25.7.13

Angela

Ricordava tutto.
L'umidità calda e soffocante della miniera, la polvere che restava appiccicata addosso lavata via dalle docce forzate dopo ogni turno, gli stracci con cui si coprivano. L'odore di quello che i militari fumavano, la paglia ammuffita su cui era stata costretta a dormire fin da bambina. Le molte madri che aveva avuto dopo la sua. Le botte, le esplosioni, la coda alla mensa, la fame. Ricordava l'aria fresca sotto ai canali di aerazione e le uniformi color deserto dei suoi aguzzini. Il buio intermittente tra una lampada e l'altra nelle gallerie, i minerali che estraevano senza sosta giorno dopo giorno.
E ricordava Paul. Nei suoi occhi, davanti a lei dopo oltre dieci anni, lei rivedeva la schiavitù. E come quegli occhi azzurri l'avevano lasciata andare nella penombra del campo base dopo che aveva assassinato il Comandante. Quegli occhi azzurri che ora sapeva aver pagato al posto suo. Paul era stato uno di loro, armato e vestito, ben nutrito e ricco. Eppure lo avevano reso schiavo, come era stata lei.
Ora Paul sapeva.
Angela abbassò lo sguardo.

(un piccolo anticipo su un prossimo lavoro, ma prossimo prossimo... ce ne sono altri, prima)

2 commenti:

easy runner ha detto...

E brava te.
Come se con questo caldo offrissi un cono Pepino senza il gelato dentro.
Li dovremo gustare sotto l'albero Angela Vaniglia e Paul Pistacchio?

Buon easy we

PaolaClara ha detto...

Se provochi posso mettere anticipazioni di altri lavori ancora, che ne ho a bizzeffe!
Sono dispettosa, sai? Troppe cose in mente, intanto ti sei easy-goduto i racconti a fianco? Appena ho tempo ne aggiungo...
Buon we.