17.4.11

Un luogo ha fatto capolino nel mio mondo onirico

La prima impressione, nell'atrio del condominio, è di entrare in una reggia. Pavimenti grigio antracite tirati a lucido tanto da specchiarcisi e mattoni a vista sia all'esterno che nelle parti comuni. Vetrate e terrazzi su ogni piano, un prato infinito sul retro mosso da dolci colline e con qualche albero sparso qua e là. La stanza più interessante è il salone con un bel camino acceso. La stanza sarebbe buia di per sè, la parete lunga con il cemento a vista ha un'unica finestra che corre al limite del soffitto, sottile. La parete opposta è una vetrata con veneziane di legno rosso sangue la cui luce riflette sul pavimento, che è antracite in tutta la casa. Divano, tavolino, scrivania e un tappeto bianco completano il locale, spazioso e al limite dell'essenziale. Le altre stanze mi sono, per ora, precluse. Ma ci tornerò, non è la prima volta che ci vado.
Dall'ingresso si accede a un terrazzo che dà sul giardino posteriore. Il terrazzo è lungo sulla sinistra e ampio. Finisce a una decina di metri da dove finisce il palazzo, in una specie di punta. Le mattonelle sono rosse, di quel rosso non acceso e opaco che si addice a un esterno. Le ringhiere sono bianche, a semplici colonnine verticali. Seguono tutto il percorso fino alla punta e dall'altra parte fanno lo stesso. Il terrazzo sembra essere un territorio a parte, senza confini di proprietà.
Voglio esplorarlo e lo percorro, ma verso destra, dove non sembra avere limiti. Una parte di esso è coperta da un terrazzo sovrastante. Appena svoltato l'angolo trovo un altro giardino. Scendendo alcuni scalini mi trovo a camminare in un viale con ghiaia finissima e di un beige pari alla sabbia. Al fondo del viale, coperto da un telone anch'esso beige, un parco giochi per bambini. Non vedo che giochi ci sono, ma intuisco dalle forme un paio di giostre e qualche scivolo.
Per qualche motivo voglio risalire e scavalco una ringhiera bianca per tornare all'atrio principale. Rientro e percorro un corridoio a destra, poi a sinistra. Da una tenda bianca svolazzante entra l'acqua di una fontana portata dal vento. Mi bagna i piedi e io sono felice. Eccitata come una ragazzina esclamo "abbiamo una fontana, c'è una fontana!!!"
Poi torno verso l'atrio. Voglio rientrare a casa...

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