14.4.17

Here we go again...

La mia prima volta è stata un pesce d'aprile fa. L'italian Pole Dance Contest di Modena è stato un piccolo grande passo nella mia avventura di "sportiva tardiva" o "sportiva di ritorno", come preferite. La mia prima gara, un battesimo del fuoco che mi ha lasciato una gran voglia di fare. Di fare meglio - ovviamente - di fare di più, andare avanti nonostante i lividi e la fatica.


Se la prima volta è stata complessa per motivi fisici soprattutto, questa mia seconda prova capita in un momento difficile - parecchio - in cui tutto sembra crollarmi attorno e vedo pochi spiragli di luce ancora lontani. Non va, tutto tranne la pole - che comunque mi affatica parecchio.




Ora il viaggio è iniziato in treno, il tempo di alzare la testa dopo aver preso il tablet (volevo scrivere, ma tra una chiacchiera e un messaggio WhatsApp o Messenger il tempo dedicato alla scrittura è stato poco) e mi è apparso davanti il solito vecchio paesaggio confuso dalla nebbia... Treno, nebbia, campagna e mi sono trovata ancora a pensare ai tempi in cui "pendolavo" tra Torino e Pinerolo e a mille cose annesse. Tra cui il desiderio di ballare, di ballare di più.





Poi le amiche, diverse e meravigliose, con cui condivido l'avventura dall'inizio. Tra dubbi, prove, crisi e lacrime. Con la paura di non farcela e di aver fatto un passo più lungo della gamba. Poi la nostra Natalya che ha sempre dimostrato fiducia nelle nostre capacità. Tanta. Tanto che siamo qui senza di lei e che siamo abbastanza tranquille. Poi la nostra Stella - che l'anno scorso era nel nostro gruppo - che è arrivata stasera a fare le prove con le sue allieve ed è stato bellissimo riabbracciarla dopo un po' di tempo che non ci si vedeva. E domani sarà di nuovo lì a fare il tifo per noi e per le sue giovani promesse.


Poi nuove conoscenze da ogni dove, persone che sono lì a provare come noi e con gli stessi dubbi. Insomma, siamo quasi pronte. E domani, almeno per noi tre, l'avventura avrà luogo in diretta streaming. Da Modena, in teoria per tutto il weekend lungo, per noi finirà domani sera. Ma dalle nostre faccine si vede già che è un successo fin d'ora.

3.4.17

Il mondo scivola

Non è mai stato un posto sicuro. Non è mai stato pagato bene. Ora è un lavoro part time, come è stato altre volte dal 1989. Non è una novità, una azienda piccola è sballottata dai capricci del mondo, anche e soprattutto perché di beni di lusso si tratta.



Non è mai stato importante. Io lavoro per vivere e non il contrario. Ora ho più tempo più o meno libero, cosa che mi mancava. Eppure, anche se il tempo ci sarebbe, ancora non mi sono abituata. Sarà che prima, almeno, il pochissimo tempo che avevo lo dedicavo al massimo a una cosa per volta e ora, invece, le butto caoticamente tutte insieme facendo un gran casino.

Ho fatto una serie di cose. Chiuso un contratto sfortunato, ripreso in mano un progetto e ampliato quasi a dismisura - ma ci vorrà del tempo - fatto qualche progresso con le correzioni dell'ultimo lavoro (ma non ho voglia, ne ho un altro lì in attesa di editore e se non trova posto lui...), iniziato l'ennesimo viaggio - credo sia in definitiva un paranormal romance come quello che sto correggendo ma non ci sono vampiri, angeli o demoni di sorta - e come al solito non vengo a capo di niente in modo rapido.

Ho perso molto. Come quello che si stringe in pugno e scivola tra le dita. Tempo, soprattutto. Sabbia. La mia clessidra scorre in modo strano. Da una parte vorrei che il mio tempo avesse un "valore" diverso. Come se non riuscissi a viverlo appieno. Eppure di cose ne faccio, tante, nemmeno male. Perché attestati di stima arrivano spesso e non sempre da amici e parenti. Anzi, sempre più spesso da estranei o conoscenti. 

Poi ci sono le cose che vanno come devono andare e per quelle non c'è molto da fare. Ho sempre pensato che seguire "i segni dell'universo" fosse più intelligente che impuntarsi su qualcosa per non realizzarlo mai, eppure a volte lasciar andare è difficile. Amici, persone, cose, occasioni, sogni. Tutto prima o poi finisce. Ed ecco che in questo periodo di attese - che tutto cambi, come deve - anche troppo lunghe, sento il mondo che mi scivola via. Una sensazione strana che in qualche modo mi spiazza più di una delle tempeste cui sono stata abituata fin qui.
Perché prima tutto avveniva in un botto: tuoni, lampi, inondazioni, tornado. Mi trovavo di colpo aggrappata a un relitto nel mare in tempesta e non potevo fare altro che resistere - che palestra, la Vita - e ricominciare sull'ultima spiaggia. Ora no, ora è come un mandala soffiato via dal vento. Piccoli granelli colorati che da un disegno nitido sembrano "sciogliersi"in miriadi di sfumature indefinite e indefinibili che ancora non formano né un disegno, né un colore distinto. Cambiano in continuazione, come l'umore nei giorni dei primi caldi. Non riesco a distinguere niente di ciò che sarà e un po' mi spaventa.

Sì, il cambiamento spaventa tutti. Sì, prima di costruire bisogna scavare. Sì, va tutto bene. 
Sto bene, a tratti felice. Poi, appena mi abituo un istante al nuovo sentire, ecco che capita qualcosa e tutto sfuma di nuovo. Senza tregua. 
Fortuna che c'è il palo, dove comunque tutto cambia ma almeno so cosa aspettarmi.  Gare, costumi, prove, coreografie, workshop. Fatica, lividi, dolori ovunque, tante risate, qualche lacrima; insomma, pur essendo girevole resta un punto fisso. L'unico colore che non sfuma. 

Sono abituata alla perdita, lo ero alla rinuncia. Oggi ho sicuramente più facilità a lasciar andare le cose, per cui il mondo che scivola non è che mi faccia paura: mi confonde. Troppo lento per i miei gusti e troppo "astratto" per capire a colpo d'occhio se mi piace o meno. Quello che sto diventando, quello che sono, quello che sarò. Il mio futuro.
P.