17.3.07

Clara e il suo felino senso di casa

Una delle caratteristiche di Clara era la sua somiglianza coi gatti. Paciosa, pigra e con la predisposizione ad amare la casa. Nella sua breve vita aveva già cambiato casa cinque volte, e ancora non sapeva di doverne cambiare altre.
Lasciare la casa dei suoi nonni le dispiaceva moltissimo, era la casa cui era più affezionata, quella in cui era cresciuta in quegli anni, prima ogni estate coi nonni, poi vivendoci con sua madre e il suo altalenante compagno (un po' c'era, un po' veniva sbattuto fuori, a mesi alterni).
Poteva ripercorrere curva dopo curva ad occhi chiusi il percorso che portava da Torino, da corso Vittorio, fino a casa. Il monumento ai caduti di Crimea, viale Thovez, strada Val Salice, San Vito (costeggiando il parco della Rimembranza), strada Revigliasco fino a casa.
Amava tutto di quella casa. La quiete, il verde, il loro giardino, i boschi intorno, la vista di giorno e quella di sera, il campanile che suonava l'Ave Maria dal paese vicino, gli alberi su cui si arrampicava, le rocce che sbucavano dal terreno proprio davanti al portico, tra il nespolo ed il prato. La vecchia quercia, il pino marittimo, i cespugli di lavanda pieni di api, le fragoline selvatiche, i due orti con zucchine, pomodori ed insalata. Le rose rampicanti intorno alla scala esterna, la menta e la salvia alla sua base. Perfino la salita che dalla strada portava al portico era bella, ed il cancello sui cui pilastri Clara passava ore a guardare la strada, proprio come un felino.
Il giardino era stato il suo regno, per anni. Di giorno e di notte, da sola o con Cri e Bri, aveva esplorato con cura ogni angolo. Un'estate avevano anche dormito lì, su una trapunta tra gli alberi, una notte sola per osservare i pipistrelli e vivere l'avventura.
Non amava solo l'esterno, anzi. Le strane peculiarità di quella casa le amava tutte. L'enorme sala, dal soffitto altissimo, la scala in legno che dalla sala portava in quella che era camera sua ma che un tempo era lo studio del nonno. La cucina piccola col frigo FIAT, la stanza di sua nonna e quella di suo nonno. Amava tutto, comprese le piastrelle.
Faceva di tutto per non pensare al fatto che presto sarebbe andata via. Quando cominciò il corso professionale mancava pochissimo al trasloco. Avevano trovato una casetta fuori Torino, in un paesino, da ristrutturare ma con un bel giardino. Non sapeva cosa le era piaciuto di quella casa, per sceglierla. Forse a quel punto le andava bene qualsiasi posto, perchè nessun posto sarebbe più stato davvero casa...

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