29.4.08

23.4.08

Dal dizionario 2

Tanfo: Pesante e sgradevole odore di rinchiuso o di muffa...

Tonfo: Rumore che fa cadendo una persona o una cosa. La caduta stessa. Rumore, suono sordo causato da colpi battuti. Raramente, persona piccola e corpulenta...

17.4.08

Il mio piede sinistro...

Ovvero: come sopravvivere se si è un pedone a Torino.
Dopo aver sputato sui vari mezzi pubblici che frequento, da notare che domani ci sarà l'ennesimo sciopero inutile, ora vorrei sfogare le mie ire da pedone coi piedini.
Recentemente non faccio che sentire belle notizie alla radio. Mi comunicano, come fosse un bollettino di guerra, quanti pedoni sono stati investiti, quanti sulle strisce, quanti sul marciapiedi, in che percentuale sopravvivono... Insomma, mi sto facendo una cultura.
C'è sempre stata un po' di rivalità tra pedoni ed automobilisti, lo ammetto. Chiunque, da una o dall'altra parte, pretende di avere diritto a passare per primo. Ogni automobilista insulta almeno un pedone al giorno ed ogni pedone manda a quel paese almeno un automobilista.
Oggi tutti hanno perennemente fretta. Quindi è logico buttarsi in mezzo alla strada se nessuno accenna a fermarsi. Un pedone può far notte nell'attesa...
Quando piove, poi, c'è puntualmente il buontempone che passa apposta nelle pozzanghere, così da annaffiare chiunque osi avvicinarsi alla strada. Capisco che magari uno non ci pensa proprio, al fatto di poter bagnare qualcuno che dovrà farsi magari una giornata intera nei suoi vestiti umidi e zozzi. Ma avendo il sedere ben all'asciutto, basterebbe poco a 1) moderare la velocità e 2) buttare un occhio ed individuare le pozzanghere per evitarle.
Lo so, avendo preso la patente (una vita fa), mi rendo conto che il pedone è un animale strano. Attraversa un po' dove capita, col semaforo random, magari scrivendo sms al cellulare, senza guardare. Attraversa pensando che tanto l'automobilista si fermerà.
Lui (o lei), che ha fretta, ha appena litigato con il barista che gli ha sputato nel caffè, è in ritardo, sta già pensando a quante ore ci metterà a parcheggiare... non ha nessuna intenzione di fermarsi! Ha la macchina. Già questo dovrebbe far capire che non gli si può fare lo sgarbo di attraversare. In alcuni casi, la diceria che l'auto sia un prolungamento di parte anatomica di cui sentirsi fieri, è vera. Alcuni uomini (e purtroppo anche donne) al volante diventano maniaci omicidi. Tipo l'autista della "macchina nera" (film sufficientemente idiota e poco dell'orrore, ma rende l'idea). Dei veri diavoli. Hanno la precedenza sul pedone, sempre. E guai se il pedone non fa in fretta quando lo lasciano passare.
O sono dei piloti nati. Quindi studiano la traiettoria del pedone e gli fanno la rasetta, quasi gli salgono sul piede mentre curvano ad un millimetro esatto da lui.
Che poi, se ne trovi uno disposto a lasciarti attraversare, magari sotto la pioggia, con l'ombrellino pieghevole, in un posto che sembra una piscina... beh, quelli dietro gli suonano. Come a dire: "Ma che cazzo fai?" (scusate il medievalismo ma quando ce vò, ce vò) "Ti fermi e fai attraversare? Con questo tempo? Mi si bagna la macchina!"
Ovvio che poco poco l'autista gentile scompare dalla faccia della terra. A forza di sentirsi strombazzare ed insultare decide che è meglio prendere un pedone al volo.
Poi ci sono i ciclisti.
Quelli che, siccome hanno paura di viaggiare in strada con gli automobilisti, viaggiano in bici sul marciapiedi. E hanno ragione loro. Infatti, il marciapiedi si chiama così perchè ci vai in bici, in monopattino, sui rollerblades. Ovvio. Infatti, bicicletta, monopattino e pattini hanno in comune la parola piedi al loro interno...
Più di una volta, uscendo dalla porta del negozio in cui lavoro, ho rischiato di venire caricata direttamente in vespa da un giovane signore che, uscendo dal cortile, percorre contromano e sul marciapiedi la distanza che lo separa dall'incrocio. Certo. Normale. Anche io, avessi una vespa, viaggerei solo sul marciapiedi.
E rigorosamente contromano. Contromano rispetto al senso unico della via, penso si sia capito.
E le cacche dei cani? Alla faccia della legge che prevede l'uso di apposita paletta, se ne trovano tante da concimare un campo di girasoli. O son tutti randagi, tra l'altro tutti alani o simili (perchè la quantità...), o i padroni danno la paletta al cane e i bisogni li fanno loro per strada. Io davvero non ho ancora capito. Che ci va poco a raccogliere e dopo ci si sente anche a posto.
Va bene che porta bene, va bene che tutti abbiamo bisogno di un po' di fortuna, va bene che la cacca puzza e fa un po' schifo... Ma anche metterci i piedi dentro non è un granchè!
Il pedone, quindi, si trova un tantino in difficoltà. Sul marciapiedi ci sono ciclisti, pattinatori, cacche, auto infilate a cuneo, l'immondizia che il portinaio sta accumulando per buttarla... Dunque qui, o impariamo a volare o siam fregati.
Che se attraversi sulle strisce ti tirano sotto, se attraversi fuori idem, se cammini sul marciapiedi ti investe il ciclista, o devi fare una corsa ad ostacoli, o esce qualcuno da un portone senza guardare.
Quando poi, una volta, sotto casa mia un'auto si è fatta almeno 20 metri sul marciapiedi dopo aver perso il controllo frenando sulle rotaie del tram... Quindi bisogna anche fare attenzione a quello. Meno male che ci son pochi parcheggi multipiano fuori terra, che sennò ti piombano anche dall'alto e lì non te l'aspetti proprio...
Una alternativa cui sto pensando, visto anche il prezzo delle palestre, è di camminare sulle auto parcheggiate in un saliscendi continuo che fa anche bene alle gambe. Una sorta di step gigante.
Magari è una soluzione...

15.4.08

Beviamoci su

Data l'aria che tira, ho deciso di darmi all'alcool, che tanto è un vecchio vizio di famiglia.
Così vorrei condividere la ricetta del mio limoncello (che in realtà proviene dalla mia amica Teresalda), che a me ha dato soddisfazioni d'ogni genere.

Occorrente: 5 limoni non trattati di media misura, 1/2 litro di alcool per dolci/liquori/conserve, 500 grammi di zucchero semolato (cioè normalissimo) e circa 6 dl di acqua (mezzo litro e poco più)... Un barattolo di vetro, una pentola, un colino, un cucchiaio ed eventualmente un filtro (va bene anche un tovagliolo di cotone o un filtro per caffè americano), e un imbuto.

Tempo di preparazione: 1 oretta, più un paio di settimane per l'ammollo...

Sbucciare i limoni, facendo attenzione a non tagliare la parte di buccia bianca, dopo averli sciacquati. Mettere le bucce in infusione nell'alcool, al coperto, per una quindicina di giorni. Alla fine le bucce saranno quasi bianche e quasi secche.
Dopo averle sgocciolate, passato il tempo di infusione, mettere le bucce in un pentolone con l'acqua e portare ad ebollizione. Lasciar bollire per una decina di minuti, poi eliminare le bucce e far sciogliere lo zucchero nell'acqua calda finchè non si ottiene uno sciroppo. Aspettare che si raffreddi, poi unire all'alcool e filtrare il tutto mentre si imbottiglia. Si corregge con aggiunta d'acqua se è troppo forte.
Si può bere subito, appena è freddo a sufficienza.

Cin cin... Ai tempi migliori!

8.4.08

Auto verde

Le cose sono spesso complicate, a Delhi. Anche confermare il volo di rientro risulta difficile. Infatti, dopo qualche giorno, scopriamo che non abbiamo il volo di ritorno. Toccherà ripartire da Bombay. Mamma non è preoccupata, lo sa che le cose funzionano così.
Tanto noi abbiamo tutto un giro da fare, per vedere i fornitori di oggetti di mamma e per fare il giro turistico che Shomir ci ha preparato.
Nelle bancarelle ho trovato una t-shirt di Guerre Stellari e la indosso sempre, coi jeans. Fa caldissimo, ma ho 10 anni e la testa dura. Nessuno mi toglierà Luke Skywalker di dosso.
Non potendosi fidare dei mezzi pubblici, mamma ha noleggiato un'auto con tanto di autista. Viaggiare in India è strano. Divertente, se si ha una certa dose di incoscienza e si lascia guidare un indiano. Spiacevole se si vuole sempre controllare tutto. Terribile, se non si è abituati alla guida indiana. Oltre al fatto di essere ovviamente una guida inglese, quella indiana si contraddistingue per la assoluta mancanza di regole normali. Spiego: avete presente quando parlano del traffico di Napoli? Bene, un napoletano, in India, durerebbe si e no 10 minuti.
Ti piombano addosso da ogni parte, sì che se fosse possibile cercherebbero di passare anche da sopra. I mezzi sono stracarichi, si sfiorano in continuazione in velocità senza toccarsi, si superano, giocano, suonano, schivano i pedoni, i ciclisti e le mucche. In città sembra che non si riesca a fare un metro senza che almeno in 15 ti suonino.
Fuori città le strade sono composte da una striscia asfaltata dalle dimensioni di una corsia con al fianco due lembi sterrati. In una eterna sfida all'ok corral, due auto che provengono da direzioni diverse si fronteggiano restando sull'asfalto il più a lungo possibile, per poi buttarsi di lato pochi istanti prima dello scontro.
Il tutto con auto che risalgono agli anni 50 o 60, cose che si vedono al museo.


Noi abbiamo una grossa auto verde oliva, molto bombata, coi sedili in pelle nera. Quello che mi colpisce, e qui si vede la mia precocità, è il nostro giovane autista. Lui è l'essere più bello che io abbia mai visto. Abbastanza alto, magro, con la pelle color caffelatte e degli occhi scuri che sembrano neri. Ciglia nere lunghissime, labbra morbide, una barba nera curata ed il turbante.
Lo so, ho 10 anni. Non dovrei subire il fascino del maschio straniero.
Eppure ne sono ipnotizzata, tanto che ogni volta che mi sorride mi sento volare. Mamma mi conferma che l'autista è davvero un bel ragazzo.
Con lui viaggeremo a lungo, in questi miei primi quindici giorni in India. Ci accompagnerà a Moradabad, Agra e Jaipur, passando da un paio di posti che Shomir ha scelto in mio onore, per mostrarmi cose dell'India che non avrei visto in un viaggio normale.
Sono proprio contenta di essere qui!

Dove sbattere la testa

Non volevo farlo, e credevo di avere acquisito sufficiente self-control.
Ma più si avvicina il giorno e più mi sento male. Non ce la faccio.
Mi viene da piangere, sono dilaniata da dubbi e arrabbiature. Ho la nausea. L'intestino in subbuglio. Incubi.
Ci devo proprio andare? Il mio scarso senso civico mi suggerirebbe una gelida astensione, il mio senso del dovere mi spinge al gesto estremo. Fare un sacrificio, per me e per la patria (dovrei metterla maiuscola?).
Stoica ed eroica ad affrontare l'ennesimo sberleffo. Entrare in una dimensione di cui non comprendo molto. Mai interessato sapere che fosse. Capisco di più di calcio, che mi interessa meno...
Eppure la sento, la vita che scorre impazzita tra le mie mani. Ed io non posso fare che metterci una croce su. Ma dove?
Costruire una casa sulla palude? Affidare i miei spicci al Gatto e alla Volpe? Sperare che il colorito verde mi doni? Che il fuoco di paglia mi riscaldi? Aspettarmi sacre apparizioni? Che a qualcuno interessi qualcosa di me due giorni dopo? Che cambi qualcosa davvero?
No, non ce la faccio. Come posso uscire da lì a testa alta? Non vergognarmi di me?
Non sono una persona priva di ideali, sono priva di una realtà che me li proponga come possibili. Priva di scelta, avendone a decine. Mi fanno il gioco delle tre carte davanti ed io non ho più voglia di giocare.
Finora ho pensato: "Si deve fare, lo farò.".
Solo che non ci credo più. Non credo alle parole, alle persone, ai miei stessi diritti. Non voglio arrossire, nell'ammettere con gli amici di aver scelto questo o quello.
Insomma, non so dove sbattere la testa.
Perchè dentro di me vorrei avere una risposta, una speranza, un briciolo di fiducia. E qui intorno non ce n'è.

7.4.08

Fuori sincrono

Spiacente, ho dovuto cancellare questo brano in quanto ne ho momentaneamente ceduto i diritti editoriali...