6.7.11

David (intro)

Stava consumando il suo pasto.
Alzò la bocca dalla donna bionda che aveva attirato a sè dopo aver assaggiato un bel ragazzo castano, che ora stava fissando il vuoto seduto su un divanetto al fondo della stanza. Intorno a loro molti dei suoi fratelli facevano quello per cui erano venuti. Mangiavano, sottomettevano e uccidevano.
David si guardò attorno e vide per un attimo quello che da fuori un ragazzo qualsiasi avrebbe visto. Donne e uomini che si divertivano, che si appartavano, si lasciavano andare su ogni superficie disponibile. Molti di loro erano straordinariamente affascinanti, gli altri erano solo umani. La donna tra le sue braccia ansimava, persa in un sogno erotico da cui lui s'era estraniato. Non andava bene per loro. Non era abbastanza forte, la donna. Poteva servire a sfamare gli altri, ma per il suo scopo serviva qualcuno di più adatto.
Lei lo aveva mandato al grattacielo della Corporate per un motivo preciso, altrimenti avrebbe potuto nutrire il suo gruppo a una qualsiasi delle feste in città. Doveva trovare una ragazza in particolare, questo lo sapeva, ma intanto aveva già procurato qualche elemento utile. I suoi avevano portato via tre donne e un paio di ragazzi il cui profilo genetico poteva andare bene. Ma della sua preda ancora non c'era traccia.
Si diresse verso una ragazza appena arrivata a metà della stanza in cui si trovavano. La musica era attenuata dalla presenza di trenta persone, la luce soffusa rendeva tutto più adatto al loro lavoro. Dietro alla ragazza la luce dorata proveniente dal corridoio la rendeva un bersaglio facile. Aveva lunghi capelli rossi e un vestito di seta leggero. Il suo profumo si sentiva fin da dove era David.
Cominciò a pensare. Vide la ragazza dai capelli rossi sorridere e muoversi verso di lui, ondeggiando come se stessero ballando insieme. Sì, voleva vederla ballare. La prese tra le sue braccia pochi istanti dopo, quando l'ebbe raggiunta. Lei si lasciò cullare, spingendo i lombi contro il corpo di David, provocante. Era così che la voleva. La baciò, spingendo la lingua tra le labbra di lei e rilasciando la saliva. Lei ricambiò il bacio, lasciando che lui esplorasse il suo corpo con le mani. David richiamò la saliva, che inondò le papille gustative con l'essenza della ragazza. Succhiò, finché si rese conto che era rimasto poco. Il gusto, comunque, era buono.
Lasciò la ragazza nelle mani di un altro dei suoi. Poteva finirla lui.
Si avvicinò al tavolo da biliardo, per vedere se qualcuna tra le umane era la sua vittima designata.
Poi la sentì. L'aria stessa si riempì del suo odore. Delizioso misto di agrumi e legni, una presenza intensa e appetitosa. Si voltò a guardarla e percepì la sua essenza senza averla assaggiata. Era lei.
David usò la mente per farla avvicinare, ma si rese conto di essere anche lui in movimento per raggiungerla. Una attrazione simile non l'aveva mai provata.
Allungò una mano per prenderla, lei si lasciò tirare tra le sue braccia. Aveva capelli scuri, lunghi, e occhi verdi attenti e vivaci. La baciò, senza aspettare di creare qualche trucco speciale. Lei ricambiò il bacio. David usò la saliva, per poi richiamarla e assaporare la donna, ma qualcosa di strano lo colpì. Il sapore era di gran lunga il migliore che avesse mai assaggiato, ma c'era qualcosa nel sottofondo che gli sembrava...
Con il primo sorso seppe il suo nome. Micaela. Era lei.
Ancora una sorpresa.
Micaela lo vedeva. Vedeva il suo aspetto, o meglio vedeva i suoi cambiamenti d'aspetto. Nessuna lo aveva mai visto per quello che era. Che era ancora. Non aveva mangiato abbastanza per avere una forma stabile, anche se dopo quell'assaggio si sentiva molto più, come dire, reale.
Il fatto che lei lo vedesse, comunque, era segno di immunità. O di qualcosa di diverso. Aveva già preso degli immuni, nessuno aveva cominciato a vederlo dopo il contatto. Gli immuni vedevano comunque.
Allora perché questa volta era diverso?

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