5.9.12

Lost in Pennabilli

Che poi, una s'immagina di venire abbandonata in autogrill, appena uscita dal bagno dopo una interminabile coda - perché si sa che il bagno delle donne ha sempre uno strano affollamento, strano perché è altresì noto che le donne vanno in bagno in coppia... - invece...
Tornando da un breve viaggio e passando dalla Romagna per motivi cultural-personali del nostro maestro finiamo in pellegrinaggio a Pennabilli, paesino arroccato in cima a un cucuzzolo, circondato da colline e rocce di colori caldi e secchi della fine di agosto. Siamo qui per visitare la casa di Orazio della Penna, cappuccino del 1700 che ha svolto buona parte della sua missione in Tibet e che ha redatto il primo dizionario tibetano-latino. Non solo, siamo qui per Tonino Guerra, poeta, amico del nostro maestro fin dalla gioventù e recentemente scomparso.
Pennabilli è un piccolo angolo di paradiso, almeno visivamente parlando. A ogni angolo c'è qualcosa di meraviglioso che spunta, che s'intravede, che si manifesta o che semplicemente immagini essere lì. Perché magari non lo vedi. Stradine in salita lastricate di pietra, fotografie e quadri appesi alle pareti esterne dei palazzi, piante di Bignogna che si arrampicano ovunque. Una visione.
Tanto che non sai quale angolo fotografare e li fotografi tutti come una cretina, per poi dirti... "ma che cavolo mi fotografo le vie?"
E mentre noi cinque vagavamo col naso in aria, tra la casa del frate e il negozietto con i souvenir del poeta, meraviglioso anche lui, il nostro tempo passava. E il disco orario scadeva.
Così ci siamo divisi, i proprietari delle auto a cambiare il disco orario mentre il maestro, la bionda, il cane e io siamo rimasti sulla piazza della chiesa, in un angolo all'ombra accanto alla fontana dalla forma ad anfiteatro, alla proloco e al museo di calcolo matematico. Poi la bionda ha portato via il maestro, in cerca di un bar.
Io resto lì, tipo agente di collegamento della CIA tra le due squadre - ovviamente per ordine del maestro...
Passa il tempo. Scatto fotografie a ogni angolo da ogni prospettiva, mando un paio di sms alle amiche, mi godo il fresco e la visuale. E il tempo passa. Mando un sms all'amica che mi manda abbracci ogni mattina e le manifesto l'impressione di essere stata abbandonata. Passa altro tempo e finalmente un volto noto mi compare davanti.
"Cosa fai qui da sola?" mi chiede.
"Aspetto voi."
"Ah, ma noi siamo al bar!"
"Come, voi siete al bar... Tutti e quattro?"
"Eh, sì..."
"Ah, beh. E dirlo?"
"Eeehh..."





Appunto. Dimenticata. Almeno il posto era bello. Molto bello. Da tornarci.

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