiva goffa e impacciata tra le sue compagne, allora riusciva ad ipnotizzare il suo pubblico. Qualcuno aveva parlato di lei come di una creatura venuta da un'altra dimensione. Certo, lei non ci credeva molto. Perchè la tecnica le mancava. Aveva il fuoco negli occhi, la magia nelle mani e troppa energia da buttare fuori. Lei era solo energia, e con l'energia non si imparano i piccoli passi, i giri perfetti, i salti e i port de brand. Dal suo punto di vista, se non raggiungeva la perfezione non aveva in mano niente di niente.
Era brava a cantare, forse non molto sicura e certo non una professionista. Come si sarebbe impegnata nella danza, così aveva fatto col canto. Nel coro della chiesa, a scuola dalle suore, a casa coi suoi dischi. E l'avrebbe fatto ancora.
Così anche per il teatro, sebbene le continue prove la annoiassero molto anche per i balletti.
Era brava a scrivere, anche se quello che scriveva era molto privato e molto arrabbiato. Perchè lei era arrabbiata e voleva vomitare odio su tutti quanti, voleva farli soffrire quanto soffriva lei. Uccideva i suoi nemici nei racconti, creava eroine serial killer che non avevano bisogno di nessuno, non come lei.
Clara si proiettava nelle sue storie e imparava mille vite diverse. Con l'immaginazione e con i discorsi ascoltati nelle serate trascorse con gli adulti era in grado di capire l'esatta sensazione provata dai suoi interlocutori. Clara aveva talento per questo: sentire gli altri.
Non solo ascoltarli, ma assorbire con la pelle e con il cuore le loro emozioni. Riuscire a capire in profondità quello che stavano dicendo, quello che sentivano o che avevano provato. Può sembrare banale, ma Clara era davvero una specie di spugna. E col tempo ne avrebbe sentito il peso. Perchè avrebbe cercato di aiutare chi stava male anche quando sapeva che sarebbe stata male anche lei. Avrebbe caricato sulle sue spalle il peso del dolore degli altri senza saper gestire nemmeno il suo...
Sebbene nessuno glielo avesse insegnato, Clara era brava a creare vestiti, inizialmente per le bambole, poi per se stessa. Modificava capi che aveva comprato per renderli più adatti al suo modo di vestire, tagliava e cuciva, dipingeva su stoffa e applicava perline e paillettes...
Clara amava disegnare e dipingere. La nonna Mity le aveva insegnato qualcosa, ma Clara non aveva smesso mai di fare esperimenti, di tentare ritratti e paesaggi, anche dopo la sua morte.
Aveva una sua sensibilità artistica, non specifica. Ed una particolare sensibilità umana, che tentava di nascondere il più possibile per non sembrare debole.
Non so dire se Clara avesse davvero un talento particolare. Quello che so è che è sempre stata una persona particolare, nel bene e nel male. Ed ancora lo è.

Da vedere: "Scusi, dov'è il west?" di Robert Aldrich

20.9.07

Orrore

Mi spaventa quello che gli esseri umani possono fare. Quello che noi esseri umani possiamo fare. Noi, quelli con l'anima, la coscienza, l'intelletto, la cultura, la spiritualità. Noi, così diversi dagli animali. Noi che ci distinguiamo e che trattiamo gli altri esseri viventi come fossero creati a nostro uso e consumo.
Noi distruggiamo ogni cosa, come le cavallette con le coltivazioni. Mangiamo più di quanto ci serve, produciamo più di quanto mangiamo, uccidiamo per il gusto di poter avere ogni giorno quel che ci va a genio, senza controllo.
Accumuliamo cose che non ci servono per riempire vuoti incolmabili. Ci facciamo dire da altri quali sono le cose di cui abbiamo bisogno, perchè siamo talmente lontani da noi stessi che non lo sappiamo più nemmeno noi.
Come fossimo bulimici ci ingozziamo di tutto, vogliamo sempre di più e poi ancora.
Non solo distruggiamo ciò che è diverso da noi, ma siamo anche in grado di distruggerci tra noi. Facciamo ai nostri simili cose di cui mi meraviglio ogni giorno di più.
Siamo capaci di uccidere per un parcheggio, di torturare per puro divertimento, di usare violenza se non otteniamo le cose con le buone. Sappiamo usare i nostri figli, derubare i nostri genitori, rendere schiave le persone che ci chiedono aiuto.
Conosciamo la crudeltà e la sappiamo usare talmente bene che la giustifichiamo. Sterminiamo senza pietà pur di avere un guadagno, pur di essere soddisfatti sempre. E il limite si allontana sempre di più, perchè il vuoto che ci divora richiede sempre maggiori soddisfazioni.
E noi, invece di cercare quello che ci serve, lasciamo che il nostro istinto omicida ci porti sempre più lontano. Noi non siamo " mammiferi superiori dal linguaggio articolato e dalle elevate attività psichiche " (dizionario Garzanti), non siamo nemmeno umani.
I nostri bambini si divertono a fare i bulli, a lanciare i sassi dai cavalcavia, a estorcere soldi e merende ai compagni di scuola, organizzano omicidi, torturano, seviziano. E non è colpa della televisione.
I nostri simili mettono bombe, fanno deragliare treni, costruiscono armi sempre più pericolose, mandano altri a combattere le guerre. Danno fuoco ai nostri boschi, inquinano acqua, aria, cibo. Fanno estinguere intere specie animali e vegetali. Fanno qualsiasi cosa per avere potere, per avere fama, successo. Permettiamo che alcune persone guadagnino in un anno più di quanto altri guadagneranno in una vita, poi cambiamo canale se vediamo i bambini africani denutriti, coperti di mosche (perchè guai se vediamo qualcosa all'ora di cena che ci turba l'appetito).
Come se non avessimo la forza di dire basta, come se tutto ciò che vediamo fosse giusto e normale, come se non ci interessasse affatto la realtà.
Abbiamo paura delle malattie, della vecchiaia, della morte. Abbiamo paura che la vita ci porti via il nostro momento di gloria. Abbiamo paura di non averlo, quel momento. Stravolgiamo tutto pur di arrivare a quel momento senza una ruga in faccia.
Non accettiamo la vita.
Siamo una civiltà di gente già morta. Distruttori, sterminatori, crudeli oltre ogni limite, irresponsabili, inumani ma nemmeno animali, corpi senz'anima. Siamo zombie.
Questo mi fa orrore.

Notte in spiaggia

Mi sono svegliata ed il fuoco era spento.
Avevo la sensazione di qualcosa lasciato in sospeso, come se nel risveglio qualcosa fosse cambiato. E forse lo era. Quella straziante dolcezza che aveva accompagnato il mio sogno, portandomi l'ebbrezza della gioventù e della voglia di lanciarsi in caduta libera, svaniva piano mentre la lucidità prendeva il sopravvento. Che sogno straordinario, ho vissuto.
Lo sentivo ancora mentre mi tremava dentro, emozionato, spaventato, indeciso. Il sogno non voleva svanire, anche se sapeva benissimo di essere destinato a questo.
Non ad essere dimenticato, ma a restare solo un vago ricordo di un'ombra della mente.
Lo sentivo in bocca, mentre mi abbandonava. Negli occhi che lentamente lasciavano la nebbia e tornavano alla realtà, quella realtà da cui volevo fuggire e che invece ora mi aspettava per stupirmi dinuovo. La mia realtà, decisamente fuori da quel sogno.
Quel fuoco che dava la luce dorata al sogno non c'era più. C'erano al suo posto tiepidi pezzi di legno consumati ma non del tutto, in mezzo alla cenere. La sabbia sembrava ancora grigia nella luce dell'alba ed il mare davanti a me era cupo e addormentato, scuro e tranquillo.
La notte prima il luogo sembrava diverso, quasi magico. Tutto merito del fuoco, certo. Le fiamme, il calore, la complicità degli sguardi attraverso il falò. La musica che accompagna il tutto... Qualsiasi cosa succeda diventa bella, eccezionale, più forte del previsto.
Nella luce del giorno, al risveglio da una notte colma di sogni deliziosi ed allettanti, tutto sembra diverso. Diventa diverso.
Ci si risveglia e si comprende che il falò è passato, che il fuoco era cosa di una notte e che la vita va avanti ed è meravigliosa così com'è, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto.
Meravigliosa, speciale e piena di tenerezza, come era il sogno fatto accanto al fuoco. Solo un po' meno magica, meno travolgente.
Mi sono svegliata e il fuoco era spento.
Ma stava nascendo il sole...

5.9.07

Minuetto

Prendimi la mano.
Mi lascerò giudare in questa danza dalle tue braccia esperte. Ti seguirò, senza paura di sbagliare, questa volta come ogni altra volta, anche se questa è la nostra prima danza. Chiuderò gli occhi e mi lascerò andare, morbida e aggraziata. Tu farai di me quello che vuoi, mi renderai leggera, mi porterai in alto e mi farai girare la testa. Non ti chiedo altro. Solo portami con te per questa danza e lascia che il suo ricordo mi si imprima nella mente per sempre. Queste emozioni mi serviranno ancora ogni volta che mi sentirò sola, che mi rattristerò e che avrò voglia di sospirare come una ragazzina. Fammi volteggiare. Fai che io mi perda in questo gioco di incroci tra dame e cavalieri e che insegua il tuo volto col mio sguardo nell'attesa di ritrovare la tua mano.
Questo minuetto è come i nostri incontri nello spazio e nel tempo. Ci lasciamo e ci ritroviamo, balliamo incrociando gli sguardi di altri, ma i nostri occhi ci guidano dinuovo a casa.
Ricordi?
Correvamo insieme tra le palme, verso la spiaggia. Il sole era caldo e noi stavamo così bene... Ci tuffavamo così, coi pochi vestiti che possedevamo, e giocavamo con l'acqua. Ogni volta che tornavi non ci staccavamo che per respirare.
La notte facevamo l'amore sulla sabbia, poco distante dai falò. La luce disegnava strane forme e tu amavi le mie cicatrici. Tu che mi avevi liberata dalle catene. Tu che mi avevi offerto aria e cibo e orgoglio. Mi avevi insegnato l'amore ed io avevo applicato ogni sua regola pur di restituirti il dono. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, con la vita, col sangue.
E poi ancora.
Il vento scompigliava i miei capelli lunghi e rossi ed alzava la gonna del mio vestito. A quel tempo insegnavo ai bambini e tu lavoravi vicino alla scuola. I nostri sguardi si incontravano ogni giorno. La guerra ti ha portato via da me, sei volato lontano e tutto è svanito. Come ora.
Ma ogni volta che incontro i tuoi occhi, qualsiasi sia il tuo viso, io ti riconosco. Non ho più paura di perderti, perchè sei sempre con me, ovunque. Sei la mano che mi riprenderà e che mi farà danzare ancora il nostro minuetto, che mi farà girare la testa e che mi farà sentire libera.
Prendimi la mano, balliamo.