3.8.15

Agost post

Sono finalmente in ferie.
Per festeggiare ho fatto un allenamento intensivo di pole, ho camminato ore e ho scritto una recensione, un brevissimo racconto, ho corretto una parte del romanzo, sto terminando un racconto che spero pubblichino come seguito de "La caccia" e ho un romanzo da finire.
E le solite idee per dei quadri che non so quando avrò mai tempo di dipingere.
Ed ecco che le vacanze me le sono giocate se per vacanze intendevo un sano e quieto relax.
Il racconto che devo finire è la rielaborazione di un altro racconto molto breve che avevo lasciato lì, come finito, e che invece ha delle potenzialità. Così sono a metà del lavoro e spero di riuscire ad allungarlo abbastanza da fargli avere una dimensione pubblicabile. L'idea di base per proseguire c'è, forse devo solo mettermici seriamente.

Come sempre, però, quando c'è da andare in una direzione a me piace cambiarla. Anche se la direzione l'ho scelta io, ma soprattutto quando l'hanno scelta altri. Guai a darmi un tema, andrò sempre al limite estremo. Non lo faccio apposta, capita e basta. E se da un lato mi rende libera dal pericolo di cadere nel cliché e nelle cose già sentite e viste, dall'altro finisce che chi mi legge non comprende il limite. Cerca il cliché. Vuole proprio quella roba lì. Non qualcosa di nuovo o di diverso. Sarà quello che mi impedisce di fare il salto? Ma poi il salto significa andare dalla parte dei più? Che io non ci sto comoda, credo.
Per vari motivi, tanti.

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