9.8.12

Quel che resta

Stamattina camminavo con la belva canina per le vie qui intorno e sono passata, come capita spesso, davanti a due delle case in cui ho vissuto. La prima era l'alloggio dei miei nonni in via Collegno. Secondo piano, non troppo illuminata. Un palazzo vecchio e ben tenuto, comunque. Scuro, appena cupo come piace a me.
Poi sono passata dove abbiamo vissuto mamma e io, dopo il rientro da Milano. L'alloggio è in vendita. Non c'è scritto chiaramente, ma sono sicura. Le stanze coincidono, il piano e le arie pure. Mi è venuta nostalgia, tanto che stavo per chiedere al custode se fosse effettivamente quello l'alloggio e se avessi potuto fare un giro almeno nell'atrio. Facevo le elementari quando abitavo lì.
C'erano Antonio e Nino tornati dalla Spagna, c'era il cane Ringo, c'era la tata Flaviana e la sala enorme pitturata di arancio, il divano angolare bianco, la fratina in noce, lo scrittoio, piante, la cucina giallo paglierino e le stanze da letto verde pisello. C'era il mio letto in ferro smaltato, il balcone esposto al sole tutta la mattina, il bagno in cui cresceva il basilico, l'armadio a quattro ante su cui Nino aveva dipinto i volti dei personaggi di Guerre Stellari, la mia prima vera ossessione.
E c'era mia mamma, ancora forte prima delle disavventure che l'hanno piegata. Lei, con il nostro maggiolino verde oliva e i suoi viaggi in India, con le casse di oggetti in ottone che arrivavano da là con quell'odore particolare. C'era il magazzino a Leumann, c'era Daniele che aggiustava le cose, c'era un mondo di cui resta poco.
Qualche ricordo intenso. Qualche dolore sopito, qualche momento felice, qualche domanda che non avrà mai risposta. Perché di tempo non ce n'è più. Non è il momento per le domande, questo.
Oggi, adesso, è il momento di fare per me quello che non ho mai fatto. Costruirmi una felicità che sia mia.

Nessun commento: