24.11.11

Too high...

Aspettava con ansia di vedere il suo filmino.
La ragazzina di nove anni con un orribile caschetto biondo ordinato e liscio non riusciva a stare ferma. Il suo ennesimo tentativo registico con la telecamera super 8 della madre era appena arrivato dal negozio dove l'avevano sviluppato e arrotolato a dovere.
Il proiettore scattò, col suo trrrrr fastidioso e lo schermo bianco che fino a poco prima aveva brillato di milioni di diamanti cominciò a mostrare i primi fotogrammi.
Un bianco e nero con mano salda. Il prato dietro alla casa in montagna, una panoramica dei dintorni, luogo di giochi e lotte selvagge con altri coetanei. Poi lo stacco. Lo stesso panorama da una prospettiva differente. Poche immagini e la madre del caschetto biondo cominciò a tremare. Mentre il filmino andava avanti il sospetto che la figlia fosse una pazza scriteriata si trasformò in certezza. Le riprese, una ad una, raccontavano del gruppo di decenni che si riuniva nel cortile della casa di Jovenceaux colto nel compiere una delle tante missioni.
Il condominio in costruzione al di là del prato era grande. L'ingresso della combriccola era avvenuto dal piano dei garage, da lì avevano preso le rampe che ancora non erano scale piano dopo piano, sempre più in alto. Sfiorato con le mani i mattoni nudi e camminato deliziosamente in bilico sulla tromba delle scale. Poi si erano avventurati agili come scimmiette su per le impalcature e si erano divertiti sul tetto, a cinque piani dal suolo.
La giovane regista si era allungata oltre il limite delle tegole e aveva ripreso il suolo, i macchinari, le pale e i secchi degli operai che ogni giorno tranne la domenica lavoravano in quel luogo.
Uso perfetto di zoom e messa a fuoco. Mano sempre ferma, equilibrio totale.
La ragazzina nel suo caschetto era così contenta dell'opera che quasi non capiva il disappunto materno, come se l'apprensione fosse ingiustificata. In effetti lo era. Lei era lì, la telecamera e il filmino erano sani e salvi, nessuno del gruppo si era fatto male.
Ma da quel momento capì che non avrebbe mai più potuto documentare le sue fughe verso l'alto. Tante ce ne erano state prima, tante ce ne sarebbero state. Perchè il mondo visto da sopra fa molta meno paura.

2 commenti:

Easy runner ha detto...

Di suggestione in suggestione il cielo sopra Jovenceaux mi ha fatto tornare in mente quello sopra Berlino di Wenders e la poesia Lied vom Kindsein che spesso ricorre nel film:

"Quando il bambino era bambino,
se ne andava a braccia appese.
Voleva che il ruscello fosse un fiume,
il fiume un torrente,
e questa pozza il mare".

Suggestioni, appunto.

Se talvolta tornano a trovarti, vuol dire che la super 8 funziona ancora.

ciao ciao :)

PaolaClara ha detto...

Sono perennemente divisa tra un super 8 e un'immagine onirica disegnata a mano. Sogni, ricordi, fantasie e premonizioni. Tutto insieme.
A presto
;)