4.7.13

Who's that girl?

Ovvero: "confessioni di una mente pericolosa"
Il ragazzo con i pantaloni bianchi era alto. Molto più di lei, di sicuro, anche se con i tacchi non si capiva mai davvero. Aveva capelli scuri e corti, pettinati con cura maniacale, la pelle abbronzata, occhi verdi e vivaci anche se un po' troppo piccoli per rientrare nei canoni estetici comuni.
Era il loro primo appuntamento, lui era passato a prenderla a casa con l'auto di suo padre e l'aveva portata a prendere un gelato in centro. Una bella e calda notte d'estate.
Lei sedeva davanti a lui, camicetta nera annodata sotto al seno pieno e gonna indiana lunga fino ai piedi in mille colori e fili d'oro. In testa, sopra ai lunghi capelli biondi, portava un cappello nero che aveva un non so che di western; ai piedi stivaletti scamosciati neri con un bel tacco alto e lacci a volontà.
Era il primo appuntamento, ma non la prima volta che passavano del tempo insieme. Sempre che fare sesso nel parcheggio della discoteca fosse davvero passare del tempo insieme.
Ordinarono i gelati e lui le prese la mano sul tavolo giusto nel momento in cui la sua ex fidanzata passava di lì. Una carezza fissando la ragazza che aveva di fronte, una pugnalata senza sguardo per quella che passava accanto sotto i portici.
Lei, al tavolo, aspettava il suo gelato e il resto della notte. L'altra, probabilmente, si aspettava di rivederli spesso. Lui si godeva il momento. Quelle erano cose che gli piacevano. Ferire, manipolare, mentire. Ottenere il controllo del gioco, sempre e comunque.
Per quella sera gli riuscì.
Ma la ragazza nuova andava domata. Era troppo libera, troppo indipendente, sicura e audace.
La prima mossa, dopo aver passato su di lei parte della serata appannando i vetri accanto alle rotaie della ferrovia, parcheggiati in bella vista e alla luce dei lampioni gialli che davano sul passaggio a livello... la prima mossa fu dirle che quell'appuntamento era servito per farsi vedere dalla ex fidanzata.
Mentre controllava che la gonna fosse a posto e sistemava il cappello di nuovo in testa, la ragazza nuova strinse le spalle chiedendogli chi era la ex in questione. Non l'aveva vista e non le importava.
Non ancora, pensò lui, non ancora...

La ragazza nuova aveva dimenticato la sua anima nera a casa.

2 commenti:

easy runner ha detto...

Tutto sommato mi pare che la ragazza nuova non si sia scomposta più di tanto dopo la sosta accanto al passaggio a livello.
Così preoccupato lui di ferire e manipolare, domare e togliere libertà, che quella non trovava di meglio da fare che sistemarsi vestito e cappellino.
Come a sottolineare che tra uno sciupagonne e uno sciupafemmine, così come fra il dire e il fare, ci sta di mezzo il mare.

Quoto la ragazza e la sua anima nera, è lei a dominare la scena.

Easy

PaolaClara ha detto...

Forse, vedendola da lontano. Ma nel mezzo non è mai facile reggere un manipolatore. Menti malate che lavorano troppo... ;)