8.10.07

Artigli

Tu sei stato il mio cancro.
Sei entrato nei miei polmoni e sei diventato l'aria che respiravo. Hai conquistato il mio corpo in breve tempo, ma quel che è peggio è che sei stato nella mia mente ogni giorno ed ogni notte. Mi ricordo le tue parole, la tua rabbia, il tuo dolore, le cose dolci che sapevi dirmi quando volevi calmarmi. L'odore della tua pelle, il suono della tua voce mi inseguivano. Ti vedevo per strada anche quando non c'eri, nei momenti più impensati ti insinuavi nella mia mente ed io non riuscivo a cancellare la tua immagine.
Ne è passato di tempo, vero?
Hai smesso di seguirmi ovunque, non mi chiami più nel cuore della notte per lanciarmi le tue assurde accuse, non mi fai più male. Le parole che un giorno ti ho detto, io le ho cancellate e il ricordo di te mi fa sorridere. Perchè sono libera, il cancro se ne è andato. Non puoi ferirmi nemmeno nei ricordi, nemmeno quando i dubbi che hai seminato nella mia mente tornano a farsi sentire, col loro profumo di fiori di gelsomino. Dubbi rampicanti che hanno scavato le loro radici nel mio sangue e si sono nutriti del mio dolore per troppo tempo.
Era terreno fertile, lo so. Io amavo essere rifiutata. Perchè qualcuno avrebbe dovuto amarmi davvero? Non c'era alcun motivo logico per cui tu dovessi trattarmi meglio. Io mi meritavo i tuoi insulti, il tuo ricordarmi in ogni momento che non ero alla tua altezza, o a quella di lei, o di chiunque altro. Era così facile credere alle tue parole...
Hai sempre saputo dove affondare i tuoi artigli. Forse pensavi che alla lunga mi sarei arresa e ti avrei trattato come un dio in terra. Pensavi che a forza di umiliarmi davanti agli altri, oltre che nei momenti in cui eravamo soli, io mi sarei inchinata al tuo potere.
Oh, si. Mi hai tolto ogni sicurezza. Hai fatto in modo che io seguissi il mio poco amore per me stessa e mi arrendessi al fatto di essere una fallita. Devo ammettere che hai fatto un buon lavoro, angelo mio.
Proprio un bel lavoro. Goccia dopo goccia, mese dopo mese e anno dopo anno. Tu con le tue certezze e con i tuoi principi insulsi. Il tuo onore lo misuravi con l'umiliazione altrui, sempre.
Ti ho lasciato fare tutto ciò che volevi, sono stata marionetta nelle tue mani e alla fine sei riuscito a smuovere qualcosa.
Mi hai resa un'altra. Ce l'hai fatta. Ci ho messo molto tempo a capirlo, ma tu mi hai uccisa.
Hai fatto la mia vita a brandelli e hai calpestato ogni parte di me ogni volta che ti era possibile.
Mi hai uccisa, hai tolto la luce dai miei occhi, hai scavato via la vita con le mani e quando io me ne sono andata volevi ancora umiliarmi almeno una volta.
Ho vissuto in coma dopo di te, per anni. Io non c'ero più. Lo specchio non rifletteva la mia immagine, solo un essere informe che non era più e non sarebbe più stato quello di una volta.
Mi hai tolto la parte di me che voleva sperare. Che fatica risalire da laggiù...
Ho avuto per anni il terrore di alzare la cornetta, tu e la tua voce mi avete seguita nel tempo. Mi ricordo che dopo dieci anni di assenza, il solo sentirti dire "pronto" quasi mi ha fatto schizzare il cuore dal petto.
Il terrore.
Non volevo ricadere lì. Non avrei retto ad un altra zampata.
Ora non è più così. La rabbia è solo per averti permesso di farmi sentire sporca, inutile, stupida, brutta, incapace. Io ti ho dato il potere ed alla fine io te l'ho tolto.
Nessuno merita di sentirsi come tu mi hai aiutata a sentirmi. Nessuno dovrebbe mai sentirsi così. Eppure capita, e capita spesso. Il mondo è pieno di queste cose.
Il mondo ha gli stessi artigli che avevi tu.

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