21.4.10

Quel tempo

C'è stato un tempo in cui mi trascinavo nel dolore. Una specie di fango mi avvolgeva l'anima e non facevo che sprofondare. Poi c'era altro, la bellezza mi ha sempre salvata da me stessa. Qualsiasi cosa esteticamente significativa mi faceva da appiglio per sopravvivere, per uscire dalle mie stesse sabbie mobili. Poteva essere una coreografia, un abito, un tramonto, la folta e lunga chioma scura di un ragazzo. Certe volte finivo a commuovermi guardando "il bello", arrivando a piangere di dolcezza per lo spettacolo che avevo davanti.
Ancora oggi che il fango s'è seccato, che molto del dolore l'ho capito e accettato, e lasciato andare, sono sensibile al bello più che a ogni altra cosa. Certe volte mi basta un cielo azzurro, altre ritrovare un vecchio sorriso perduto e riassaporarne il ricordo senza altro fine che goderne l'effetto benefico.
E nel ricordo il bello si fissa, non muta, non invecchia, rimane.
Perché a volte ciò che è bello lo è perché non è solo il suo aspetto a esserlo. E il poco che vediamo riflette ciò che ormai non si vede più. Lo splendore. Un sorriso di labbra perfette, di denti brillanti. Come occhi aperti sul paradiso.
Credo sia la bellezza a tenermi viva, quella che vedo ancora intorno a me. Quella che ricordo, quella che ricerco, che ammiro estasiata e che immagino di avere sempre accanto. Perché quel tempo in cui la bellezza mi salvava è ancora qui...

Nessun commento: