19.3.20

Il tempo libero che ci fa paura

Rieccomi.
Sono qui che mi preparo il pranzo, con la dovuta calma, contenta di non dover correre. Di non avere solo un'ora di tempo per preparare, mangiare e portare fuori il cane ancora col boccone in bocca perché la pausa pranzo non mi consente di fare diversamente. Di non dover pensare la sera prima o la mattina stessa a cosa voglio per pranzo, perché non sarò a casa fino a sera - tendenzialmente sera tardi - e devo uscire con tutto, proprio tutto, a posto. Che quasi quasi sembro uno sherpa, tanto sono carica di cose.

 


Riflettevo su mille post visti tra Facebook e Instagram, sul fatto che il più delle volte ci lamentiamo di non avere tempo libero e ora che il tempo ce lo hanno liberato a forza stiamo impazzendo - chi più, chi meno - perché così, tutto di un botto, non sappiamo che farcene. Perché il tempo libero, di solito, siamo abituati a "impegnarlo" quasi come il tempo che non è libero. Riempiendolo di cose, di attività. di gente, di pensieri, come se "libero" non andasse bene. Come se la nostra vita, se non stessimo lì a riempirla di cose, non fosse importante già da sola.

Invece lo è. Eccome.
Da tanto, tanto tempo, mi interrogo sul ritmo che mano a mano ci hanno abituati a tenere. Un ritmo che non sembra mai rallentare, anzi. Un ritmo che non è più umano e che sempre meno lo sarà.
(O lo sarebbe, bisogna vedere come usciamo da questo momento di difficoltà estrema, perché ho dei seri dubbi che si possa tornare a quella che era la nostra "normalità" a breve - e io spererei di non tornarci)
Da tempo mi domando se sia io quella che sbaglia a reclamare una vita più naturale, più lenta, più godibile. Un ritmo che non costringa a correre costantemente e non riuscire mai a fare tutto quello che si dovrebbe fare - o vorrebbe. Una vita che non diventi più pressante ogni giorno nel farci sentire inadeguati, lenti e spaventati. Perché essere "alieni" non è divertente, essere "fuori".
Mi domando perché sia tutto organizzato per renderci la vita invivibile, piena di modelli inarrivabili e di obbiettivi folli. Mi domando perché noialtri ci stiamo adeguando - chi più, chi meno - a queste richieste. Essere veloci, vincenti, attivi, "smart".


Così, per molti, questo tempo libero "imposto" sembra essere diventato un tempo interminabile, non "riempibile" nel modo in cui siamo abituati, non affollato e privo di scappatoie.
Un tempo libero che è effettivamente libero e che per qualcuno è molto pesante sopportare. Allora fioriscono post in cui chi era abituato a leggere non riesce più a farlo, chi a scrivere, chi a fare quelle piccole cose di cui abitualmente si riempiono i ritagli di tempo.
Certo, c'è l'ansia se non per la salute almeno per la situazione economica che ci troveremo ad affrontare quando tutto questo sarà finito, perché senza dubbio saremo tutti un po' meno stabili. Possibile che si cerchi di dimenticare le preoccupazioni dandosi dei compiti quotidiani da eseguire per occupare la mente.

Eppure io trovo che questo tempo di solitudine - e io vi scrivo da casa, senza telelavoro e senza compagnia se non il cane e il gatto - mi sia salutare. Per recuperare un rapporto con me stessa e i miei silenzi, per non inseguire il tempo, per non cercare nella tv, nei social (che pure frequento, ovviamente, come tutti, ma ultimamente più come spettatrice passiva che come assatanata in astinenza da contatto), nei flash mob, nella ginnastica via Skype, quella sicurezza fittizia che le "cose normali" possono dare. Perché le cose che mi sembravano normali una settimana fa ora mi sembrano spezzoni di "Le comiche", girate a un ritmo accelerato e falsificate dalle risate di sottofondo.
No, c'è molto di "innaturale" nel modo in cui abbiamo vissuto finora. L'ho sempre pensato e probabilmente ne sono sempre più consapevole. Ne sono sempre più distante, anche se devo farne parte comunque perché io vivo "qui e ora" e non posso rifugiarmi altrove.
Questo di oggi è il mio rifugio, quello che dovrebbe essere sempre. La casa, la quiete, i tempi morti che posso anche decidere di non riempire per ascoltare il mio corpo e la mia mente, per decidere se è ancora tutto come dieci giorni fa oppure no. Per sapere cosa voglio davvero tenere per dopo e che cosa posso abbandonare qui, in questo tempo che mi hanno liberato apposta.

Quello che penso è che sarebbe bello saper utilizzare i momenti di crisi come questo per crescere e non per rifugiarsi in mille altre cose pur di non pensare, perché già ci fanno vivere così ogni maledetto giorno della vita, in un modo o nell'altro. Perché vedere che l'inquinamento si è ridotto drasticamente, che il mare è più pulito, che gli animali tornano a occupare i propri spazi, che il cielo è pieno di stelle e non di aerei che vanno su e giù a ogni ora mi sta facendo pensare che sia meglio così, Noi chiusi in casa e la natura che si ripiglia il pianeta...

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