9.3.07

Una festa

Mi trovo in un posto strano. C’è una festa, qui. Non so di chi è la casa, nè la festa, ma ci sono. C’è la musica, c’è gente che balla, che ride e scherza bevendo birra dalla bottiglia e fumando sigarette. Io arrivo dalla strada, costeggio le inferriate che chiudono il cortile, entro dal cancello aperto e mi spingo tra la folla. Saluto qui e là quelli che mi sembrano volti noti, nessuno così importante da ricordarne l’identità. Attraverso le stanze una ad una, senza una meta precisa. Non so perchè ci sono, non so dove sono, chi sto cercando. Ma non ho nessuna paura, come se questo posto mi appartenesse da sempre, come se la mia vita stessa fosse sempre rimasta lì. Questo buio, questi muri scuri, queste persone conosciute e al contempo sorpassate, è tutto parte di me e della mia vita.
Sono io che procedo nell’esplorazione della casa, cammino come trasportata nell’aria irreale della festa. Quella sospensione del tempo che danno le luci stroboscopiche, la nebbia del fumo evoca altri luoghi ed altri tempi, ma io sono lì. Alla festa.
Ed ecco che bevo anche io con gli altri. Niente di eccessivamente forte. Comincio ad abituarmi al rumore, mi piace anche, qualche volta. E trovo il mio posto, il divano che cercavo. Non so perchè, ma cercavo proprio quel posto, quell’unico posto libero su un divano rivestito di tessuto arancione. Quel posto unico tra due persone. Le conosco? Non lo so, ma stavo cercando uno di loro, di questo sono sicura.
Lo guardo. Lui sta seduto alla mia sinistra, guarda la gente che balla, come faccio io normalmente. I capelli scuri sono corti e gli lasciano scoperto il collo. Lo guardo, so che la sua pelle è morbida oltre ad ogni immaginazione, e che profuma. Come se l’avessi accarezzata per così tanto tempo da sentirla attraverso i miei ricordi. Si, me la ricordo, quella pelle dorata, naturalmente scura e curata. Non so da quanto tempo è dentro di me, quel ricordo. So solo che non riesco a pensare ad altro. Niente oltre a quella pelle può riempirmi. Come se solo la sua vista mi nutrisse i pensieri.
E lui è bellissimo, lo so anche se non fissa i suoi occhi nei miei. Lo vedo da come siede accanto a me. Dritto senza sembrare impettito, morbido e regale allo stesso tempo. Lo vedo nel suo profilo, nel modo in cui le guance si tendono quando sorride.
Non resisto. Mi avvicino lentamente e lui mi fa spazio. Sa chi sono e dove sono. Sa cosa voglio e sa che lo stava aspettando. Qualcosa di antico che ritorna. Qualcosa di profondo che riemerge senza che nessuno abbia dovuto cercare scavando.
La sua mano si muove e anticipa la mia, mentre sposto il cotone morbido della sua camicia bianca. Ci sfioriamo e quel calore che cercavo mi ritrova, dove un tempo mi aveva abbandonata. La sua mano copre la mia , lunga e curata, scura e perfetta. Dentro alla sua, la mia sembra sparire, chiara e minuta. Fatte una per contenere l’altra, come sono sempre state.
Il mio corpo si avvicina al suo, lui non si muove. Il pulsare che sentiamo è la vita. È la magia di un incontro dopo vite e vite di separazione. Appoggio il seno contro la sua schiena, sotto la scapola. Anche attraverso i vestiti sento il suo corpo contro il mio, sento il calore della sua pelle che mi riscalda, mi trasmette energia.
Dove siamo stati tutto questo tempo? Perchè non eravamo insieme? Perchè ci troviamo qui, ora, solo per questo momento, in questo posto che mi ricorda tutto e niente?
Perchè ho dovuto cercarlo così a lungo che le mie gambe mi sembrano a pezzi? Cosa mi ha portato via da lui e cosa mi ci ha riportato ora? Era questo il senso di tutto?
Il suo odore mi penetra la mente, mi ricordo di lui, lui era con me. Non so dove, non so quando, ma era con me... c’è sempre stato.
So già che sapore ha la sua pelle, so come si muoverà dopo, quando saremo dinuovo una cosa sola. So di cosa sapranno i suoi baci, le sue carezze, se mai li riavrò.
Conosco l’odore del suo respiro, l’aria che lo riempie di vita. So tutto di lui e non so niente. Non ho nemmeno visto il suo volto ma l’ho riconosciuto ugualmente. E guardarlo negli occhi non potrà che confermarlo. “Sei tu, sei sempre tu, da sempre, per sempre.”
Mi allungo su di lui e apro la bocca, davanti a me il suo collo col suo profumo, con la sua morbidezza. Sento il suo odore dentro di me, nella bocca e nelle narici si mantiene caldo come è lui.
Mordo la sua carne. Non mi sono mai sentita meglio. Nemmeno lui. Lo sappiamo entrambi.
Non trema mai, nemmeno quando il sangue cola verso il suo petto. Lo so che la sua pelle liscia e glabra lo lascerà scendere finchè non incontrerà la camicia, nel punto in cui termina nei suoi pantaloni neri.
“È sempre stato il nostro modo di cominciare, ricordi?” Si, lo ricorda. Anche perchè subito dopo si gira per baciarmi.
E in quel momento, aprendo gli occhi per un istante solo, vedo i suoi occhi mentre li socchiude, e sono i suoi occhi profondi e indefiniti quelli che vedo. Sono i suoi occhi dalle ciglia lunghe e dal colore mutevole. È il suo sguardo, quello che ho cercato per tanto tempo.
Ed ecco, non sono più sola. Non ora, non qui.
Le nostre bocche si uniscono, naturalmente, come hanno fatto altre volte. Le sue labbra mi avvolgono, si lasciano avvolgere, in un gioco che ripetiamo da sempre. La stessa morbida consistenza dei petali di una rosa. Sento i suoi denti così vicini... Tutta questa vita che ci attraversa, ci penetra, ci consuma. Quasi la vedo.
Vorrei portarlo via, vorrei sparire da quel divano e ritrovarmi altrove, con lui al fianco, con le sue braccia a cingermi la vita come stanno facendo ora. E con questa volontà lo stringo ancora e lo bacio ancora, perchè ne ho bisogno. Ho bisogno di lui per sentirmi completa, e adesso lo sono, solo in questo momento lo sono. Solo in questa comunione tra baci e sangue, solo in questo posto, che non so dov’è, e che mi appartiene. Solo adesso che l’ho ritrovato.
Ma mi sveglierò, presto o tardi. E lui sarà svanito, andato. Un’altra volta perso, un’altra volta sfiorato. Un’altra volta amato.
Quando finirà questa maledizione? Quando potrò abbracciarlo e sapere che sarà per sempre reale? Quando, quando? La mia vita, tutte le mie vite ad inseguirlo e a perderlo dopo un attimo, dopo un momento di intensità in cui ci siamo ritrovati, riconosciuti, riamati, ridannati e persi ancora.
Un attimo di pienezza, di completo appagamento, di sospensione del battito cardiaco. Un piccolo momento d’amore.
Ed è solo un sogno, lo è sempre. Lo è sempre stato.“Dove sei?”

Nessun commento: