19.8.22

Sorellanze

 Ultimamente mi hanno fatto notare che non parlo mai di mia sorella. Ho promesso a un amico che avrei scritto un post ed è ora di farlo.

Sono figlia unica, in un certo senso. Lo sono per nascita e credo anche per carattere ma da un certo punto della mia vita in poi sono diventata improvvisamente (e in un caso lo sono ancora) una sorella.

La persona che chiamo "mia sorella" è la ragazza che mia mamma ha avuto in affidamento quando io ero in seconda o terza media. Lei è rimasta con noi anche dopo la maggiore età e in un certo qual senso siamo cresciute insieme. Il nostro rapporto non è mai stato facile, come non era stata facile la sua vita prima di incontrare la bizzarra famiglia della sottoscritta. 

Quello che in pochi sanno è che prima di lei c'è stata una "quasi sorella" che non abbiamo fatto in tempo ad aiutare. Arrivata dalle suore presso cui andavo a scuola dopo aver cambiato mille istituti, probabilmente figlia di una prostituta e con un fratello più grande, L aveva capelli scuri e mossi e occhi verdissimi, la voce roca e un fisico massiccio. Il suo viso ricordava quello di Madonna (Luoiseveronicamente parlando), compresa la fessura tra gli incisivi (diastema, il termine tecnico) e il comportamento eccessivo. 


L era possessiva nei miei confronti e quando c'erano altre persone non mi mollava un attimo mentre quando stavamo insieme a casa mia c'era più di un'affinità tra noi. Era piacevole parlare, lei aveva visto molte cose che non avevo visto io ed era fin troppo smaliziata per reggere dalle suore. Ricordo che non è rimasta nemmeno un anno, cacciata dall'istituto come da quelli precedenti senza possibilità di appello. Con mia madre siamo anche andate a trovarla nel nuovo istituto, insistendo non poco (che essendo tutto tranne che parenti non avevamo mica diritto di vederla) e so che se solo avesse potuto mia madre l'avrebbe aiutata ancora. Le avevamo promesso di tornare ma poi ci avevano detto che l'avrebbero spostata di nuovo e non abbiamo più saputo niente di lei. A pensarci ancora oggi mi viene da sorridere al pensiero dei suoi racconti e mi sento triste al pensiero che l'abbiamo come abbandonata dopo che lei ci si era aggrappata con tutta la sua irruenza. L probabilmente è la sorella che avrei voluto in realtà, anche se con il suo carattere aggressivo mi aveva creato non pochi problemi con le compagne, come se già non avessi fatto difficoltà a sopravvivere lì. 

La sorella che mi è "rimasta", invece, era uno scricciolo di ragazzina che voleva una madre che non aveva mai sentito vicina e che vedeva in me un ostacolo. Una specie di furetto che sopravvive per puro istinto a qualsiasi schianto della vita - non senza ripercussioni comunque - e che per non affogare è capace di tirare a fondo gli altri pur non facendolo con cattiveria. 

Non siamo mai andate d'accordo, anche se spesso ci siamo coperte a vicenda quando c'era da rientrare tardi, un tantino brille o dopo averne combinata una. Negli anni, però, il suo atteggiamento nei miei confronti si è inasprito con manifestazioni di cattiveria che a volte ho anche ricambiato - non sono una santa - ma che alla lunga hanno rovinato qualsiasi rapporto potessimo avere. Oltre tutto era testarda e pasticciona e anche se mi ha sempre accusata di non essere in grado a sopravvivere senza l'aiuto di qualcuno alla fine è sempre stata lei a mettersi in casini sempre più grandi senza accettare un consiglio utile da nessuno e finendo come molti "figli fragili" con l'essere quella che chiedeva costantemente denaro e non si rimetteva mai in pari.

Fatto sta che ho lasciato andare anche lei e che ogni tanto mi sento in colpa per aver abbandonato entrambe al loro destino, intenzionalmente o meno. È che certe volte funziona così, la vita. Ci si trova, ci si perde, ci si lascia. A volte ci si ritrova e spesso no. Inevitabile. 

Che poi spesso accade tra sorelle e fratelli di sangue di perdersi di vista e basta, di chiudere rapporti e non volerne più sapere. Però...

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