21.6.12

Il voodoo nel tappeto...

Capita che ci siano dei lavori che a me proprio non piace fare.
Tipo stirare o lavare i piatti. O come fare i tappeti per il bagno al lavoro.
Ora, per chi non avesse dimestichezza con il vasto mondo della biancheria per la casa, dovete sapere che un tappeto in spugna è un lavoro rognosetto anziché no. Si prende circa un metro di tessuto di spugna, lo si ricopre di telina adesiva che lo renderà più rigido, si divide a metà nel senso dell'altezza e si procede a renderlo bello con un bordo applicato sulla metà superiore. Bordo che può essere semplice o lavorato, pieno di pizzi o piegoline, di smerli o di intrecci complicati. Una bella cornice tutta attorno.
Poi si uniscono i due strati, dritto su dritto, si cuce tutto intorno tranne che per una trentina di centimetri, si rivolta il tappeto, si chiudono a mano quei trenta centimetri, si termina l'applicazione e si trapunta la parte centrale. Circa tre ore di lavoro in media.
Ora, mettete che il tappeto non sia 60x90 come la nostra misura standard, o che per qualche motivo al cliente non piaccia il bordo di quella sfumatura (che ha richiesto lui stesso, ma si sa che il cliente ha sempre ragione), che la sua domestica abbia sbagliato lavaggio e distrutto la cornice di lino pregiato...
Bene, se una cosa del genere succede mi tocca: disfare la trapuntatura, scucire la rifinitura, riaprire e ribaltare il tutto, separare gli strati e ricominciare da capo.
Visto che questo lavoro occupa almeno il doppio del tempo del semplice fare un tappeto, ho cominciato anni fa a disegnare simboli protettivi all'interno dei tappeti bagno che cucio. Poca roba.
Un simbolo e un commento. Tipo "non ritornare mai più". Di solito funziona.
Sarà per questo che la scorsa settimana, facendo un tappeto di misura spropositata (150x200) insieme al simbolo ho scritto un avvertimento del tipo "guai se ne ordini un altro".
Dovevamo farne sei. Dovevo.
Chissà come mai il cliente ha pensato che non servissero più?
Venitemi a dire che il voodoo non funziona...

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