23.4.22

Foresta

Avevo mille cose in mente.

Era di amore e di attenzione, era di come a volte la poesia non sembra più far parte di quello che viviamo e invece se ne sta lì, nascosta sotto le foglie secche del nostro giardino. Noi non curiamo granché questo posto, è vero. Le mille incombenze di ogni giorno, le brutte notizie che ci arrivano nonostante tutto, le tante brutture che ci vedono impotenti e tristi ci impediscono di prestare più attenzione a noi stessi. 





Amarsi dovrebbe voler dire ascoltare i piccoli segnali prima che diventino un problema. Il dolorino che da occasionale diventa fisso, l'acufene che all'improvviso si fa più importante, l'ansia che ci accompagna col sonno e che diventa attacco di panico. Il malessere sottile che diventa la fine di un amore.

Nell'altro post parlavo di quelle piccole cose che anche se non "ci ammazzano" non ci fanno bene. So per esperienza che anche solo una piccola frustrazione, se continuativa, può rovinare una marea di sforzi e risultati ottenuti. So che a un certo punto passa la voglia di provare. E sì, sto parlando di amore e di come a un certo punto ci si accorge che quello che si sta vivendo non va bene per noi. Per mille motivi diversi. Per tutti i segnali non colti o per aver sottovalutato l'impatto che potevano avere nel tempo.


E sì, sto parlando di amore e di come se non si curano i più minuscoli dettagli fuori sincrono ci si perda definitivamente.  Ed è vero che le più grandi passioni finiscono senza botti, senza grosse esplosioni. Finiscono. Nemmeno si trasformano. Altre, invece, crescono a discapito di ogni difficoltà e giusto perché nutrite di ascolto e di attenzione si trasformano in qualcosa di più grande e se possibile più bello.



Non credo sia questione di fortuna. Credo che in ogni cosa ci siano semi e germogli che con il giusto terreno hanno il nutrimento che manca loro. Ci sono parole che sono germogli, non promesse, non fonti di sicurezza. Solo germogli. Il bello in tutto questo è che lì esistono infinite possibilità. Non si tratta nemmeno di decidere, le cose arrivano da sole e da sole se ne vanno ma meritano l'attenzione. La giusta dose d'acqua e di fertilizzante, la luce e l'eliminazione delle foglie secche. E tanta aria e spazio per respirare, perché senza aria non c'è vita.

Ma soprattutto imparare ad amarsi e ascoltarsi, il conoscere già le risposte che non si vogliono avere. Lasciar morire parte dei rami per far crescere gli altri non significa perdere. Amare sé stessi, prima di ogni altra cosa. Prima di chiedere amore e di fingere di darne, ché se non si sa cosa sia il bene proprio non si può desiderare l'altrui. Sapere che ciò che di noi marcisce e muore può esser vita per qualcun altro. 



Essere foresta. Non singolo albero, non un solo pezzetto di giardino curato all'inglese. Foresta. Pullulare di vita e lasciare che ogni cosa faccia il suo corso senza che questo muti o limiti il proprio essere. E amarsi, e amare. Sì, sto parlando ancora d'amore...

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