26.12.09

Liberarsi

Circola voce che per il solstizio bisognerebbe abbandonare i fardelli, i progetti conclusi, le cose ormai passate da cui non ci vogliamo staccare.
Ecco, io lo farei.
Comincio da una mia cattiva abitudine.
Io voglio essere indovinata. Generalmente voglio che gli altri sappiano già chi sono e come comportarsi con me. Che lo capiscano da pochi sguardi e gesti. Da poche parole. Voglio non dover chiedere o ripetere le cose più volte. Non sono una che chiede molto, anzi. Giusto per questo mi piacerebbe che le persone che ho accanto ascoltassero quando faccio una richiesta, magari anche sottovoce. Mi piace che le persone capiscano il mio comportamento, che sappiano quando non mi interessano o quando, invece, ci tengo talmente a loro da lasciarle andare.
Mi piace che non badino alle mie esternazioni plateali, ma che sappiano capire i miei silenzi.
Solo che non capita.
Le persone attorno o sono sorde, o non hanno tempo e voglia di stare dietro alle mie cose, o peggio ancora non gliene frega un salame a grana fine. E io non so cosa pensare.
Allora devo cambiare questa cosa. Nessuno mi deve indovinare. Però ascoltare sì.
Il progetto finito è finito. Sì, è da pubblicare, forse, prima o poi. Ma non me ne devo preoccupare. Ho altre storie aperte, già quasi scritte del tutto. Porterò avanti quelle.
Ci sono persone cui resto legata anche se tutto è cambiato. Legata stretta. Non voglio abbandonare loro, ma lasciare che le cinghie non facciano più male. Non capita spesso, ma con qualcuno sì.
Ho ancora delle sofferenze da quotidianità non conforme. Non conforme alle mie idee, ovvio.
Ho già eliminato il contatto con la realtà, ora vorrei non soffrire più per quello che devo fare per forza, ma farlo e basta pensando a cose migliori che mi aspettano più in là, fuori dallo scantinato. E voglio godermi la fantasia, il mondo irreale che sta nella mia testa e danza.
Danza sempre.

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