27.8.13

Joey Trivella studia da stalker

Proprio non gli va giù.
Pensava fosse amore, una cosa travolgente come le grida di Lady Giuliva nelle fredde notti (e nei tiepidi giorni) dell'inverno passato. Invece, come una impavida spia dal cuore gelido, lei fingeva orgasmi spaziali e godimenti oltre misura. E ora gode altrove.
Sì, perché qui è raro che si sentano ancora quei gorgheggi. Sarà che finalmente si è accorta che ha dei vicini udenti, sarà che ora che ha iniziato a lavorare (ma un lavoro serio, non quello di prima) è più stanca, sarà che si fatica troppo a fingere ad Agosto... Sarà quel che sarà (dicevano a Sanremo), del loro amore non c'è traccia se non dallo scampanellare del citofono a ore impossibili. Le loro ore, quelle che facevano insieme.
Joey non ce la fa. La cerca in continuazione. Di notte, soprattutto. O all'alba, in cerca di un rifugio sicuro lontano dal sole. I capelli lunghi al vento, braccia scoperte e bicicletta, il povero Joey sedotto e abbandonato non si dà tregua. E mi dispiace per lui, che non ha capito.
Intanto Giuliva se la gode ancora, con uno nuovo. L'amico dai capelli corti. Quello di cui parla in modo indecente a chi la conosce, quello che la fa stare bene. Per ora. Capire se si tratta di Aaahntonio o di un nuovo mohicano è dura. Storie di sguardi lanciati come casuali a ogni incontro, ché fissare il prossimo non va bene e nemmeno guardare dallo spioncino, tantopiù ora che han cambiato la location dell'amore. Forse anche a causa del caldo infernale delle mansarde prive di aria condizionata.
Lei, Giuliva, ama il salame. In ogni accezione, dall'alimentare all'umano passando per il più ovvio anatomico. E il povero Trivella salame un po' lo è. Perché ci ha creduto, nonostante l'aspetto da duro.
Non è uomo da non chiedere mai, e come tutti quelli che fanno dell'aspetto da duri la propria corazza è andato a cascare proprio con una che sembra un fragile germoglio di donna. Invece...
Mai come in questi casi, l'apparenza inganna.
Il guaio è che a me lui fa tenerezza, mi ricorda i duri dei miei tempi. Quelli che anziché scampanellare alle cinque del mattino con fare insistente, almeno ti gridavano qualche insulto da sotto alla finestra e cercavano di vederti in faccia per tentare uno sputo. Perché lei ha cambiato orario, lavoro, fidanzato e se aspetta ancora un po' a dirle cosa pensa di lei, lei avrà già cambiato casa.
Ma noi no...

23.8.13

Quasi finito

Manca un solo piccolo tocco e sarà pronto per il suo destino (quindi prima o poi la cantina...)
Autoritratto a macchie, acrilici su tela preparata 60x80

18.8.13

Mattina

Questa mattina
è un occhio di rettile,
sinistro e scrutatore.
Tre gatti, due neri e uno bianco
disposti a triangolo
che attendono.
Questa mattina
è parole e rifiuto,
memoria.
Sole che scalda,
ghiaccio che resta,
vuoto.

16.8.13

Melia

Allargo le braccia alla luna piena, lasciando per un attimo il mio appiglio.
In questo vagare estivo non sento altro che il motore della vespa perdersi nel nulla che abbiamo attorno. Tra un lampione e l'altro solo buio, non un'anima. Tranne il mais, la melia come la chiamano qui.
C'è quasi ovunque, lungo la strada, a campi alternati. Alta e fitta nei filari stretti. Quando ce la troviamo su entrambi i lati, l'aria si raffredda e torno a stringere il mio corpo contro quello del giovane centauro che mi accompagna. Il calore lo sento emanare attraverso la camicia sottile, così come il ventre asciutto e teso accoglie attorno a sé le mie braccia.
Poi, come a concederci un attimo di tregua, un prato a destra ci ridona calore, con la sua nebbia bassa che sembra uscita da un film dell'orrore. Se fosse questo a spaventarmi e non gli occhi verdi dell'uomo che ho davanti...
Lascio la presa, di poco. Il braccio sinistro resta dov'era, mentre appoggio la destra sul mio ginocchio. Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dalle curve di questa strada nel niente. L'odore della terra mi sale alle narici. Dolce e pungente allo stesso tempo. Profumo di buono.
L'aria tra i capelli, le braccia nude, la notte.
E sedici anni, ancora.

Ultima lettura completata... Silvia Longo e il suo Tempo Tagliato

Edito da Longanesi nel 2012, romanzo di esordio per Silvia Longo. Piemontese, come me.

Il romanzo narra di Viola e Federico, marito e moglie all'apparenza tutti armonia. Una vita perfetta, all'unisono, a vederla da fuori. Finché, un giorno d'autunno, Federico viene a mancare improvvisamente. Viola resta sola, una figlia già grande che studia a Cremona, con l'amica Elena a farle da sostegno. Poi, con i suoi tempi, ricomincia a vivere pur restando ancorata al suo dolore e a quel meccanismo collaudato che aveva fatto funzionare la sua vita fino ad allora. Poi, improvvisa come la morte del marito, viene la fuga. Dal concerto in onore di suo marito, da quella vita che non le appartiene più, dalle convenzioni, da una se stessa che le sta stretta. Ad aiutarla nella fuga è un complice, Mauro, sconosciuto e più giovane di lei, anche lui a disagio in quella occasione. Il loro vagabondare in auto li porterà nel bel mezzo di una tempesta estiva e, tra un lampo e un tuono, a dipanare grovigli che attendevano da tempo un lento lavorare per scioglierli.

Silvia Longo parla di una donna, di un dolore, di un modo di darsi, di una rinascita. Ma parla di tante donne, di altrettanti dolori, di modi di esprimere i sentimenti e di svariate rinascite. La storia che racconta usa il tempo - atmosferico, musicale, biologico - come mezzo per contenere la vita. Che sia racchiusa nella magia di un orologio speciale o nell'accumularsi di nubi che portano pioggia o, ancora, nelle ore e nei giorni che corrono uguali. Nel tempo che si dimezza quando da due si torna uno, nel viaggio attraverso il tempo di una consapevolezza che cresce e che prende atto di sé in un rincorrersi di dialoghi anche aspri. Di una donna che il tempo ha prima ingabbiato e poi liberato.
Silvia Longo parla di vita, descrivendone suoni e silenzi. E melodie che, sotterranee, suggeriscono quanto ci sia di "collettivo" in una singola storia, in una vita sola. Quanto c'è di ognuno di noi nei personaggi che racconta.

Io non ho i mezzi, non sono all'altezza di una recensione vera (e credo che questo non sia lo spazio di chi sa far critica, ma sia lo spazio di chi ama), però amo questa storia e quello che mi racconta. Credo possiate amarla anche voi, se avrete voglia di leggerla.

14.8.13

Batto la fiacca

D'altra parte ho un'età...
A quasi dieci giorni dal mio compleanno, acciacchi compresi, ho fatto molto poco. A parte leggere, scrivere e correggere qualcosa. Non abbastanza. Ma mi rilasso.
In compenso mi sono messa in pari con un po' di serie tv che non avevo più seguito. I miei amati cofanetti mi aspettavano e ancora mi aspettano altri. Ho voglia di leggerezza, quindi non c'è niente di meglio.
Ho scoperto lo yogurt gelato, già assaggiato anni fa ma poi snobbato ingiustamente.
Non ho più notizie audio della bella Giuliva mia vicina, forse da quando lavora ha orari diversi o ha deciso di cambiare location. Che un po' mi dispiace, era un ottimo argomento per le serate tra amici e per aiutarmi nella scrittura. Ma si sa, la vita va così.
Intanto siamo a ferragosto e ho corretto solo 34 pagine di J&J e aggiunto solo 8 pagine al lavoro nuovo. Non ho notizie dai miei "lettori professionali" riguardo a Sette stanze, le attese sono inevitabili.
E domani... fiesta!
Buon ferragosto a tutti!!!

9.8.13

Occhi

Ho passato anni a guardare allo specchio un'immagine che non ero io.
Continuavo a guardarmi negli occhi e non riconoscerli, quasi fossi abitata da altro spirito, non il mio.
Eppure ero io, se mi guardavo bene. Ogni tratto del viso, sebbene modificato dal peso e dall'età, era al suo posto. Lo stesso da quando mi sono persa.
In questi giorni ho ritrovato i miei occhi. Non so dire perché proprio adesso e come sia successo. Ho alzato lo sguardo e loro erano di nuovo lì. Scuri, profondi, aperti. Leggibili. Vivi.
E subito ho pensato a quanto c'è, dentro a questi occhi.
Si nota ogni traccia di dolore, ogni graffio di solitudine forzata, ogni cicatrice di tradimento e di sopraffazione. E la consapevolezza. Quella, forse, una volta mancava.
Non sto a raccontare tutto daccapo, no.
Solo che ora mi guardo ed è tutto più chiaro. Ho ritrovato chi sono.
Cosa debba farne di me stessa, per poter vedere una luce nuova brillare nel fondo del mio sguardo. Vorrei che fosse felicità, cosa in cui raramente credo. Vorrei, allora, fosse anche solo serenità.
Ma c'è qualcosa dentro che ancora non me la concede, questa fortuna.
Vorrei che nelle mie righe fluisse la mia vita, perché sono stufa di portarmela appresso. Ne voglio una nuova. Il che non significa che io lo voglia esternamente.
Voglio la vita dentro, quella che non c'è. Che fatica ad attecchire, radici deboli in un terreno che non è arido ma duro. Ora che almeno so chi sono, vorrei diventare ciò che devo.

3.8.13

Prime soddisfazioni di agosto

Numero uno, le ferie.
Potersi alzare quando si vuole e dimenticare orari, giorni, appuntamenti... meraviglia delle meraviglie. Ora posso fare ciò che più amo senza interrompere se non per fare qualcosa che amo.
Poi i primi regalini per il compleanno, un paio di orecchini  a forma di teschio decorati alla messicana e Joyland di papà Stephen King. Che non so quando riuscirò a leggere, ma almeno è qui a casa.
Non che mi serva molto altro, oltre a libri e film. Il condizionatore me l'han già regalato e credo che per sopravvivere sia più che sufficiente.
Poi le nuove amicizie e quelle un po' più vecchie ma non per questo meno importanti e tutte le conferme che mi dicono che ho incontrato persone con cui la sintonia non è certo un problema. Le ho chiamate le Paola's Angels, ché mi basta leggere qualcosa scritto da loro e la giornata migliora.
Poi i miei scritti che continuano a "mietere" consensi.
Per le poesie, per esempio. Con queste parole, anche: "se posso permettermi di sconfinare nel privato, la tua forza consiste forse nel non dare a vedere tutto quello che ti sconvolge sensi e cuore. Così questa tua raccolta poetica è una scoperta, è un atto coraggioso di metterti a nudo." E a dirmelo è una scrittrice vera - posto che esistano sul serio queste figure mitologiche - che non si lascia certo trasportare solo dal fatto che mi conosce.
Per Attimi è già successo più di una volta, anche se poi non trova collocazione. Per Sette Stanze succede e succederà e ora, per il nuovo lavoro mi sento dire che: "Il prologo è sublime e ci sono alcune frasi in questo romanzo che avrei preso e citato subito. Brava anche nel gestire tanti personaggi come hai fatto. Finiscilo mi raccomando, ne vale davvero la pena!" dopo sole 70 pagine (oggi 74) di storia messi giù senza pensarci troppo, appena l'idea mi è venuta in mente. Anche qui da una scrittrice, che però si era già immersa nelle mie cose leggendo Attimi. 
Ecco, se per caso in questi mesi avessi avuto dubbi - e li ho avuti eccome - ora mi sento rinfrancata e pronta a faticare ancora sulla tastiera. Che ho delle cose da dire, questo è poco ma sicuro.
Buone vacanze, sto lavorando per noi (perché poi è vero che scrivo per farmi leggere, ma anche a me piace molto).

1.8.13

Per far qualcosa di diverso

Siccome capita che io abbia ancora qualche copia del libro di poesie, rientrate a casa da luoghi diversi, ho pensato di offrire a voi assidui lettori la possibilità di averne una copia con dedica e autografo, volendo.
E magari organizzare un giveaway su FB, per il mio compleanno...
Chissà.