2.3.10

My everyday life

Dietro al bancone del bar i due si scambiano battute. Lei mi guarda e ammicca, gli occhi chiari e bellissimi segnati dalle occhiaie e il viso spruzzato da mille lentiggini. Cerca una complice e io sorrido. Lui, i capelli scuri e spettinati, non un dente dritto in bocca, sorride e scuote la testa.

Fuori , al tavolino riscaldato sotto ai portici, il ragazzo autistico muove la testa avvolta nel suo solito cappello blu. Fa colazione con la mamma e la zia. Ogni mattina. Quando esco e mi vede pare agitarsi un po’ di più. Non so perché, ma lo fa spesso. Si dondola avanti e indietro con energia.

Dietro di me il ragazzo alto e riccioluto fa un pezzo di strada nella mia stessa direzione, poi taglia il corso e va a prendere il bus. Le solite persone si incrociano alla solita ora. La ragazza dell’altro bar va a comprare i panini in panetteria nel suo grembiulino celeste col nome ricamato sopra. La panettiera serve svogliata. Ha lo smalto scuro alle unghie troppo corte. Più in là, la cassiera del supermercato mi dice “cara”, ma non mi conosce. Lo fa da sempre, come se passassi da qui da una vita. Invece no.

Fuori, una donna parla da sola, ad alta voce. Fa come se qualcuno l’ascoltasse, continua a sbraitare e si muove scomposta. Dentro, al fondo della stanza, una ragazza cupa sbuffa spesso e ripete la stessa frase più volte. Anche lei da sola. Per strada i trolley e i carrelli fanno girare le loro ruote rumorosamente, ma a nessuno sembra importare. La gente passa, qualche mendicante, impiegati in pausa caffè, una risata lugubre riempie l’aria. Una giornata come tante.

Potrei essere di umore peggiore, lo ammetto. Eppure resto ferma e sorrido. Rispondo gentilmente, quando posso. Ascolto la musica che ho in testa e mi lascio trasportare in un mondo fantastico, tutto mio. Per rilassarmi passo là la maggior parte del mio tempo. A seconda della musica ci sono storie diverse da vivere, personaggi di cui disegnare il profilo appena posso. Scrivo mentalmente frasi che poi modifico più volte, finché non suonano bene. Il suono è tutto. Così, come a volte mi capita di fare la notte, quando mi sveglio con parole che passano e s’attaccano. Altre volte sono le immagini che arrivano da sole. Mi esplodono in mente con estrema facilità. Sono talmente chiare che sembrano scene di un film che si materializzano solo per me, facendomi godere di ogni particolare. Posso soffermarmi su ogni dettaglio o sfumatura. Mi trovo bene qui. Sembra tutto più reale, più vero del vero. Ed è certo più interessante.

Sono scene terribili, battute spiritose, figure da plasmare lentamente come fossero di creta. Sono ambienti, stanze, case, città; sono buoni e cattivi o entrambe le cose. Quando è così resto assorta nei miei pensieri e fortunatamente non sono in molti a distrarmi. Spesso sono gli odori che mi destano dal mio sogno. Troppo profumo, o fumo, o scarico delle auto. Ma la musica mi prende, lo fa sempre. E torno là. E mi perdo di nuovo in tutte le mie storie, felice. Mi perdo in una città nuova, in un locale affollato, tra centinaia di persone. Mi perdo in un sorriso scavato in un volto non rasato, in labbra e denti, in sguardi diversi. Sogno.

3 commenti:

Manuel ha detto...

noto che sei un'attenta osservatrice della vita e delle persone che incontri ogni giorno.

Non è da tutti soffermarsi su taluni aspetti o particolari che ti balzano agli occhi...

PaolaClara ha detto...

Sono avida di questi dettagli, sono i particolari che rendono tutto speciale...

branzino ha detto...

passo per augurarti buona notte oramai