30.10.12

Fiabe

Io, egoista,
mi specchio nell'acqua
di Narciso.
Bella del Reame,
cuore di cervo in mano,
uccido il cacciatore.
Vecchia megera prepotente,
insulsa piccola troia,
voglio il mio pasto.
Mostro.
Non sono altro che questo,
fantasma che cerca fantasmi.
Veleno nell'offerta della mela,
pungo la rana che mi porta,
scelgo di annegare.
Ripeto forse il mio destino,
forse morendo vivo,
forse vivendo muoio.
Racconto fiabe a me stessa,
cerco l'isola che non c'è,
sciolgo le ali al sole.
Un suicidio, la vita.
Quanto scontare per vivere,
quanto sognare invano.
Quanti i tramonti che ho perso
sulle acque agitate dei miei sonni,
senza pensiero alcuno.
Non srotolo il mio gomitolo
in un labirinto oscuro,
scelgo la morte. La vita fa male.
Costa troppo volare tra le stelle,
offro il mio cuore in pasto,
se davvero ne ho uno.

Lampi


Il tempo mi muore attorno,
come aria che si fa grigia e densa,
il mondo si rovescia,
la notte non mi è amica.
Battiti e rintocchi,
minuti, giorni, distanze.
Visioni di possibilità che svaniscono,
se solo si potesse stringere il pugno
senza che tutto sfugga. Tempo e sangue.
Quel sogno improvviso e bizzarro
così delicato e puro, naturale
come nulla è mai stato,
ferito, squarciato e lasciato
immobilizzato nell’oblio.
Fino a quando,
lampi di luce rossa,
gioia non provata ancora, sorriderò.

28.10.12

Ricominciare

L'uomo che rubava le parole ai suoi libri scriveva poesie di una bellezza struggente. Non era abituato all'amore e tutte le parole gli sembravano nuove e stupide e senza senso. Eppure le usava, le parole, per dichiarare il suo sentire. Un amore inaspettato e strano, che lo lasciava senza fiato e lo riempiva di nuovi sogni ogni mattina. Così usava le poesie che non aveva mai usato prima e parlava di cose mai pensate prima e amava in un modo in cui non aveva mai amato prima.
Questa è la bellezza della vita, lo scoprire di essere capaci di sentire. Scoprirlo un giorno, senza aspettarselo e senza chiederlo, dopo aver passato la vita intera a pensare ad altro. A come non sentire, per esempio.
Non solo, ma anche capire che non è mai tardi per sognare e per cambiare.
Per sentirsi leggeri, per respirare e ridere sguaiatamente nella notte vagando per le strade che ci han visti piccoli.
Per captare nuovi suoni, ascoltare con nuove orecchie la vita che si muove ininterrottamente. Giorno e notte, minuto dopo minuto. E immaginare per sé qualcosa di diverso, di luminoso, invece del solito buio e del silenzio. Immaginare voci di fanciulli che ripercorrono correndo il corridoio di una casa abbandonata da anni. E tendere le mani e stringerle a quei fanciulli, ai fanciulli che non sono più e a quelli che saranno ancora domani. Parlare con gli spettri sorridendo loro con benevolenza.
E amare, farlo davvero. A qualsiasi costo.
Ricominciare a vivere...

Un piccolo saluto

Corrado non c'è più, le improvvise svolte della vita. Ma qualcosa di lui rimane e per salutarlo con gli altri amici vi propongo il suo libro, il suo ebook.
Lo trovate qui su Amazon...


22.10.12

La donna

L'imprevedibile raggiunge il cuore addormentato.
Solo una frase, semplice e facilmente comprensibile. Eppure difficile. La donna alza la testa e annuisce sorridendo. Lo sa, l'ha sempre saputo. Tiene le gambe incrociate davanti al petto mentre ascolta seduta sul pavimento. Ricorda altre parole spese in una sosta nel lungo viaggio verso il fuoco, parole d'amore condivise con un uomo saggio. E lui che, a sua volta, annuiva.
Ricorda il suo passato, non tutto. Parti che le restano oscure e incomprensibili e che lanciano messaggi allarmanti. Quello che resta non è solo dolore e sa che molto ha un senso se lo si guarda dalla giusta prospettiva.
L'energia senza equilibrio, la forza di combattere i mulini a vento, la rabbia e la rassegnazione. Tutto per arrivare a un oggi ordinario e pulito come uno specchio in cui riflettere i propri occhi. E trovare luce.
E trovare la propria anima nascosta in cicatrici di duecento punti.
La donna alza la testa e annuisce.
E sorride. Conosce le sottili implicazioni di ogni suo respiro, sospiro o pianto. Ogni goccia di sé acquista il senso, la sensazione di ciò che sta cambiando intorno a lei. La vita. Dentro. Si chiede se il destino esiste davvero, ma sa che non è importante. Nessuna questione filosofica lo è davvero. Non più.
Ogni goccia di sé, tutto sgorga senza sosta mentre le mani tentano di fermare una risata. E un grido.
La necessità dell'imprevedibile. Come per un cieco che vede i colori e ne resta incantato, anche quando li vede attraverso lo schermo della mente. La realtà del proprio io che piomba nella coscienza gemendo per il lungo viaggio. Anni di distanza per conoscere se stessi.
La donna alza la testa e sorride.
Questo è un punto di partenza che accetta. Niente avviene per caso mentre il caso si diverte a creare occasioni. Una semplice frase. E tutto ha un senso, se l'equilibrio è rotto bisogna spostarsi e trovare un baricentro. Uno vero, uno nuovo. Se muore la vittima, muore il carnefice e viceversa. Per sempre e ancora.
La donna alza la testa, sorride e salta... nel vuoto.

21.10.12

La fine del cuore


Ecco infine l'opera dell'altra volta terminata, secondo le mie possibilità e con ciò che avevo a disposizione...


E un dettaglio della figura centrale, evidenziata dal flash e dagli acrilici metallici.

 


20.10.12

Quelle volte

A volte le lacrime arrivano all'improvviso, solo a sentire una sequenza di parole.
Niente di esplosivo o romantico, niente di toccante o di emotivamente destabilizzante. Solo una frase che ti ricorda che tempo fa stavi raccontando di una tua intuizione a un'amica tramite sms, anche con una certa foga. Amica che ti risponde come se fossi un po' matta, perché proprio quell'intuizione non la recepisce, non riesce a seguirti. In un qualche modo una affermazione forte riguardo al rapporto tra vittime e carnefici. Niente di eccezionale, ripeto. Solo un'intuizione condivisa via sms.
Eppure, nel momento in cui senti ripetere lo stesso concetto durante una lezione del venerdì da qualcuno che di certo ne sa più di te... ecco...
Le lacrime arrivano. Sembra poca cosa, ma quel concetto lo avevi intuito almeno un mese prima che lui ne parlasse. Lui, il tuo maestro, che le cose le dice meglio e che riesce a esprimersi certo in modo che più persone comprendano il messaggio. Ti tocca, lo sai. Perché della tua vita si tratta. Non solo delle tue intuizioni, proprio della tua vita.

14.10.12

Creazioni

Capita che qualcuno mi chieda un lavoro specifico, non spesso ma capita. Allora mi ci metto e creo uno sfondo

 Poi procedo riempiendolo con la base su cui lavorare e ...
Procedo con il disegno richiesto, cercando di dare il giusto spazio a ogni elemento.
Ora qui mancano solo delle pelose e orribili zampacce. Vi farò sapere come va a finire questa storia aracnofobica che sto creando per la mia collega russa.

8.10.12

Equilibrio

Certe volte non riesco a dormire, spesso ultimamente.
Non è solo l'insonnia. Energia. Cose che mi si muovono accanto. E il bisogno di un sussurro di vita mi fa battere il cuore più forte. Come attacco d'ansia si muove il respiro. La quiete che non arriva ad accogliermi tra le sue braccia. E la paura di perdere l'equilibrio.
La paura di cedere all'emozione e all'infinito desiderio di essere speciale. Di non volermi vedere uguale agli altri, di sapere che qualcosa di diverso mi aspetta poco più in là...
E ancora il cuore in gola, ogni volta che mi sdraio e aspetto il sonno, e il respiro che si fa corto.
E gli occhi che non si vogliono chiudere.
Questa mia ricerca di un equilibrio, mi chiedo... a che è servita? Se ancora oggi tremo e scalpito. Se non mi basta respirare. Se non basta scrivere, dipingere. Se i progetti che quest'estate mi facevano lavorare sodo ora che non si muovono mi soffocano.
Non che tema per la loro immobilità, è che io non riesco a muovermi per paura di spezzare un equilibrio. Eppure l'energia che sta travolgendo il mio corpo non mi chiede altro che un passo. Uno solo verso il baratro. Verso l'ignoto.
E io quel passo ho paura di farlo. Come sempre. Il primo passo. Terribile. Verso il futuro.


6.10.12

Un niente

Un gesto solito, l'indifferenza colpisce nel segno. Quando non esisti c'è libertà, in fondo.
E alla lunga ti abitui al vuoto che c'è al tuo posto. Lo riconosci come vero. Gli dai il tuo nome e lo fai vivere al posto tuo. Un modo diverso di vivere, invisibile e perennemente altrove. Diventa questo.
Non del tutto spiacevole, se si guarda bene.
Se si dimentica di esistere davvero si inventano mondi. E si comincia a desiderare di vederli davvero, di poterli vivere.
Di riempirli di oggetti propri, di dare loro colori e sapori che da invisibile non senti più.
E ti chiedi se sanguineresti in quei mondi come hai smesso di sanguinare qui. Se potresti sentire il tuo stesso corpo fremere di piacere, se i cibi saprebbero di buono o sarebbero insipidi come quelli che qui trovi gradevoli.
Che strano come un solo gesto possa farti cambiare un mondo. Basta poco. Un niente. Anzi, la mancanza di un tutto. La differenza tra la vita e la morte, forse.

4.10.12

Sussurri

I sospiri sopiti riemergono,
violenti e reali,
nel gemito d'amore.
Come sentimenti
un tempo nascosti
diventano infine reali.
Nuovi desideri,
la visione di corpi,
e svariati colori sulla pelle.
E una tazza calda
che sfiora
labbra rosse.
Piedi nudi camminano
tra polvere e veli
mentre fuori arde il sole.
La tenda spostata
rivela l'arte
e uccide la morte.
Sorrisi e sussurri,
il giorno
che segue la notte.

1.10.12

Sole, cuore, amore...

Che la vita è strana...
Da qualche tempo non riesco a scrivere di mostri. Non li sogno, non ci penso e non mi viene nulla quando mi piazzo lì con la tastiera. Dita immobili o veramente impacciate. E dire che il romanzo ora noto come J&J (ma che avrà altro titolo) a me piace molto e non solo a me. Ma non ce la faccio.
E nemmeno a modificare il tascabile, cosa che faccio con lentezza visto che non sono abituata a riscrivere nulla - mai fatto nemmeno un tema in brutta in tutta la carriera scolastica.
Non posso dire di essere contenta, mi sembra di non riuscire mai a concludere molto.
Ma ho preparato il romanzo - quello solito - per il Premio Calvino, ho lavorato un poco qua e un poco là, ho inziato a dipingere in modo leggermente diverso, e ho inaspettatamente iniziato una storia nuova completamente diversa dal mio solito. Una storia dolorosa e intensa (non me lo dico da sola, giuro), ma una storia d'amore. Non che non ci sia amore nelle storie che scrivo, c'è sempre. Ma di solito è un amore più cattivo, aggressivo, a volte confuso.
Invece qui no. Una storia delicata. Come non mi è mai passato per la testa di scrivere. E la sento, e le parole vengono da sole, senza sforzo alcuno, come è giusto che sia. Come mi succede quando qualcosa funziona. Come è successo per le prime 300 pagine di J&J e del tascabile, come è successo per i 212mila caratteri (130 pagine circa) del romanzo in partenza per il Calvino.
E mi sento più delicata io, in un certo senso. E ho voglia di cantare, tanto che giovedì sarò a una lezione di prova per riprendere il lavoro alle corde vocali dopo anni. Non so dove mi porterà, credo da nessuna parte, ma mi divertirò una volta tanto.
E non so che altro dire se non che mi sento orribilmente bene.