10.5.09

Twenty years

Difficile dire quando l'abitudine è un bene.
Ho sempre pensato che non lo fosse, pur essendo una tendenzialmente abitudinaria. Oddio, no. Diciamo che sono stata a lungo una maniaca dell'ordine, per cui scombinare anche solo il menu per cena diventava una tragedia. Decidere all'ultimo il ristorante, non sapere chi c'è e chi no, andare a una festa senza conoscere l'elenco intero degli invitati.
Per fortuna quel periodo è passato, grazie anche a un marito che cambia idea ogni tre secondi e che se non mi ci abituavo ero già morta e sepolta. Ora va bene. Se mi chiamano e mi dicono tra 10 minuti siamo sotto casa tua e andiamo là, io mi vesto, magari mi sciacquo i denti e vado. Non mi importa granché del trucco, del vestito adatto o meno.
Siccome sono pure schizofrenica nelle mie manifestazioni, oltre alla paura dei cambiamenti improvvisi avevo anche la paura della staticità eterna. Che dire?
Anni fa, a sapere che avrei fatto lo stesso lavoro per solo 5 anni mi sarebbe venuta voglia di morire. Certe volte andavo in crisi anche solo perché dovevo indossare un camice come quello delle mie colleghe. Voleva dire che ero una di loro, che dovevo essere lì giorno dopo giorno.
Quasi ogni sera tornavo a casa piangendo, perché quello non era il mio lavoro. Io volevo fare altro, qualcosa di più avventuroso. Non imprevedibile, ma vario.
A novembre sono 20 anni che lavoro dove lavoro. Dal 1989.
Vent'anni.
Sì, ho avuto delle pause. Qualche anno sabbatico per terminare gli studi, poi per cercare di andare all'università. Ma ogni volta che serviva una mano mi chiamavano e io ero disponibile. E sono ancora lì. Nonostante lo stipendio very low profile. Nonostante il diploma e la mezza laurea. Nonostante io abbia forse capacità maggiori rispetto al lavoro che sono chiamata a svolgere.
Che se facessi le pulizie da altri guadagnerei di più.
Eppure sono lì, resisto. Non tanto perché non ci siano state altre proposte, non perchè abbia paura di non trovare il lavoro che vorrei. Quanto per il fatto che del lavoro mi importa poco, veramente poco. Non sono il tipo da carriera. Non mi importa avere successo. Lavoro per avere uno stipendio e per potermi permettere di vivere tranquilla, pur senza possedere una casa (che non posso comprarmi e che alla fine dei conti nemmeno voglio) o una macchina (bleah!), senza andare in ferie ogni estate. Sono tutte cose cui mi sono abituata e a cui non dò peso. Cose che fanno rabbrividire molte persone che conosco, che non potrebbero vivere senza andare in vacanza ogni volta che sia possibile. Io non ci vado nemmeno quando posso.
Dicevo, sono lì. Sì, perché per quanto quello non sia il lavoro migliore dell'universo, ho idea che nessun lavoro lo sarebbe. Tantovale fare questo. Lo so fare. Non mi dispiace, è creativo e in un certo senso artistico. Perché ricominciare daccapo altrove per capire che poi non mi trovo bene?
Lavoro perché non ne posso fare a meno, quindi questo a modo suo va bene.
Mi ci sono abituata, non mi turba più sapere che l'anno prossimo sarò ancora lì.
Vent'anni. Chi l'avrebbe mai detto?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

SI ANCH'IO NON LO AVREI MAI DETTO EPPURE HAI RAGIONE TU UNO VALE L'ALTRO A MENO DI NON TROVARE O FARE QUALCOSA CHE CI PIACCIA DAVVERO MOLTO - E POI ANCORA BISOGNA VEDERE ! JODA

PaolaClara ha detto...

Già...