1.4.11

Delle occasioni perdute e loro motivazioni multiple

Sarà che gli anni difficili portano a lunghe riflessioni, sarà che anagraficamente ho un'età in cui dovrei aver chiare certe cose della mia vita, altrimenti l'ho vissuta a vuoto. In ogni caso e per entrambi i motivi l'altro giorno parlavo con la mia valida aiutante al lavoro di un certo periodo della mia vita e della mia innata capacità di perdere le occasioni accampando scuse non particolarmente brillanti spesso per motivi di principio. Volendo, anche delle mie botte di genio totalmente sprecate per poca autostima o per l'assurda idea di metterle in atto con persone che mi piacessero almeno un po'. Che lavorare con gli stronzi di solito non è vita.
Allora parlavo dell'ultima volta che ho provato a mettere su uno spettacolo, dopo aver smesso ufficialmente di sognare/ballare/cantare/impegnare la vita nella realizzazione di me stessa. A quel tempo amavo follemente una mia amica con cui si cazzeggiava ogni sabato sera con una tale complicità e armonia che ho pensato le andasse di fare parte di un progetto. Si trattava di cantare e ballare sfruttando il repertorio di Madonna (erano appena iniziati gli anni 90 e c'era il materiale giusto per quello che avevo in mente), noi due più un ballerino che avevamo individuato nelle nostre notti folli. Una cosa studiata, basi fatte da musicisti veri, coreografie e costumi, ricchi premi e cotillon... E io ci lavoravo tutte le sera della settimana, dopo la giornata a fare l'operaia. Solo che non ha funzionato. Primo: lei non aveva voglia di lavorare seriamente alla cosa e faticare per trovare i locali adatti. Secondo: non lavoravamo per un signore (da ora in poi il signor X) che sembrava essere l'unico a portare in giro spettacoli per la città. Se non lavoravi per lui, non lavoravi.
E poi...
Poi io al signor X avevo detto di no per mesi giusto un paio di anni prima, perché lui mi voleva nella sua scuderia a cantare e ballare, voleva farmi fare uno spettacolo tutto mio, magari sfruttando la popolarità di Madonna (che era appena venuta in Italia per la prima volta, proprio a Torino) all'inizio per poi spiccare il volo... Al signor X ho detto che volevo smettere di ballare (non era vero), di cantare (non era vero), che volevo sposarmi (non era del tutto vero) e fare un sacco di bambini (cielo no!). Ho detto che non volevo fare Madonna, volevo fare me stessa. Gliel'ho ripetuto fino alla nausea e lui ha continuato a chiamarmi quasi ogni giorno dopo aver avuto il mio demo.
La verità, duplice, era un'altra. Lui non mi piaceva. Non fisicamente, intendo proprio che era un tipo con cui non avrei lavorato bene. Voleva una esclusiva e io non volevo sentirmi obbligata a lavorare con lui e per lui per forza. Una questione di pelle, non so. Non che fosse qualcosa di particolare. Secondo motivo era che stavo cambiando per una ragione che in quel momento non realizzavo. Faceva troppo male vedere quello che era successo giusto quell'estate con obbiettività. Infatti me lo sono talmente nascosto che per anni non ho capito che cosa mi era successo. Il peggiore tradimento, la violazione di ogni regola, l'incapacità di ascoltare. Il sottile ricatto di un uomo. Quello mi ha cambiato parte della vita, forse tutta.
Certo, non rimpiango le mie scelte perché quelle potevo fare. Non altre. Solo pensavo a quanto sia facile mentire a se stessi, trovarsi delle scuse valide per non riuscire, inventarsi qualsiasi cosa per non dire la verità.
E occasioni ne ho perse altre, per paura, per sfiducia, per timidezza, incolpando sempre qualcuno o qualcosa per le mie scelte. Forse non sarei stata felice. Quasi certamente no.
Ma dovrei esserlo ora e ancora non lo sono.

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