12.9.11

E parliamo pure di scuola

In terza elementare avevo già imparato che "sciopero" voleva dire che non si andava a scuola e mettevo avvisi falsi sul diario per restarmene a casa.
I primi due anni erano stati un inferno, volevo starne fuori. Poi ho imparato a falsificare le firme e a farmi le giustificazioni. Non mi è mai servito per coprire brutti voti o note, ma pur di evitare anche solo un giorno di scuola ero disposta a impegnarmi  a fondo. Poi mia madre ha capito e ha cominciato a farmi saltare qualche giorno quando si vedeva che ne avevo bisogno. Mai quando c'erano interrogazioni o compiti in classe, preferivo affrontare quelle che passare una mezza giornata coi compagni. Tranne qualcuno, certo, ma non si trattava tanto di antipatia nei loro riguardi. Solo che non mi ci trovavo. Preferivo starmene da sola a casa a disegnare o a giocare con i Lego, o leggere (più avanti), ascoltare musica, ballare in salotto, sognare chiusa in un armadio.
Non ho quasi mai avuto problemi a scuola. Se escludiamo la prima media, quando dopo la morte di mio nonno Piero ci siamo spostati a Moncalieri per stare con la nonna Mity (che però ha ben pensato di lasciarsi morire e non appena s'era concluso il trasloco s'è partito con il nuovo funerale) e io ho continuato a frequentare la scuola a Torino perchè non volevano sradicarmi da un posto dove almeno conoscevo due o tre persone. Quell'anno a Marzo mi sono ritirata e ho ripetuto da sradicata altrove.
Altri tre anni di sofferenza in cui, essendo illuminata, mia madre mi concedeva un certo numero di assenze se io mantenevo buone le medie dei voti. No problem. Voti alti, ottimo rendimento anche senza fare i compiti, esami ogni anno (scuola privata non parificata = esami ogni anno come privatista) passati senza alcuna difficoltà.
Mai avuto particolare bisogno di studiare. Infatti non ne sono capace. Il primo anno di superiori fatto direttamente da privatista, con matematica e latino a settembre senza aprire un libro, il secondo con esame schizofrenico (dal 2 all'8 a seconda della materia, facendo solo quel che avevo voglia di fare) ha segnato uno stop. Non perché non fossi in grado, solo perché mi scocciava perdere del tempo facendo qualcosa che non volevo fare.
Poi mi sono diplomata, sono anche stata un po' all'università. Ma non mi piaceva.
Colpa mia, lo so. In quattro anni un paio di numeri telefonici e due "amiche". Metà esami dati con una buona media, nessuna voglia di continuare.
Non sono una di quelle che si sognano la maturità. Mai successo. Non è stato un trauma, solo una rottura. E quando oggi tutti si emozionavano all'idea del primo giorno di scuola io non riuscivo a fare altro che smorfie di disgusto. Non tornerei indietro nemmeno se ciò significasse non lavorare.
Perché, diciamocelo, anche lavorare non è tutto 'sto divertimento...

Nessun commento: