4.10.07

Clara e il malessere

Quando rientrava dalla scuola di danza e raggiungeva sua madre era sera, spesso era già buio. In quei momenti Clara camminava da sola lungo le strade poco illuminate venendo dalla stazione, con le spalle curvate in avanti e la testa bassa, le mani in tasca ed il borsone a tracolla. Cercava di nascondere la sua femminilità, almeno finchè non raggiungeva luoghi meglio illuminati. E più abitati. Stringeva i denti ed andava avanti, da sola.
Aveva poco più di 18 anni e non passava inosservata. Per quanto facesse la dura, lei aveva paura. In quel periodo Clara era una stronza all'ennesima potenza. Clara era una classica adolescente egoista, egocentrica, testarda e viziatella. In certi momenti era capace di cattiverie inumane con chiunque la ostacolasse.
Oltre alla rabbia che continuava a covare nonostante non fosse più invisibile ai più, Clara cominciava a vivere una sorta di schizofrenia, o sdoppiamento. Da una parte aveva il potere del desiderio altrui che la faceva sentire forte. Certa di farcela e di poter abbandonare tutti e tutto per inseguire il successo quando sarebbe passato. Dall'altra era immobilizzata dal terrore e dal senso di colpa per non essere comunque perfetta. Per non essere fredda, decisa e sicura. Per non essere del tutto indipendente, per aver bisogno dello specchio degli occhi altrui. Dentro di lei c'era una bambinetta impaurita che non aveva la forza di affrontare il mondo.
In certi momenti sembrava essere la persona di ghiaccio che voleva, in altri era assalita da una angoscia tale che stava male fisicamente. Non le bastava più il solo sforzo fisico di ballare per scaricarsi.
Certe sere, a casa, piangeva tanto da non poter aprire gli occhi il giorno dopo. Si lamentava, ululava come un animale ferito, tremava e continuava a ripetere una sola domanda: "Perchè?"
Clara aveva un malessere, una melma esistenziale che la soffocava. Era divisa, ma più che altro confusa più che mai su quello che era e che avrebbe voluto essere. Su quello che poteva fare e tutte le cose in cui era certa di non riuscire. Un cambiamento che era iniziato quell'estate e che peggiorava piano piano rendendo la sua vita sempre meno sua.

Da ascoltare: "The worst thing I could do" di Stockard Channing, da Grease

Nessun commento: