1.11.16

Chiamale, se vuoi, rimozioni...

La collega, al lavoro, mi domanda in che anno abbiamo cominciato a lavorare per un cliente.
Non lo so.
Allora mi chiede in che anno ci siamo trasferiti, con la ditta, nell'attuale laboratorio.
Ancora non lo so.



Mi rendo conto in quel momento che sto di nuovo "perdendo gli anni", come quando ho smesso di ballare, quasi sempre qualche anno dopo un evento importante.
Funziona così: io prendo una mazzata e vado avanti. Vado avanti finché reggo, facendo anche finta che non sia successo niente. Non è facile accorgersi che qualcosa non va in me, non perché fingo con gli altri. Io fingo con me stessa.

Ho smesso di ballare tre anni dopo una mazzata. Non me ne rendevo conto ma avevo iniziato a perdere i ricordi. Gli anni si confondevano, sparivano i nomi, i volti tornavano in un bianco e nero sbiadito, senza emozione. Come un film guardato distrattamente. Ho lasciato che accadesse per anni.
C'è voluta una seconda mazzata per farmi risvegliare. A quel punto non sapevo chi ero, non più.
Chi ero e cosa volevo, cosa mi piaceva, cosa desideravo.

Dopo c'è stato un periodo di riscoperta, a volte dolorosa e altre volte piacevole. Ma non è bastato. Perché nella ricostruzione non ho tenuto conto di quel vecchio disastro e di quanto quelle ferite avessero lasciato il segno. Quindi ho fatto molta strada, sbagliando qualche tratto. Qualche.
Funziona così: rimuovo gli anni infelici. Quelli che fanno male.

Non gli eventi che hanno provocato il trauma, anche se a volte ci vuole un po' prima che io elabori la faccenda. Anche se tendo a rimuovere gli eventi, sono quelli meno prevedibili a farmi stare peggio. La morte, per esempio, non ha grossi strascichi, anche se mi fa stare male. Sono le delusioni e i tradimenti (no, non necessariamente quelli romantici/sentimentali/fisici), la mia incapacità di prevedere qualcosa, di evitare una brutta esperienza. E le brutte esperienze che capitano anche quando a me sembra di avere tutto sotto controllo.

Ho smesso di punirmi, anche se i meccanismi a volte partono da soli. Come la rimozione.
Gli anni precedenti la morte di mia madre, per esempio. Ho qualche ricordo, certo. Però confondo gli anni, non so cosa era prima e cosa dopo se non mi metto a pensarci seriamente. Non è alzheimer, se vi state chiedendo questo. Troppo selettiva per essere una malattia.
Vuol dire che sono viva, che sto cambiando ancora, che sto cercando finalmente quello di me che avevo perso, che vedo avanti. Perché ora vedo che sta succedendo. Mi rendo conto di quanto sto rimuovendo, so perché lo faccio.
Perché ho bisogno di uscire da questo bozzolo e volare via...

2 commenti:

easy runner ha detto...

Ah, mia cara, sapessi.
Sono messo come e peggio di te, se ormai fatico a ricordare anche causa ed effetto delle mazzate.
Parafrasando il titolo di un racconto, di cui per l'appunto mi sfugge il nome dell'autrice, in Sette Stanze sprangate da sette chiavistelli languono cumuli di ricordi e anno su anno la montagna cresce in altezza, tanto che la cima è perennemente avvolta dalle nubi.
Fossero giunchi, farebbero da contorno alle sponde per tutto il corso del Nilo.

Chiamale, se vuoi, piantagioni...

Un caro saluto da...easy forse?



PaolaClara ha detto...

Porti sempre un Easy sorreasy...