5.12.11

Parentesi quadra

Che siccome io non parlo mai di politica o di società sembrerà ancora più strano, ma di più.
Mia madre è mancata l'anno scorso a 72 anni compiuti e lavorava ancora. I suoi contributi nonostante una vita di lavoro non potevano assicurarle una pensione degna di nota (praticamente la sociale - tanto valeva fare la casalinga) e lei sarebbe andata avanti ancora, se il tumore non se la fosse portata via.
Io non ho mai pensato di poter avere la pensione. Ho iniziato a lavorare seriamente, con tutto regolare, superati i 30 anni. Più facile morire prima. Che a 70 anni, io che per campare cucio lenzuola a 7,43 €/h lordi, non ci vedrò più un tubo o avrò le mani deformate dall'artrite e il tunnel carpale distrutto. Ho visto le colleghe, altroché.
Non ho mai avuto grande interesse per il sistema che ci governa, tendo all'anarchia - anche se ho sempre pensato che sia adatta solo a un popolo civile e noi non lo siamo - ma sono dell'idea che nessun governo democraticamente eletto avrebbe rischiato di scontentare il proprio elettorato per sistemare le cose con provvedimenti spiacevoli.
Siamo sempre noi a pagare?
Vero, ma lo saremo sempre. Lo eravamo anche prima. Perché in un paese dove si pensa che il più furbo faccia bene a farsi i suoi interessi a discapito di tutti gli altri non si può fare diversamente. Chi è meno avvantaggiato o meno furbo, o semplicemente più onesto, paga e pagherà sempre.
Quindi mi preparo.
E faccio il mio dovere anche quando mi pesa perché penso sia giusto. C'è chi si lamenta dell'ici. Io non potrei nemmeno comprarla una casa, se lo volessi. Non mi farebbero un mutuo. Per fortuna non ho bisogno di possedere una casa per viverci e sono ben contenta di pagare un affitto per un bene che consumo.
Non ho una carta di credito, non ho un'auto, non mi manca nulla. Non compro vestiti firmati e non ho l'ultimo telefono uscito. Non ho la pay tv.
La vita mi ha insegnato che quello che ho oggi potrei non averlo domani, così ho imparato a dare la giusta importanza alle cose. Mi dispiace che molta gente abbia sempre meno soldi, che ci sia disoccupazione, che l'equità non sia mai raggiunta, mi dispiace.
Non credo sia questione di governo, di schieramento. Quello che ci colpisce è un difetto culturale. In senso ampio. Che forse deriva anche da un impoverimento scolastico, ma non solo. E non voglio dare la colpa alla tv del biscione. L'ho guardata anche io e non sono finita lobotomizzata. Questione che lasciare che qualcun altro pensi al posto nostro, aspettare che qualcuno faccia il miracolo e ci renda felici (e possibilmente ricchi), che a fare fatica siano sempre gli altri, non porta molto lontano.
Santoni e predicatori non ci salveranno. Tirare su le maniche ancora una volta forse sì. O comunque potremmo dire di averci provato.
I nostri genitori, che sono venuti su con la guerra e con fatica, avevano imparato una lezione che noi abbiamo presto dimenticato. Più comodo, più bello lasciarsi cullare dall'illusione che da ora in poi tutto andrà a posto da solo.
Credo che dipenda davvero solo da noi non trasformare questo mondo in un inferno, ma ho seri dubbi che ne siamo capaci.
E da qui tornerò a dire le mie solite quattro storie.

4 commenti:

Mr. Zugo ha detto...

Mi trovi daccordo su molte delle osservazioni che hai fatto. Credo che questo periodo che sitamo vivendo, sia congiunturale. Siamo a cavallo tra due secoli e di due millenni, le società civilizzate si saturano e si disperdono. A mio modesto parere possiamo solo ognuno per se improntare la quotidianità al meglio delle possibilità per ritrovare le peresone affini e ristabile degli equilibri.

Easy runner ha detto...

Certe storie di vita e pensiero e' come stare sul treno dei pendolari e vederle scorrere dal finestrino. Un paesaggio che non ci appartiene e del quale tuttavia riconosciamo ogni dettaglio tanto ci e' nel tempo divenuto familiare.
La tua di storia sta correndo con me sui binari, fra risaie strinate dalla brina e impassibili aironi.
E tutto torna, amarcord d'immagini e affetti perduti.
Buona giornata, Paola e anche Clara.

cielidirlanda ha detto...

nemmeno io ho le cose che hai tu e non sono certo infelice perchè mi manca l' ai pak o scai - spelling libero assolutamente voluto - quindi sono d' accordo con te su tutto. anche sul fatto che vedo mia suocera, anche lei a 72 anni che lavora tutti i giorni. mi fa tenerezza, zoppica con artrosi ma va a lavorare comunque. sorrido nella disgrazia pensando che fondamentalmente questo govero non mi toglie nulla. casa non c'è l' ho, ici quindi nulla, assicurazioni varie, fondi prepensionistici e quella roba lì nemmeno. Risparmi? ieri ha chiamato la banca per avvertirmi che ho 0,29 centesimi su conto e ho risposto: si lo so grazie per l' informazione. però così certo non è una soluzione. manca la coscienza collettiva perchè non c'è quella individuale. si sa il microcosmo nasce dal macrocosmo e viceversa. tutti dobbiamo fare qualcosa ognuno per quello che può con le strade che preferisce. io ci sto provando con un sentiero intrapreso da poco. un saluto.

PaolaClara ha detto...

@Zugo, non credo che basti improntare la propria quotidianità e trovare persone affini. Oggi più che mai bisognerebbe invece far vedere ad altri che c'è un altro modo di vivere, volendo, senza lamentela e senza rancore.
@Easy, grazie. Le mie giornate sono migliori di quanto fossero anni fa, anche se non è cambiato nulla materialmente. Risaie, aironi, sto leggendo "Il velo dipinto" e di risaie leggo ogni sera un po'.
@Cieli, un percorso è una buona scelta. Coscienza individuale ne serve a pacchi, meglio cominciare da dove si può, la propria. Ma non arrendersi.