7.4.10

Al sole sul bus

Il bus procede a sbalzi, allontanandosi dall'olezzo della bus station. Un odore di marcio e di urina e ancora di marcio e di urina marcia. E di sporco. Fa caldo da parecchie ore. Stiamo tornando da Kaniakumari (posto che si scriva così, ma che importa?) dove i miei saggi compagni di viaggio cercavano spunti spirituali. Io qui non ne ho trovati molti. Trovo spunti di ogni tipo, ma la spiritualità non la sento, nemmeno nei templi. Ho passato la giornata trotterellando dietro di loro in bus, strade intasate, animali ovunque, gare tra autobus su strade strette. Sotto al sole battente. Fortuna che qui i vetri ai finestrini non usano. Altrimenti come ci si appendono, fuori dai bus pieni?
Sediamo due a due. I saggi amici, uno avanti e l'altra dietro, parlano di cose che seguo a malapena. Dietro di me Chandra guarda fuori dal finestrino, come faccio io. Passo il tempo canticchiando, come lui. Improvvisamente ci troviamo a cantare la stessa canzone dei Red Hot Chili Peppers, io davanti e lui dietro, con tutte le parole al loro posto. E l'autobus che saltella, e il caldo.
Quando intoniamo "
I heard your voice through a photograph, I thought it up and brought up the past, Once you've know you can never go back, I've got to take it on the otherside" siamo in sincrono perfetto. Piano, leggeri, una cosa quasi intima. E su "Take it on the other side" l'autobus fa inversione. Chandra e io cominciamo a ridere, complici in un gioco del destino. Gli altri due ci guardano senza capire; noi, sempre un po' fuori dal mondo.
Attimi sereni, quelli.

2 commenti:

pyperita ha detto...

Bello questo post.

PaolaClara ha detto...

Qualche volta mi riesce...
;P