28.5.13

Quando viene la sera

Mi riempio la mente di immagini, arrivano da sole e non mi danno tregua.
Devo scrivere, o dipingere, altrimenti mi tengono sveglia notti intere. In questi mesi sono state tante, troppe a volte. Molte sono finite nel romanzo che concorre al Neri Pozza, così com'erano. Certo, potevo migliorarle, rivederle, ma è un lavoro che so di non saper fare. Tanto, se sarà il caso, lo farà qualcuno con me prendendomi per mano.
Altre, diverse, stanno entrando piano in una relazione di non-incontri o di incontri mai risolutivi. Mi piacciono anche questi e, siccome ha già la sua dedica, Tersicore mi aiuterà a dare un suono alle parole.
E, lentamente, mi tocca lasciare andare. La storia, le immagini e le parole che ho scritto.
Quello che sono.
Quando viene la sera ho tante note malinconiche sul cuore, note che mi fanno amare le persone di cui scrivo anche se non esistono. Non qui.
Ma dentro di me, la sera, abitano in me tutti i miei mondi.
Ed è sera spesso, in me.

Sabbia

Alla luce della luna
il mio respiro si perde
nell'ovatta scura,
in altri respiri,
in fusa soffuse,
e cio' che sono
diviene immateriale.
Guarda, nel palmo
niente rimane
tranne la sabbia
di mari sconosciuti
che mai sfiorero'.
Mi fondo con l'aria,
rimango nel tuo respiro
il tempo che basta
per farti capire:
niente muore
sotto questa luna.

22.5.13

Leggo giudizi e spennello

Ieri sono arrivati i giudizi del torneo. C'è da dire che non sono abituata a "vincere" e non mi trovo a mio agio, ma a parte un poveraccio che si era già sorbito il lavoro l'anno prima e mi aveva dato 1, credo, i commenti possono avere un risvolto positivo. Nessun insulto, molta confusione (è noioso/non è noioso, è interessante/non è interessante, robe così), qualche complimento e soprattutto buona parte dei 14 (dovevano essere 20 ma qualcuno dev'essersi suicidato leggendo) concorda sul fatto che la mia orgografia (cito testualmente) è corretta. Rincuorata da questo e dal fatto che so di non aver accentato i sè già dalla prima volta che ho mandato il romanzo e che non li ho corretti prima di mandarlo la seconda, stasera mi sono concessa ai pennelli.
Quasi terminato l'autoritratto, che necessita di dettagli che non ho voglia di fare adesso, mi sono concentrata sul paesaggio, cui ho aggiunto un po' di colori...


Prima così,

poi così, in dettaglio...

19.5.13

Nel momento in cui si scherza...

... si passa la prima scrematura al torneo di Gems.
Il "tascabile", giocosamente fatto passare per un romanzo d'amore e inviato al torneo senza la minima variazione fondamentale (titolo cambiato e prologo cancellato) ha avuto il suo premio.
Essere passato tra i 300 giovani e forti, ancora non morti, semifinalisti del torneo. Gli restano tutti i suoi difetti, ovvio. Io ho sempre pensato che avrei dovuto riscriverlo e, in effetti, avevo anche iniziato a farlo. Ora vediamo, intanto faccio altro e mi diverto di più.
Prossima scrematura a novembre, tanto non passerò. Ma un attimo di sorpresa ogni tanto non fa male.

18.5.13

Oggi

Oggi è il giorno del torneo.
Non passerò, sono sicura. Sarebbe il colmo che la volta che mi sono iscritta per scherzo io passi il turno mai passato prima. E non è importante. Perché quel romanzo va riscritto comunque.
Oggi è il mio giorno al Salone del Libro, un giorno all'anno in cui, con gli amici di sempre, vago travestita a seconda dell'umore in cerca di niente. Un giorno con meno amici di sempre del solito, ma le cose cambiano. E non è importante. Perché le cose cambiano, è necessario.
Oggi è il giorno in cui porto lavori non miei a leggere a un editore.
Perché i miei li mando in incognito a fare esperienza da loro. Come bambini che devono crescere.
E non è importante. Per i miei lavori c'è tempo. O non ce n'è, fa lo stesso.
Oggi è il giorno degli appuntamenti mancati.
Le cose non vanno mai come credi, lo sa anche Giorgia che cantava una canzone a proposito. Editrice che non partecipa alla fiera, altra editrice che non riesce a passare, una collega di torneo mancata per la seconda volta per un corso da insegnante. E non è importante. Quando devono succedere, le cose succedono.
Oggi ho deciso che non è importante, che nulla influirà sul mio umore e che da oggi riuscirò a farmi meno paranoie. Ho deciso che non è importante nulla tranne quello che so di me.
Questo è importante.

11.5.13

Lavoro a...

Un autoritratto fumettoso 60x80:

E un paesaggio appena iniziato 30x100:

Nella solita totale schizofrenia, mentre scrivo un nuovo lavoro la cui ambientazione dal punto di vista di epoca e città mi farà impazzire e tento di capire come finire il solito romanzo sospeso a 315 pagine...

Il "gioco" dei se...

Nell'interminabile serie di considerazioni che vengono fuori dal gioco del se, mi chiedo spesso che cosa sarebbe successo se la mia prima sorella in affidamento fosse stata un po' meno testa di cavolo e non si fosse fatta cacciare dal collegio. Perché io le volevo bene.
Intendiamoci, era una rompiballe ossessionata da me e non mi lasciava vivere tanto mi si appiccicava e tanto cercava di mantenere un rapporto esclusivo con me che ero l'unica in tutta la scuola con cui poteva parlare. Però le volevo bene e l'averla persa di vista tra un trasferimento e l'altro e un casino e l'altro della mia famiglia mi dispiace. Era certo più simile a me della seconda sorella, che invece è rimasta molto a lungo e che ha sempre tentato la competizione anche in modo sleale (qualche volta) e che ora, per mia scelta, non sento praticamente più.
Cosa sarebbe successo se i miei non si fossero lasciati, cosa che continuo a benedire. Cosa se mia madre avesse scelto in modo differente quando era il momento e mi avesse portata in Spagna, che era il mio posto, invece di "fidanzarsi" con uno che ci ha solo incasinate più di quanto fossimo già di nostro.
Cosa sarebbe successo se non avessimo perso tutto, proprio tutto tranne la dignità.
Cosa se non avessi incontrato un certo personaggio che quasi senza accorgersene mi ha distrutto parte della vita. Cosa se avessi affrontato la faccenda in altro modo. Cosa se avessi creduto di più in me, allora.
So che non è un passatempo utile.
So che il più delle volte ci si ritrova solo a piangere sul latte versato e che rimuginare tanto sul passato non è costruttivo. So che in ogni caso qualche volta capita di chiedersi cosa sarebbe successo se...
E se...
Quando capita mi convinco che evidentemente non poteva andare in modo diverso, perché la vita sa dove ci porta. A volte lottare contro i mulini a vento stanca solamente, dicevo. Alla fine loro sono ancora lì e tu crolli distrutta al suolo.
Però non posso evitare che accada.
Perché la vita ti porta a perdere sorelle che non avresti voluto perdere e occasioni per una vita meno avventurosa e meno incasinata; porta a immaginare chi sarei ora se...
E a volte è consolante, almeno per un po'.

8.5.13

Change...

Correggo, visto che la femmina precedentemente assegnata al ruolo di G... nel romanzo nuovo non piaceva abbiamo optato per:

Che ne dite?

Luce e buio

Nell'inferno in cui ti sei calato, avvinto da tentacoli oscuri creati dal sogno, trascini le ginocchia. Non vuoi muoverti e non verrai, Orfeo. Non incanterai gli dei per la tua donna. Per riportare la luce sul suo viso non compirai quel viaggio che il mondo intero ritiene impossibile.
Dal suolo ghiacciato lei tende la mano per sfiorare la tua un ultima volta. Lei ha per madre la morte ed è a lei che deve tornare, restare avvolta nel suo abbraccio e riposare il cuore.
Ognuno ha il suo inferno, le sentirai dire. Silenzio invece del canto morbido e grigio infinito invece del colore, follia e lacrime senza fine. Fiumi azzurri e verdi di limo che producono frutti dai colori inverosimili. Nessun bisogno di risposte alla domanda pressante che ingombra la mente ogni notte.
Sei davvero il figlio degli dei? O chi sei, Orfeo? Cupo viaggiatore del mondo, incantatore dalla voce suadente, tu che hai il potere degli dei e che da loro rubi e impari.
Troverai la strada per riavere il tuo cuore e la tua testa? Tutti i tuoi pezzi torneranno uno e la storia avrà inizio, quella vera.
Per il mito non c'è un tempo e non esiste un inizio o una fine. Il mito esiste a sè, e tu con lui. Senza un confine e senza un limite, qualsiasi luogo è tuo. Intorno a un fuoco, in una notte di stelle che si avvicina all'estate. Lungo il mare o tra boschi impervii c'è solo bisogno di una parola e il cielo si fa d'oro.
Figlio della musa che ispirò il poeta, portatore di bene e di cultura, Orfeo, sei luce e buio. Colui che sfida gli inferi e che rinasce, colui che ferma il tempo e che del tempo è vittima ignara.
Colui che porta Dioniso con sè avendo nel sangue Apollo. Unione di opposti e unico in tutto.
Non voltarti, non farlo. Lascia che a voltarsi sia lei e portala via dall'Ade. Cambia ancora una volta il volto.
Esci, liberati dai tuoi mostri. Lascia che il mondo si curi dei suoi.

6.5.13

Da piccola

Non sono mai stata brava a saltare la corda.
Da piccola preferivo amici da prendere a botte piuttosto che amiche alle cui cantilene saltare a comando, avevo un'altra consapevolezza di me e della vita che me la rendeva più pesante di adesso. Non ero leggera, dentro.
Come se sapessi le cose in anticipo, come se nulla mi potesse stupire davvero; come se nulla ci fosse di bello tranne il sognare. Il chiudersi al buio a sognare. Immaginare.
Ora sono più bambina di allora, basta alzare gli occhi al cielo e guardare le sfumature d'azzurro che contiene. E sogno ancora, e mi porto dietro le impressioni della notte come vestiti con cui coprirmi di giorno.
Ancora so le cose in anticipo, ancora non mi stupisco facilmente.
Ho ancora paura di vivere, come allora.
E sussurro parole nel dormiveglia e la notte mi risponde perché di notte immagino meglio.
Da piccola amavo mettermi alla prova, incantata dalla "donna guerriero" che era mia madre, sperando di essere abbastanza forte per i miei mulini a vento.
Ma i mulini restano mulini e alla lunga continuano a girare mentre tu ti stanchi a cercare di abbatterli. Ho perso molto tempo a cercare di esser forte, e ancora non lo sono anche se resisto a tutto. Sopravvivo, come ho sempre saputo fare, ma vivo anche e sempre più spesso.
Colori, sapori e suoni che comincio ad amare. Notti che diventano giorni e giorni che diventano notti. Mi si è allungata la percezione del buio, se così la vogliamo dire. Non solo il buio mi piace, ma anche ciò che lo precede e quello che lo segue. Ho imparato ad amare la luce (sempre restando all'ombra) e a desiderare colori diurni.
Ho imparato a guardarmi negli occhi mentre mi specchio e a non avere più "Clara" a fare da biglietto da visita, non solo lei. Un tempo, forse, avevo bisogno di mandare avanti lei. Ora ci sono io e da sola posso presentarmi come Paola, Clara, Luisa e Laura.
Perché questo io sono.

3.5.13

10 cose incredibili o forse più

Incredibile come certe immagini restino nitide nella mente dopo il risveglio.
Incredibile come certi personaggi ti restino incollati all'anima quando li crei.
Come certi altri spuntino in ogni cosa che scrivi senza che tu ci faccia caso e poi, quando te ne accorgi, non puoi e non vuoi fare nulla per cambiare ciò che hai fatto.
Incredibile come nel dormiveglia le voci ci parlino così chiaramente, come una singola frase possa augurarci la buonanotte senza che nessuno l'abbia pronunciata.
Come a volte i pensieri si leghino tra loro in famiglia, come cercare le proprie radici nello stesso momento in cui lo zio sta scrivendo la storia di famiglia, rinvasando radici e rinverdendo la pianta.
Come una sola e singola idea prenda il sopravvento su ogni altra e come io faccia fatica a non cominciare un romanzo nuovo ogni giorno presa dalle pressioni della mente.
Come per me sia difficile terminare il lavoro che devo terminare proprio perché so che devo. Perché è IL lavoro, o almeno uno di quelli fondamentali.
Come la notte mi sia tutto più facile, anche respirare. Come io abbia bisogno sempre e ancora di fare la strega, per non crescere o per non abbandonare me stessa.
Come io sia cambiata irreversibilmente.

1.5.13

In battere e levare

Alla lunga, ballando, si imparano cose interessanti su se stessi, sul mondo e si sviluppa una specie di filosofia personale. Una delle mie teorie è legata al rapporto di alcuni tipi di danza col terreno,e col territorio.
Mettiamo la danza classica, che io definisco una danza di tipo "intellettuale", costruita sul dominio della mente sul corpo. La danza classica è tesa verso l'alto, verso la leggerezza, il più lontano possibile dal suolo anche quando si rotola sul pavimento.
Mettiamo il Flamenco. Ha i suoi codici, ma è e resta una danza di tipo "culturale". Legata al territorio, al popolo e alla sua cultura. Il Flamenco è una danza in cui il terreno è fondamentale. Si pesta, si schiaccia, si usa. Fa parte della danza. Il popolo è legato alla sua terra, al suolo.
Il minuetto, tutto inchini e passaggi in punta di piedi. Altra espressione intellettuale, altro ballo legato all'aria.
La danza afro, tutto terreno, il corpo piegato verso il suolo.
Il rock, si salta e si schizza verso l'alto per ribellarsi alla regola della società. Si alzano le gambe, le gonne volano.
Le danze popolari, tutte a ginocchia piegate, come la danza Indiana.
Unica eccezione a mio parere è il Tango, un misto di terreno e di aria. Si scivola, si usa, si preme. Il legame col terreno si sente, ma c'è nel Tango qualcosa di più. Qualcosa di cerebrale, di non solo passionale. Una danza intellettuale con radici profonde. Una musica triste e potente. Corpi tesi e movimenti fluidi. Una fiducia totale.
Questo, insieme ad altro, mi fa tornare al discorso sul grattacielo e sul fatto che in qualche modo sia espressione di dominio del denaro sul territorio e sulla cultura. La cultura che sta sul terreno e che usa le radici per mantenere i suoi legami...
Lo so, ogni tanto scado nel nonsense, o almeno può sembrare. Ma...