24.12.14

Scrooged again

Innanzitutto... Buon Natale.


Sono figlia di genitori separati - diciamola così che in altro modo sarebbe scomodo, lungo e non necessario - e da quando ricordo ho sempre festeggiato il Natale in doppia sessione.
La sera del 24 con mamma e la sua parte di famiglia, spesso nella casa in collina ma anche a volte nell'appartamento di Via Collegno con l'albero montato nel bow-window. Era il mio Natale preferito, quello più caldo e meno "ufficiale", quello passato con le persone con cui vivevo ogni giorno. Eravamo in pochi, quasi sempre. I nonni, mamma e io, spesso lo zio Riccardo - più quando viveva a Milano, poi sempre meno poi... - qualche volta altri parenti, ma sempre in pochi. Come la volta che ho ricevuto il peluche del leone, in via Collegno, o quando mi hanno regalato il fortino del west in collina. Queste feste in famiglia si sono molto ristrette dal 1980, quando a festeggiare siamo rimaste mamma e io (con parenti fittizi acquisiti nel tempo, poi spariti, poi amici, poi ...) sempre senza che la magia cambiasse.
Il 25 c'era la festa "seria", con la parte paterna della famiglia. Tutta. Senza esclusione di cugino di terzo grado, tutti sconosciuti o quasi di anno in anno. Quelli che non vedi se non quel giorno lì. E ogni anno ti chiedono "chi sei?", come se mancassi al conteggio, all'inventario del parentame. La festa che dai 18 anni in poi ho cercato di evitare quanto potevo. Perché proprio no. Non era da me.
Fino a quattro anni fa il rito del 24 sera è rimasto uguale. No, cinque. Perché mamma è andata via prima di Natale e ci siamo trovati ad affrontare la cosa senza sapere bene come ci saremmo organizzati. Ma ce l'abbiamo fatta. Fino a cinque anni fa il menu per la serata sarebbe stato deciso da almeno quindici giorni, mamma avrebbe pensato a tutto e avremmo avuto - nonostante il buddismo ben ostentato con chiunque - un albero (o un camino, o una poltrona, o un bow window, o una cassapanca) di Natale pieno di regali. Ci sarebbe stata mia sorella-stra con il suo bimbetto capriccioso, e a volte la nostra amica Clelia con la bambina Gaia ormai cresciuta. 
Poi è cambiato tutto e stasera, per la prima volta, passiamo la vigilia da soli quassù - nella casa che ho scelto per respirare - mangiando polenta e gorgonzola e aspettando la mezzanotte guardando i dvd degli X-Files uno dietro l'altro. Non mi dispiace. Non amo il Natale e tutta la scia di buonismo e felicità un poco fasulli, con tutto il rispetto per chi questa festa la ama e la "pratica" correttamente.
Mangeremo una fetta di panettone e non ci scambieremo regali. E da domani, finalmente, vacanza. Tempo per scrivere, per respirare e per mettere insieme le idee.
Ho delle cose da finire, delle cose da decidere, delle cose importanti che voglio seguire.
Posso pensare a me: quale regalo può valere altrettanto?

1 commento:

monicabionda ha detto...

leggo adesso che il natale è passato. e ti lascio un abbraccio, di quelli da amica (che si sente un po' lontana in questo periodo ma che c'è sempre)