13.9.11

Duel

"The first cut won't hurt at all,
the second only makes you wonder,
the third will drive you on your knees,
you start bleeding I start screaming..."
(Propaganda)*

La ragazza bionda non era più bionda. Non era nemmeno più una ragazza, non dentro. Aveva una sorta di "vecchiezza" simile a quella dei reduci del Vietnam. Come se avesse visto troppo e tentato di rimuovere il più possibile. Aveva smesso di sognare ed era tornata a una realtà che non le era mai appartenuta e che non sarebbe mai stata del tutto sua. Ospite di un universo Fringe parallelo in largo anticipo su tutti gli altri. Senza ricordi propri che non scorressero in bianco e nero e senza audio, privi di qualsiasi emozione.
Era una studentessa universitaria. Almeno 15 chili più del suo vecchio peso, senza luce negli occhi e con la pesantezza che le piegava la schiena.
Camminava da un luogo imprecisato verso Palazzo Nuovo, per l'ennesima lezione inutile. Fu mentre passava davanti al tabacchino che l'ombra di un ragazzo conosciuto anni prima le passo davanti. Solo l'ombra, perché lui non era che quello. L'ombra di un ragazzo che cantava in playback in cantina.
Magro più del dovuto, con braccia ossute che sbucavano da una camicia stazzonata e non necessariamente pulita e terminavano in grandi mani non del tutto stabili. Mani vibranti.
La studentessa avrebbe tirato avanti, convinta in cuor suo di aver visto davvero solo un'ombra del suo passato, ma lui la riconobbe e la richiamò al presente. Lui era vero.
Il vampiro era cenere, sepolto in un campo assolato poco dopo il loro ultimo incontro a tre. Lei era scomparsa, qualche volta aveva attraversato il loro territorio a testa bassa per non incrociarli più, crisalide inversa di una farfalla che era stata in gioventù.
Il cantante era ossa. Pelle, ossa e capelli solcati d'argento a poco più di vent'anni. Consumato dalla sua stessa vita finché non era diventata assenza di vita. La ragazza con l'anima nera era ferma davanti a lui, che non dava cenno di vedere le differenze (perché a volte non sono così importanti, in fondo), a bocca aperta. Lui per poco non l'abbracciò, fermandosi solo per la rigidità improvvisa di lei. Era passato il tempo, lo era da tempo.
Le offrì un passaggio su una 127 blu notte che puzzava di cenere e Arbre Magique insieme, bruciata dalle sigarette e piena di polvere come il fantasma che la guidava.
In poco più di dieci minuti il loro incontro si consumò e con lui tutte le promesse di una notte in cantina e di una lontana fiera al Palazzo del Lavoro nel 1985. Non si videro più.
L'immagine di quell'ombra, comunque, rimase impressa in quella giovane donna mentre lei, larva in involuzione, tentava di ritornare a una fase normale di sviluppo e mettere di nuovo le ali.
Segreti non più segreti, parole che scivolano via, ferite che a volte guariscono e a volte no.
Destini. Terribili scelte. Il duello tra la vita e la morte.

*(Il primo taglio non fa male per niente,
il secondo ti stupisce soltanto,
il terzo ti fa crollare sulle ginocchia,
tu cominci a sanguinare, io comincio a gridare)

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