15.5.12

Già...

Mi rendo conto che non ho più scritto, presa dalle mie preoccupazioni.
Il cane ricoverato mi dà ansia, mi manca la sua presenza costante e a volte ingombrante, ma dolce. Non importa anche se le tre gatte continuano a spartirsi parti del mio corpo da usare come cuscino e mi riempiono di fusa. Il cane di mia madre, la nostra piccola Tutankanen (ma di soprannomi ne ha a pacchi), ha saputo conquistarsi un suo spazio che ora risuona come una eco sgradevole.
Non sono passata alla seconda fase del torneo. Certo non mi importa ora come ora e non mi arrendo comunque perché so di saper scrivere.
Ho visto la famiglia al Salone e mi sono rilassata per un pomeriggio e una sera a cena in compagnia. Ho conosciuto un'altra partecipante del torneo e capito che adesso indosso perfettamente il corsetto viola che non osavo mettere per uscire.
Mi è stato chiesto perché non torno a prendere lezioni di canto e ci penso su, ma sono pigra e mi sa che non lo farò. Una mano per il romanzo forse arriverà, un passaggio saltato per l'altro romanzo magari ci sarà.
Intanto ho visto il mio ex professore di italiano delle superiori, i cui gemelli neonati hanno occupato le mie mattinate per qualche bellissimo mese ormai dodici anni fa, per caso, in pizzeria. Era contento di vedermi e io, per cambiare, mi sono dimenticata di dirgli che ho pubblicato le poesie (qualcosa l'aveva letto e gradito), ma poi mi sono data della stupida e gli ho sporto un bigliettino mentre ci salutavamo. Ero rossa come un peperone maturo, ma l'ho fatto.
Perché me lo merito.

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