27.2.07

Clara e la ricerca della leggerezza

Certo, Clara era un po' sovrappeso, ma non era esattamente questo a renderla pesante. Il suo era più un peso interiore, un desiderio di libertà dal vincolo del pensiero. Avrebbe voluto essere aria. La prima immagine che collegò alla leggerezza non fu esattamente un'immagine di danza, bensì una coppia di pattinatori su ghiaccio. Coi loro costumi tanto aderenti da sembrare pelle, con i capelli liberi nell'aria... le sembrarono angeli.
Poi conobbe la danza e capì che quello era il suo collegamento con la leggerezza, con la quiete.
In effetti, passato un primo periodo di goffi tentativi alla sbarra ed al centro, in guerra costante col suo equilibrio precario e con la forza di gravità, Clara cominciò a sentirsi leggera. Un pochino.
Aveva cominciato tardi, dopo un primo tentativo andato male nella stessa scuola torinese di "contraddanza". Tutte quelle bimbe vestite di rosa, quasi appese alla sbarra, in presenza di una donna col bastone in una stanza tetra avevano cozzato con il naturale istinto ribelle di Clara, che ne era fuggita senza nemmeno pensarci su. Dopo aver fatto tutt'altro per anni, dal judo all'atletica, finalmente tornò alla danza nell'anno in cui ripeteva la prima media. Fu una scelta obbligata: nella scuola delle suore non c'era altra attività possibile. Non c'era nemmeno la palestra...
Siccome nessuno l'aveva obbligata ad indossare indumenti rosa, Clara si sentì abbastanza sicura di sè da affrontare le lezioni che si tenevano nel parlatorio del collegio. Così, con una sedia a svolgere la funzione della sbarra, con una tutina rosso fuoco con le maniche lunghe e un paio di mezze punte rosa (loro sì, sigh) incominciò...

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