1.11.07

I think we're alone now

Noi tre, sempre insieme, o quasi.
Viaggiare in vespa ogni sera, nei soliti giochi estivi, quando non c'è niente da fare se non sprecare carburante. Era divertente. Io viaggiavo con lui, ovviamente, e tu ci seguivi come un fido scudiero. L'amico di lui.
Percorrevamo ogni sentiero, ogni strada possibile tra i campi e il paese, esplorando il già esplorato come fosse la prima volta che si vede. L'aria fresca tra i capelli che diventava sempre più fredda mano a mano che si penetrava nel verde. Niente oltre al rombo dei motori.
Eravate molto diversi, opposti se non fosse stato per la pelle chiara di entrambi. Molto chiara e piena di lentiggini la sua, a contrastare coi suoi capelli neri e a far risaltare gli occhi verdi e le labbra intense. Chiara e in armonia coi tuoi occhi azzurri e i tuoi capelli biondi, e le tue labbra pallide, la tua pelle sembrava più luminosa. Opposti anche i caratteri, sfacciato e sicuro lui, mentre tu eri timido e sensibile, un artista. Lui un cretino dal bell'aspetto, tu un dolce paggio sempre discreto.
Ed io, io ho sempre preferito i cretini... Infatti stavo con lui anche se non ne ero innamorata. Mi piaceva farmi vedere sulla sua vespa, suscitare l'invidia delle altre ragazze. Perchè lui è cretino, ma non è la cosa più importante quando sei cretina anche tu. Un bel ragazzo è sempre un bel ragazzo.
Ma tu, che ci farai mai con uno che non vale la metà di te?
L'estate prosegue con noi tre che facciamo passare le serate tra una corsa ed una pausa, finchè lui non se ne va in campeggio coi suoi amici, gli altri, quelli che in fondo preferisce a te.
Così ce ne andiamo, tu ed io, per i sentieri e per i campi da soli, come non fosse cambiato nulla. Mi piace viaggiare con te, non hai bisogno di primeggiare con le altre moto, non hai voglia di dimostrare che sei l'uomo senza macchia e paura.
Mi piace il tuo odore, stare incollata alla tua schiena e sentire i tuoi addominali tesi sotto alle mie mani, ogni sera, come prima con lui.
Finchè una notte di luna piena ci sorprende fermi a chiacchierare in uno dei nostri soliti posti. Il granturco che cresce e si muove intorno a noi seguendo il vento. Siamo soli e giochiamo. Tengo in mano le tue chiavi, attaccate ad un cavo a molla. Lo allungo, lo lascio tornare alla sua forma, in continuazione. Ogni tanto lo faccio passare intorno al tuo corpo, ti lego. Mi viene in mente il laccio di Wonder Woman, quello con cui estorce segrete verità, così parte la domanda. Una domanda innocente, sciocca e senza vera necessità di risposta. Infatti non me la ricordo e non so cosa mi hai risposto. So solo che mi dici che con la luna piena sono strana, mi rubi il laccio magico e mi imprigioni. Lo so che non ho scampo. La dolcezza mi cattura più di un laccio e non posso mentire. Tu domandi ed io rispondo, sincera. Mi piaci. Mi baci.
Tenerezza, forza, desiderio, cuore che batte forte. Nessun senso di colpa. Lui non ne soffrirà di certo. Ci siamo solo noi. La sposa che fugge col paggio fedele. La musica che volevi suonare per me, il futuro che sognavi, i tuoi progetti semplici e concreti. E sembravamo felici.
Per un po', almeno.
Mi dispiace, dopo ti ho fatto molto male. Non avrei voluto e non ne vado affatto fiera. Se solo mia sorella non ti avesse aiutato a scoprirmi avrei cercato di renderla meno squallida, tutta la faccenda. Io sono stata stupida, non solo... Eppure tu, ferito, arrabbiato, umiliato, hai continuato ad aiutarmi e a difendermi sempre.
Non so come stai, non so se sei felice, ma lo spero. Non sai quante volte mi son chiesta cosa sarebbe successo se lui non fosse partito e se io fossi stata meno egoista. Mi piaceva piacerti.
Ma se non fossimo rimasti soli?

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