Noi, di famiglia, siam gente cha parla poco.
Ci teniamo dentro molto, quasi tutto, in una sorta di pudore borghese. Soprattutto il dolore, che nulla facciamo per dimenticare. Non siamo di quelli che si lanciano in cose sfrenate per non pensare. O che gridano al mondo intero quanto la vita sia difficile.
Capita così che gli affetti, le sensazioni, tutto ciò che proviamo o non proviamo resti dentro e acquisti dimensioni differenti, che noi non manifestiamo... quasi mai.
Allora tornano le immagini di una vita.
I racconti di mia madre, giochi e disastri giovanili, un'auto ribaltata, una piccola fuga. Una casa a Milano arredata in grande stile, una lampada con mille fili di fibra ottica colorati.
Un doppio album di Elvis ricevuto come regalo. Molti Natali festeggiati insieme in collina.
Due visite sulle colline romane, una famiglia, una presenza e una attenzione discreta. Mille cartoline. La scoperta di due figli stupendi. Belli, intelligenti, indipendenti. Qualche giorno sparso in un paio d'anni.
Attimi in una vita intera che non svaniscono e che non se ne andranno, nonostante tutto.
Una cosa quasi improvvisa, questa che ti sta divorando. Inaspettata.
E ti capisco. Non vuoi sprecare parole. Probabilmente lo farei anche io.
Noi, in famiglia affrontiamo tutto così. Senza parole, senza lamentela, senza grandi dimostrazioni. Se non di quella forza che ci porta fino là dove vogliamo arrivare, o dove, inevitabilmente, dobbiamo...
Un abbraccio, da qui a sempre.
5 commenti:
Spesso mi restano in mente addirittura "strade"... e tornano a trovarmi nei ricordi all'improvviso. Momenti legati ad escursioni in moto. Posti di per sé insignificanti.
D.
Capita anche a me, anche se questa volta è una storia diversa. Questo è il ricordo di una persona appena andata via che resta ma non tornerà.
Non tornerà fisicamente... ma poi chissà...
L'importante è che resti in altro modo. No?
Già!
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