10.11.08

Ombre

Non siamo altro che ombre...
Fingiamo ogni giorno, a favore di chi, poi? Come se fossero in tanti a guardarci negli occhi, a prestarci attenzione, a sentirci davvero. Una recita stanca che mostra tutti i suoi trucchi eppure continua. Sempre, a lungo, indifferente.
Non sentiamo i segnali, non guardiamo lo specchio negli occhi. Non ci troveremmo noi stessi, ma un altro che non sappiamo più chi sia. Lasciamo che il personaggio prenda la nostra vita e la riduca a brandelli.
Inseguiamo i nostri desideri senza fermarci a guardare quello che ci circonda. Quello che abbiamo non basta mai, chiunque ci guardi è una minaccia, siamo avidi di cose che non abbiamo.
Imprigionati da ogni scelta che ci preclude altre vie, vogliamo l'impossibile. Cerchiamo il tutto e non teniamo a niente. Accumuliamo cose, amori, ricordi, immagini, dolori, ma nessuno ci sembra quello buono. Siamo impazienti, non c'è mai tempo a sufficienza per respirare a fondo e pensare a cos'è vita.
Questa non lo è.
Spinti come pecore a comportamenti uguali. Privi di personalità e illusi di averne troppa. Modellati a uso e consumo di giochi più grandi di noi. Non abbiamo scelta, non perché non ce ne lascino, ma perché siamo noi stessi a non vederne. Incapaci di dire di no. Di scegliere che cosa ci appartiene e che cosa ci è alieno. Troppo preoccupati a mantenere stretta la morsa su tutto per accorgerci che tutto ci sfugge. Il senso vero delle cose, non le parole che ci danno un senso.
La filosofia è cosa da libri, la vita è altro. La letteratura insegna cose che solo chi è pronto riesce a capire. Chi non lo è recita a caso citazioni senza averle vissute e pensando di avere il mondo in pugno. Non c'è istruzione senza l'amore. Non c'è comprensione, non c'è passione, vita stessa.
Noi non esistiamo. Siamo solo le ombre di ciò che potremmo essere e abbiamo ogni scusa possibile per non diventare. Privi di nervi, di spina dorsale. Vermi che si accontentano di avvinghiarsi l'uno all'altro in un secchio, aspettando la fine.
Non apriamo gli occhi, non siamo in grado di vedere altro che ciò che ci mostrano. Non alziamo gli occhi più di tanto, che vedere qualsiasi cosa potrebbe sconvolgerci la quiete in cui ci siamo immersi. A pancia piena, in attesa che ci macellino senza farci sentire dolore.
Lasciamo che la smania ci guidi. Vogliamo il potere, il riconoscimento. E per averlo siamo disposti a tutto. Ad annullarci, a rinunciare a quella luce che ci farebbe brillare come tante stelle.
E non pensiamo. Non pensiamo. Non pensiamo.
Matrix è qui e adesso e noi abbiamo scelto la pillola sbagliata.

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