11.2.22

Tersicore

 Io ero.

Semplicemente, senza fronzoli o sovrastrutture. Giovane, sognatrice, decisa. Ero tutto e ho usato ogni briciola di ciò che ero per essere ancora, e ancora, eterna.

foto Wallhere.com


Assorta in un sorriso di ciglia scure, stretta in un abbraccio senza fine, aggrappata a quella casa che sentivo nel cuore. Ero. Persa in milioni di balletti mai ballati, presa dalle immagini dei sogni. Ero.

Cantavo forte e scrivevo parole e corpi insieme. Forte della mia forza unica, passione. Ero passione, sempre. Giorni, notti, ore, anni a bruciare. E cantare bruciando. E bruciare danzando, per poi rinascere il mattino dopo.

Ed ero terrore, dolore, sangue. Ero la vita tutta. E la morte. E avevo lacrime e risate colme di gioia e pensieri folli, torbidi, veri. Ero io. Sempre.

Passo dopo passo, giorno dopo giorno, sogno dopo sogno. Come fosse respirare, la mia danza. Lo era, in ogni cosa. Come io ero.

Avevo.

Musica, sogni, visioni, luci, colori, parole, la pelle pitturata e nuda. Avevo desideri urgenti, avevo voce e volevo usarla. Avevo poesie e mitologie potenti, e la magia, e tutto attorno. E il mondo ai miei piedi. E non erano importanti il sangue, le ferite, le parole pesanti e tutto il male del mondo. Brillavo.

Ero viva. Dentro a una ragazza che sognava di volare. Ero Tersicore.

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